ITINERARI FOLCLORISTICI NELLA MARSICA (La Panarda di Villavallelonga)

Villavallelonga

INFOUTILI

Già dal 16 gennaio in paese si respira un’aria speciale di vigilia come sottolinea Di Nola’; le famiglie tenute al rito della panarda o della favata iniziano i preparativi, mentre si registra il ritorno di molti emigrati che fanno coincidere con questa occasione le ferie o un periodo di vacanza. Una comunità che non manca mai all’appuntamento e quella numerosissima dei villesi residenti a Roma, a cui il centro marsicano e comodamente collegato dall’autostrada, con un tragitto percorribile in poco meno di un’ora.

Molte case solitamente disabitate vengono riaperte e quasi tutte le famiglie ospitano parenti ed amici. Non ho riscontrato la permanenza di atteggiamenti penitenziali vigiliari specifici, ma le persone anziane intervistate hanno riferito che in passato ci si asteneva dal consumare, almeno nel pranzo di mezzo giorno carne, uova e cibi conditi con grasso animale.’ Resta tuttora l’uso liturgico della novena che si svolge, nella chiesa, durante le ore pomeridiane, a cominciare dall’8 gennaio fino al 15.

Per l’occasione il simulacro di Sant’Antonio Abate, solitamente riposto in una nicchia della navata di destra, viene collocato davanti l’altare maggiore ed e ornato con ghirlande e festoni di aspetto assai singolare. Infatti sono costituiti da mele, arance, mandarini, fichi secchi, avellane, dolciumi e tra questi in particolare ciambelle e ferratelle, tenuti insieme da un filo di corda. Queste preparazioni sono chiamate corone e nelle famiglie che hanno bambini piccoli vengono allestite appositamente dalle parenti anziane (nonne, zie, madrine ecc.) come dono beneaugurante.’ Durante l’indagine effettuata, sia nel ’93 che nel 94, ho potuto constatare che sulla statua erano state collocate due corone e che il santo sorreggeva nella mano una alzata di frutta formata da una serie di mandarini, arance, mele e fichi secchi infilzati su tre stecchi di legno.

L’uso di ornare l’immagine di Sant’Antonio Abate con arance e frutta e comune anche in altri centri: a Collelongo, ad esempio, oltre la statua, di agrumi, lumini e uova sono addobbati l’intera cappella del santo e i locali dove ardono le cottore.’ La novena e frequentata soprattutto da donne, bambini e anziani tra cui si distingue per assiduità e devozione Giambattista Coccia, detto l’avvocato, un personaggio molto conosciuto, anche al di fuori del paese, e di cui si avrà modo di parlare ancora, che e solito intonare alla fine delle preghiere canoniche, qualche volta accompagnato all’armonium dal parroco, la cantata che inizia con il verso ”Sant’Antonio mio benigno” già segnalata da Di Nola e della quale trascrivo una ulteriore versione fornita dal Coccia, comprensiva di frase musicale.

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