Madonna della Ritornata
(Civita D’Antino)
IL LUOGO IN BREVE
Civita d’Antino, il paese della Valle Roveto preferito da diversi pittori danesi per i suoi incantevoli paesaggi e per la sua generosa ospitalità, possiede de fra le sue attrattive anche un piccolo santuario di remota antichità.
La Madonna della Ritornata. Vi si accede dal centro abitato, attraverso un facile falsopiano ricoperto da silvestre vegetazione arborea, sia seguendo, per circa quattro chilometri e mezzo, il vecchio sentiero che la moderna strada rotabile . Trovasi, con l’attiguo romitorio, in un incavo roccioso, a piedi del monte della Ritornata. La più antica menzione di questo sacro luogo si ha in una bolla con la quale il papa Lucio III, in data 12 luglio 1183, confermando nei suoi possedimenti e privilegi l’Abbazia di S. Stefano in ’Civita d’Antino, elenca tra le altre chiese S. Maria de Tornaro. Da allora, per circa sei secoli, la chiesetta rimane per lo più avvolta nell’ombra. Ne esce agli albori Del secolo XVIII; attraverso le relazioni compilate dai Vescovi di Sora nelle visite pastorali a Civita d’Antino.
Da tali documenti si apprende che il martedì di Pasqua e di Pentecoste e nella festa dell’Annunziazione di Maria Vergine (25 marzo) il clero e il popolo di Civita si recavano in processione a detta chiesa, ove per l’occasione si celebrava la Messa cantata, giusta antica consuetudine. Si viene anche a sapere che già prima del 1767 alle necessità dell’alpestre cappella doveva provvedere non più la Chiesa parrocchiale, ma l’Università (Comune) di Civita, cui spettava il diritto di nominare l’eremita con ratifica della Curia Vescovile di Sora.
Risulta pure che la chiesolina, alla quale nel 1711 nulla mancava, nel 1767 aveva bisogno di urgenti riparazioni che, qualora non si fossero eseguite come aveva ordinato il Vescovo, egli avrebbe emesso relativa interdizione. Probabilmente le riparazioni non vennero effettuate e quindi, diventato pericolante il pio edifizio, verso il 1783 il quadro della Madonna della Ritornata fu trasferito alla chiesa di S. Stefano a Civita. Per conseguenza la chiesetta, abbandonata, andò sempre più a deperire e si ridusse a ruderi.
Ciononostante nella mente e nel cuore dei Civitani non scomparve il ricordo del Santuario che, per diversi secoli, aveva costituito una vera meta dei loro avi. Il desiderio di vederlo tornare a vita si realizzo finalmente nel 1873, anno in cui, come con elevato concetto scrive il chiaro storico Gaetano Squilla, « a dimostrare che la materia e destinata alla morte, mentre solo lo spirito e la fede restano eterni », il tempietto risorse e la prediletta Madonna ne ridivenne mistica regina.