La ruota degli esposti di Pereto

(Testi a cura del dott. Enrico Balla)

Prima del XIX secolo, in Italia, i neonati non accettati dai genitori venivano abbandonati ai bordi delle strade, davanti a conventi e chiese o davanti alle abitazioni di balie e levatrici. Spesso accadeva che le gravidanze concepite fuori dalle regole sociali (per stupri, violenze, concubinaggi) venivano interrotte con crudeli metodi empirici, colpi sul ventre, salassi, aste infisse nell’utero, bevande ed infusi. E quando tutto questo risultava inutile, la soppressione fisica del neonato diveniva l’ultimo mezzo per evitare il disonore oppure una ulteriore bocca da sfamare, specie presso le classi più povere.
Un rimedio a questa barbarie fu posto dal governo francese di Napoleone Bonaparte che, a seguito dell’annessione del Regno di Napoli nel Regno Italico (1806-1815) rese obbligatoria (con Decreti del 06/12/1806 e del 12/08/1807 relativi alla tutela, cura ed emancipazione degli esposti) anche per i Comuni dell’Italia meridionale l’istituzione della “Rota Proiecti”.

Questa, tuttavia, non rappresentò una novità assoluta, perché gia dalla prima metà del 1600 vi erano delle disposizioni che stabilivano la costruzione di ricetti presso il palazzo del Magistrato, denominato dal volgo Corte di Giustizia. All’epoca a Pereto il locale adibito a ricevere i neonati abbandonati, costruito al piano terra in Contrada Pachetto, a fianco alla Corte di Giustizia e più precisamente nella casa di Pasquale Vendetti , sita nell’attuale via S. Giorgio nr. 51, di metri tre di lunghezza per uno di larghezza, con finestra semicircolare chiusa da una inferriata di ferro, era affidato alle suore terziarie di S. Francesco, tra le quali, Suor Marisa Balla, morta il 17 ottobre 1661 e sepolta nella chiesa di S. Giorgio. La suora ricoprì la carica di Priora della Deputazione degli Esposti, aggregata alla Compagnia del SS. Rosario fondata nel 1628 nella chiesa di S. Giorgio.

Una vera e propria Ruota degli Esposti venne costruita nello stesso locale solo dopo i decreti napoleonici. Fu ricavata, nel muro sottostante l’inferriata, un’apertura di circa un metro per settanta centimetri e vi fu incassato il cilindro rotante su un perno centrale. Il cilindro ligneo era diviso verticalmente in due parti: una rivolta all’esterno verso la strada e l’altra all’interno verso l’abitazione della Rotara. Ambedue le parti erano riparate da uno sportello. Ora è visibile solo l’impronta dell’apertura chiusa in muratura Venivano accettati i neonati di Pereto e delle sue frazioni. Anticamente solo quelli che era possibile far passare attraverso la ferrata (quindi di pochi mesi). Inoltre, in astratto, non si potevano accogliere i bambini non battezzati.

Questa procedura era generalizzata e raccomandata dal clero a causa dell’alta mortalità che colpiva gli esposti ed allo scopo di assicurare loro l’accesso al Paradiso: il diritto di essere battezzati era in pratica l’unico diritto che veniva realmente riconosciuto agli esposti; tanto che venivano accettati anche i bambini che non avevano con sé la dichiarazione di avvenuto battesimo.
Il neonato, quindi, veniva affidato in allattamento ad una balia o ad una puerpera che aveva perduto il figlio, alle quali la Deputazione riconosceva un compenso in denaro. Solo dopo il 1800 al neonato veniva dato oltre al nome anche un cognome, il più delle volte riferito al suo stato di esposto (tant’è che i cognomi più comuni sono Esposito, Proietti e Trovato; a Pereto: Rotile e Proietti/a/o), altre volte legato alla storia, alla geografia, alla fantasia del Rotaro (Salvato, Diotallevi, Piacquaddio; a Pereto veniva dato il cognome Fortuna).Il preposto alla Rota degli esposti, detto Rotaro, era eletto dal Potestà su proposta del Priore della Compagnia del SS. Rosario.

I suoi compiti erano abbastanza delicati e molteplici, dovendo occuparsi: di ricevere gli esposti; di farli visitare da un medico; di tenerli a battesimo se non risultavano battezzati in precedenza; di scegliere la balia; di preoccuparsi dei funerali; di tenere il registro degli esposti; di nutrire gli spuri prima dell’arrivo della balia; di provvedere alle cure per le frequenti malattie riscontrate (vermi, malattie da raffreddamento, febbri, rogna, dermatosi), all’invio in ospedale ed all’affidamento in adozione.
Il fenomeno degli esposti dal 1809, può essere studiato con attenzione sfogliando i registri dello Stato Civile istituiti in ogni Comune a seguito delle disposizioni del Libro I, Titolo 2, del Codice Napoleonico e, in particolare, del Real Decreto 29 ottobre 1808.

A Pereto il fenomeno non fu molto esteso; anzi, dall’esame del registro delle nascite e del liber Baptizatorum si rileva che dal 1800 al 1875, anno in cui la Ruota venne definitivamente abolita, solo sei su sedici neonati spuri (ossia con uno o entrambi i genitori sconosciuti) furono esposti. In effetti, nella Marsica era molto radicato il sentimento materno. Un sentimento che non si lasciava scalfire né dal disonore né dalla miseria né dall’ignoranza.
I bambini nati da padre incerto furono i seguenti dieci: nel 1801, Maria Domenica, figlia di Rosalia Vendetti; nel 1808, Lucia, figlia di Francesca Caietani; nel 1809, Giacomo, figlio di Palmantonia Cicchetti; nel 1809, i gemelli Luigi e Margherita, figli di Maria Iadeluca; nel 1821, Domenico Antonio figlio di Annantonia Alleve; nel 1832, Angela, figlia di Domenica Di Benedetto abitante in Oricola; nel 1833, Domenica, figlia di Giovanna Alfani di anni 20; 1842, Ippolito, figlio di Francesca Alfani; 1871, Mattia Giustini Proietto, figlio di Bernardina Giustini.

I neonati con entrambi i genitori sconosciuti, esposti nella Ruota dei Proietti, furono i seguenti sei: nel 1834, Francesco Rotile, presentato al Comune dalla Rotara di Pereto Caterina Malatesta; nel 1835, Saverio Fortuna, presentato da Caterina Malatesta al Comune, ove venne registrato con l’annotazione:” è stato rinvenuto esposto circa le ore quattro dell’antecedente notte nella Ruota dei Proietti di questo Comune Centrale sita nella casa di Pasquale Vendetti in Contrada Pachetto dell’età di giorni due involto con fascie e pannolini laceri, senza alcuna malattia apparente o altro segno, cui è stato imposto il nome di Saverio Fortuna”; nel 1837, Angela Proietti, presentata per la registrazione della nascita al Comune Centrale da Maria Lucidi della frazione di Oricola; nel 1840, Respinto Educato, presentato al fonte battesimale ed al Comune da Rosa moglie di Simeone Falasca di Oricola; nel 1859, Maddalena Apollonia Proietta, la cui madrina di battesimo fu Maria Felicia Palombo; nel 1860, Bernardino Proietto, la cui madrina fu Pasquarosa Giusti moglie di Antonio Vendetti.

La ruota voluta dai governanti di un tempo contrassegnato da tanta miseria ed ignoranza ha avuto l’importante funzione di accogliere tanti infelici abbandonati, dando loro una possibilità di sopravvivenza.
Essa, forse, avrebbe una sua validità anche oggi, specie se si considera il consistente numero di coppie che, contro ogni legge di natura, ancora si sbarazza delle loro creature. La ruota costituirebbe un modo molto più dignitoso di un cassonetto delle immondizie o di un sacco di plastica, potrebbe evitare cruenti infanticidi e soddisfare le tante coppie sterili che domandano adozioni non sempre facili da ottenere.La ricerca storica documentale effettuata su questo triste spaccato di vita comune mi spinge a riflettere ed a pensare a quegli adolescenti insofferenti ed incontentabili che non si accorgono che la cosa più bella che potesse loro capitare è l’essere nati e cresciuti in una famiglia che li ha curati e difesi con amore e, spesso, con esclusiva dedizione.

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