I successivi eventi del Regno normanno di Sicilia con gli Svevi portano ad un ridimensionamento dei Conti dei Marsi con la distruzione del castello-recinto di Celano nel 1223 ad opera di Federico II e l’ allontanamento del potente feudatario Tommaso, conte di Molise e Celano che nel 1222 aveva saccheggiato la sede episcopale della Civitas Marsicana.
All’illuminato sovrano svevo e da attribuire anche il tentativo di ripristinare l’antico emissario claudiano del Fucino. La fine dei Svevi nel 1268 con la Battaglia di Tagliacozzo, svoltasi in realtà fra Scurcola Marsicana e Magliano dei Marsi fra Corradino di Svevia e Carlo primo d’Angio, porta le contee marsicane di Albe e Celano in mano agli Angioini. I nuovi sovrani umiliano la filo-sveva Albe ed insediano nella Marsica i loro monaci Cistercensi (Santa Maria della Vittoria di Scurcola Marsicana) dando loro il controllo di parte dell’attivita piscatoria del lago, mentre la seconda metà del Duecento vede il diftondersi dei conventi francescani a Celano e Tagliacozzo ed i monasteri celestini ad Aielli e Celano.
La Marsica si trova ora inserita nell’Aprutium Ultra flumem Piscarie, parte settentrionale del Regno di Napoli angioino. Dopo le distruzioni dei conflitti marso-svevi ed angioini la vecchia cattedrale di Santa Sabina, restaurata, viene visitata nel 1287 dal papa Onorio Iv, ma ormai il clero secolare, preoccupato della indifendibilita della Civitas Marsicana va trasferendosi verso il nuovo castello-recinto di Pescina ormai sede di una potente baronia marsicana. Dall’ultimo quarto del ’200 e fino a metà del ’400, la Contea di Celano rimane saldamente in mano ai discendenti dei Conti dei Marsi con i Conti Ruggeri di Celano. Particolare importanza riveste l’opera, a metà del Trecento, del conte Ruggero n di Celano che consolida i suoi vasti domini con il potenziamento dei castra di Rovere, Santo Iona, Aielli, Collarmele, Speròne e Trasacco caratterizzati da nuove difese murarie e soprattutto dalle nuove torri-mastio cilindriche con canna ottagonale interna.
La stessa Celano vede nel 1392 l’erezione di un nuovo castello residenziale ad opera del conte Pietro n su una precedente fortificazione paterna; maniero trasformato in rocca rinascimentale nel 1450-61 da Lionello di Acclozamora e la moglie Jacovella Ruggeri. Con il secolo XIV arrivano nella Marsica i primi feudatari romani (di diretta emissione papale) come gli Orsini che si appropriano di consistenti feudi albensi. Con il xv secolo la presenza si fa più forte con gli Orsini e i Colonna in tutta la contea albense e i Piccolomini in quella di Celano. I nuovi feudatari iniziano, in accordo con il papato e la recente dinastia aragonese a Napoli, una nuova economia legata alla pratica pastorale transumante, pratica che sconvolgeva l’agricoltura locale con l’esproprio dei territori agrari ridotti a pascoli ad attraversati da ”tratturi” e ”bracci secondari” che portavano le greggi dei feudatari e nobiltà locali verso le pianure pugliesi e laziali.
Il Rinascimento vede l’espandersi dei nuovi borghi racchiusi da case-mura e controllati dai castelli, palazzi fortificati feudali (Palazzo Ducale di Tagliacozzo), e includenti le nuove chiese parrocchiali. Gli Orsini, in costante conflitto con i Colonna per tutto il ’400, potenziano i vecchi castelli angioini di Scurcola Marsicana, Albe ed Avezzano della Contea di Albe, trasformandoli in aggiornate rocche rinascimentali. Lo stesso fenomeno e avvertibile nella contea celanese dove i Piccolomini trasformano in rocche rinascimentali i castelli di Ortucchio, Morrea e Balsorano, e potenziano anche il castello di Celano. Si ampliano le pressioni fiscali con le imposizioni di vecchie tasse ecclesiali e nuove feudali sulla pesca, sulla transumanza e pratica agricola.
Nasce il ducato di Tagliacozzo-Albe dei Colonna, nuovi feudatari che sostituiscono gli Orsini ed insidiano i feudi dei Piccolomini. Sono gli stessi Colonna a mettere fine alla presenza dei monaci benedettini nella Marsica con l’abbandono delle grandi abbazie di Santa Maria della Vittoria di Scurcola Marsicana e di Santa Maria delle Grazie di Luco dei Marsi nel corso del Cinquecento, mentre dal XV al XVI secolo si fa più intensa la presenza dei francescani con i loro grandi conventi a Tagliacozzo, Albe, Avezzano, Luco, Celano e Pescina. E ad opera del potente vescovo ”riformatore” Matteo Colli, che nel Cinquecento crea a Pescina il Seminario Vescovile ed unisce ad esso le rendite di numerosi benefici ecclesiastici, che si mette fine alle ”anomali” indipendenze giurisdizionali delle abbazie nullius Dioecesis di Santa Maria delle Grazie di Luco e San Giovanni Battista di Celano.
L’economia marsicana sul finire del medioevo appare ormai incentrata in gran parte sulla transumanza pastorale ”orizzontale” diretta verso il Tavoliere pugliese e la pianura laziale attraverso i tratturi di Celano-Foggia, Pescasseroli-Candela, Tagliacozzo-Lazio. I paesi più vicini al lago Fucino invece trovano nella pesca la loro ragione di sopravvivenza e maggiore sviluppo economico; attivita pescatoria controllata dai feudatari del Fucino con le loro ”stanghe” (luoghi di prelivo fiscale sul pescato) di Caruscino di Avezzano, Celano, Venere, Ortucchio e Luco dei Marsi. Nella contea celanese vediamo dedicarsi alla pesca lo stesso paese, quindi, San Benedetto dei Marsi, Venere di Pescina ed Ortucchio, mentre nella contea di Tagliacozzo-Albe lo sono i centri di Avezzano (Caruscino) e maggiormente Luco dei Marsi.
Gli abitati legati alle rive lacustri si modificano: Ortucchio si trasforma in abitato isolano di soli pescatori con la sua ”stanga” interna e castello accessibile dal lago; Luco, paese ad esclusiva attività pescatoria, si concentra con il suo abitato perilacustre in lunghe terrazze degradanti sul pendio, strette fra la montagna e le acque, con due ”stanghe” ai margini del nucleo urbano.