Con le guerre sannitiche e l’ingresso dei Safini nell’orbita romana, dopo il 290 a.C., il territorio marsicano e sconvolto dalla creazione delle tre colonie romane: Carsoli nella Piana del Cavalliere, Alba Fucens nei Piani Palentini e Sora all’imbocco dell’alta valle del Liri, fondazioni coloniali che portarono alla scomparsa del territorio volsco-equo e a un ridimensionamento di quello marso. La pax romana e le nuove condizioni socio-economiche portarono alla nascita, nel III secolo, di un nuovo sistema insediamentale non più basato sui soli centri fortificati ma anche sui villaggi (vici) di pianura.
La nuova struttura insediativa, del tipo che potremmo definire ”oppido-vicano”, porto all’abbandono di diversi piccoli ocres a favore di villaggi di pianura e grandi e medi centri fortificati in posizioni meno elevate e più vicini al piano. In diversi casi, gli originari piccoli centri fortificati apicali dell’Età del ferro, sono utilizzati come arx (acropoli) di vici, come nel caso dell’insediamento di Amplero. I villaggi, dotati di edifici in pietra e santuari, sono di dimensioni ridotte (un ettaro o un massimo di due) ad esclusione di pochi emergenti come Amplero di Collelongo, Arciprete di Ortucchio e Boschetto di Casali d’Aschi che raggiungano i 15-20 ettari. I nuovi vici trovano nei santuari di pianura il loro punto di aggregazione e riferimento economico.
Non a caso le aree di culto sono testimoniate gia dal v secolo, come dimostrato precedentemente. Elementi caratterizzanti questi santuari, dedicati ad Ercole, Angizia, Vesuna, Giove e i Dioscuri, Purcefro, ecc., nel III – II secolo a.C., sono le strutture a terrazze in opera poligonale con cisterne circolari con copertura a tholos ed edifici di culto posti su podii modanati. Permane il tipico tempio a due o tre stanze con vestibolo colonnato, attestato ad Amplero sul finire del ti ed inizi del i a.C. ed ad Anxa-Angitia nella prima meta del ni secolo, ma presente in altre localita abruzzesi come Alfedena (la ”basilica” di Colle Curino del Mariani) e Pescosansonesco (localita La Queglia) nel III secolo a.C. Le origini di questo tipo di edificio di culto vanno ricercate nella tipologia della casa regia del mondo italico del VII – VI secolo a.C.; non e improbabile che, con la prosecuzione delle ricerche di scavo, si possa trovare un edificio di culto simile in santuari di v secolo.
I recenti scavi nel sito della città – santuario di Anxa hanno riportato alla luce due templi di tipo italico, dotati di pronao con tre colonne e due celle interne, edifici di culto di II e primo secolo a.C., dedicati, probabilmente, alle divinita femminili marse di Angitia e Vesuna, una coppia inscindibile presente, con le stesse caratteristiche, nel mondo greco (Kore e Demetra) e romano (Proserpina e Cerere); quindi, probabilmente, Angizia va vista come Proserpina e Vesuna come Cerere. Gli ex-voto rinvenuti nei santuari sono costituiti da piccola statuaria fittile raffigurante offerenti, parti anatomiche, animali, bronzetti di divinità e offerenti, vasetti miniaturistici acromi ed in vernice nera, armi e monetazione di bronzo e d’argento di zecche della Magna Grecia e di Roma. Fra i fittili votivi appare degna di menzione la mascherina rettangolare, tipica creazione di artigiani fucensi, da mettere forse in relazione col culto di Angizia e, recentemente, studiata da Annamaria Reggiani.
Mentre e da evidenziare il collegamento dei depositi votivi monetali in argento e bronzo con la pratica mercenaria safina documentata in Ocre di Rocca Vecchia di Pescina (Plestinia?). area campano-lucana e bruzia dal v agli inizi del m secolo a.C.; agli stessi mercenari safini sono da addebitare i Marte ed Ercole combattenti presenti in piccole stipi votive di V-IV secolo a.C. Il centro principale marso di questa fase e quello di Anxa-Angitia, l’ocris principale del territorio fucense, non solo per la sua funzione religiosa, ma anche per le sue aree artigianali dotate di fornaci atte alla produzione di tegole, ceramica acroma ed a vernice nera, exvoto fittili e bronzistica, aree poste nelle vicinanze delle porte ed in prossimita delle aree cultuali interne. Nel m secolo, ma probabilmente anche sul finire del IV, si assiste alla nascita di nuovi ocres soprattutto in posizioni meno elevate. E questo il caso del centro fortificato di Arciprete di Ortucchio con la sua raffinata cinta muraria in opera poligonale di III e IV maniera, racchiudente un’area interna urbanizzata di 15 ettari: centro di pianura che segna l’abbandono di due vicini ocres d’altura, Monte Praticelle e Balzone, che non presentano frammenti fittili di superficie di ceramica a vernice nera di media età repubblicana.
Di questi centri fortificati abbiamo, dalla fine del IV secolo, i nomi, conservati nel]’opera di Livio: Milionia, Fresilia, Plestinia, Feritrum. A questi sono da aggiungere gli ocres di grandi dimensioni che divennero sede di municipia nel I secolo a.C. e di cui abbiamo documentazione archeologica gia dall’Eta del ferro, come Anxa e Antinum. Altri nomi ci sono conservati dalla documentazione toponomastica medievale o desumibili dai nomi dei vici, come Hortona (Ortona dei Marsi), Asculum (Aschi), Agellum (Aielli Alto), Ca.la (Monte Secine di Aielli), Tallium, (Telle, San Vittorino di Celano), Cerfennia (Torre di Collarmele), Feritrum (La Giurlanda a Forca Caruso di Pescina) Licium? (Lecce nei Marsi Vecchio), Supinum (Monte Alto di Trasacco), Petinus (Petogna di Luco), Vesennia (Bisegna), Anninus (Cirmo di Lecce nei Marsi), ecc.
E in questi ocres, soprattutto nei grandi centri distrettuali, che sono documentate le magistrature collegiali italiche repubblicane come i meddis di Antinum. Anche dei vici abbiamo diversi nomi, conservati dalla documentazione epigrafica di III secolo a.C.: F(i)staniensis, fra Trasacco e Luco; Supinum, l’odierno centro storico di Trasacco; Anninus, il quartiere di Castelluccio e Tavana di Lecce nei Marsi; Apruscolanus, forse in territorio di Pescina; Urvinum, forse in territorio di Cerchio; Agellum, l’attuale Aielli alto; Ccelanum, la localita Cela di Aielli; Petinus, forse l’attuale localita Petogna di Luco dei Marsi. Con il m secolo ha inizio il processo di romanizzazione delle popolazioni locali, come evidenziato dalla lamina di Caso Cantovios (VETTER, 223), data la presenza delle colonie di Alba Fucens, Carseoli, Sora, la prefettura di Atina e l’inserimento dei Marsi nell’ordinamento militare romano.
Nel territorio delle colonie si ha una ripartizione ed una sistemazione definitiva del territorio agrario con la realizzazione di fattorie, sistemi viari e canali di drenaggio. Lo stesso fenomeno avviene nel territorio marso con la creazione di tracciati viari e sistemazione, con argini in muratura in opera poligonale, dei torrenti. Notevole rimane l’ardimentoso tracciato della Via Romana che da Aielli Alto, dalla localita ”Arret’ Le Rutt’”, metteva in comunicazione l’alveo fucense con l’Altopiano delle Rocche, passando sulle ripide pareti delle Gole di Aielli-Celano del Monte Etra. Le necropoli d’area coloniale sono ora caratterizzate prevalentemente da tombe con copertura fittile a cappuccina affiancate a piccoli mausolei, mentre nel territorio marso prevalgono le tombe a fossa con copertura a lastroni o a grotticella con apertura chiusa da lastroni.