LA VALLE ROVETO (dai conti d’Albe ai Colonna)

In un testamento redatto a Morino nel 1383 e conservato in una pergamena di Trisulti (Frosinone), la testatrice desiderò che ai suoi funerali partecipassero tutti i Sacerdoti di Valle Roveto (ancora Vallis Urbett’), da Pescocanale in giu. Incomincio il capitolo con questa notizia per ribadire la mia convinzione che i limiti a nord di Valle Roveto erano già da molti secoli ben definiti. Essi non andarono mai oltre Pescocanale. Inoltre, come appare dall’accennato documento e da molti altri, la Valle Roveto continuò a chiamarsi nel secolo XIV e nel secolo XV Vallis Urbeti.

Tuttavia l’antico nome si andò sempre più trasformando per passare poi alla nuova denominazione, che fu la definitiva, di Valle Roveto; durante i secoli della trasformazione si chiamo anche, come risulta da pergamene e da inventari, Valle Orveto o d’Orvieto. Ma a chi appartennero i paesi di Valle Roveto nei secoli che videro regnare nel Regno napoletano angioini e aragonesi? I documenti e gli atti notarili del tempo sono chiari e non ammettono discussione: da Pescocanale a Valle Sorana (Balsorano) le nostre popolazioni seguirono le sorti del Comitatus Albae, della Contea di Albe. Nell’Archivio di Trisulti sono conservate per fortuna moltissime pergamene, redatte dai notai di Valle Roveto in occasione di compre,
di vendite, di lasciti, ai tempi di Carlo II D’Angio, di Roberto, di Giovanna I, di Margherita, di Ladislao, di Giovanna II: da quegli anni risulta che i nostri paesi non cessarono mai di appartenere al Comitatus Albae.

I paesi sono sempre gli stessi: quelli che già sono entrati nella storia degli anni che seguirono il Mille. Nel 1305, come ho già accennato altrove, contessa di Albe e perciò anche di Valle Roveto era Filippa di Celano. Nel 1308, in un Registro dell’Archivio Segreto Vaticano sono elencate molte chiese sparse qua e la nei centri e nelle campagne di Valle Roveto: alcune di esse sono oggi un lontano ricordo. Io le riporto in questa rapida storia della nostra terra per ricordare ai miei lettori come le popolazioni della Valle Roveto furono, in quelle epoche, profondamente religiose. Nel documento vaticano del 1308 sono ricordate le chiese di S. Paolo, di S. Angelo e di S. Silvestro in Roccavivi, le chiese di S. Giorgio, di S. Andrea, del Santo Padre, di S. Pietro, di S. Giovanni, di S. Maria dei Sassi (Ridotti), di S. Benedetto in Pescasino, del Monastero di S. Angelo (la Grotta di S. Angelo), di S. Nicola, tutte in territorio di Balsorano. La chiesa suddetta di S. Giovanni citata nel documento sarà stata forse quella di S. Giovanni Valleroveto? Di Morrea sono ricordate con altre chiese quelle di S. Angelo e S. Restituta; di Castronovo la chiesa di S. Nicola; di Rendinara la chiesa di S. Giovanni; di Morino la chiesa di S. Pietro; di metà le chiese della Trinita e di S. Savino; di Civitella la chiesa di S. Benedetto; di Canistro le chiese di S. Croce, di S. Vito e di S. Salvatore; di Pescocanale la chiesa di S. Maria; di Civita d’Antino (confusa, io penso, con Atina) le chiese di S. Pietro, di S. Maria del Ceppato e di S. Stefano.

In un Registro di Roberto d’Angio del 1316 le terre di Valle Roveto appartenenti alla Contea d’Albe erano le seguenti: Peschio Canale, Civita d’Antina, Morrea, Valle Sorana, Morino, Rendinara, Castelnuovo (cioe Castronovo), Meta, Civitella e Canistro. Nell’elenco non ne manca nessuno dei nostri paesi sempre comparsi in altri documenti ed in altri elenchi. Nell’elenco non e inclusa Roccavivi, perché forse non ancora distaccata completamente da Sora. S. Vincenzo e S. Giovanni non vengono nominati perché allora è ancora per molto altro tempo saranno considerati dei casali di Morrea. I due paesi sono tacitamente compresi con Morrea. gn un libro della chiesa di Avezzano, come ci tramanda Muzio pqponio, erano descritti i confini della Contea di Albe: secondo la descrizione, essi giungevano fino agli Staffoli di Sora, vale a dire a poca Jistanza da Sora. Di conseguenza la Valle Roveto era tutta compresa nella contea. A quale regione, o meglio a quale provincia appartenne Valle Roveto durante la dominazione angioina? Nessun dubbio sulla risposta.

Essa appartenne fin dal 5 ottobre del 1273 all’Abruzzo Ultra, alla provincia posta al di la del fiume Pescara, come sappiamo dal diploma di Carlo d’Angio, datato dalla città di Alife. E mi pare opportuno riportare qui i nomi delle nostre terre che facevano parte del Giustizierato d’Abruzzo. Aprutii ultra flumen Piscariae: Vallis Sorana Civitas Antinae – Castellum nowm Morreum Rocca dc Vivo – Rendinaria metà Civitella Castrum Capranica Pesclum Canak. Nel Cedolario dei fuochi del 1415, al tempo della regina Giovanna II, le ultime terre dell’Abruzzo ultra flumen Piscariae verso la Valle di Sora erano «Vallesoranum et Morrea de comitatu Albae». Sono nominati nel Cedolario, data la posizione geografica delle due località, soltanto Balsorano e Morrea, perché i due paesi erano le due ultime terre più vicine a Sora, da dove cominciava allora un’altra provincia, cioè Terra di Lavoro. Dal documentario chiarissimo balzano fuori due verita inoppugnabili: primo, Balsorano rappresentava sempre l’estremo confine meridionale di Valle Roveto; secondo, le due terre di Morrea e di Balsorano erano considerate parti integranti della Contea di Albe. Alla provincia di Abruzzo Ultra apparterrà Valle Roveto fino al 1860, fino alla proclamazione dell’Unita d’Italia. Il secolo XIV non fu certo un secolo tranquillo nella storia d’Italia e della Chiesa; e tanto meho per il Regno di Napoli.

In quegli anni si moltiplicarono le prepotenze, si avvicendarono i più loschi avventurieri e sempre continuarono le guerre a turbare la pace delle nostre popolazioni. Gli Orsini ora dominano la nostra terra: li troviamo non solo nella Contea di Tagliacozzo ma anche nella Contea di Albe. I re di Napoli seguitano a chiamarsi conti di Albe. Quando Roberto d’Angiò mori il 29 gennaio 1343, lascio nella Contea d’Albe in Abruzzo la nipote Maria, figlia di Carlo suo figlio e suo vicario, già morto. così i conti di Tagliacozzo sono anche i conti di Albe, pero gli atti dei notai di Valle Roveto nomineranno soltanto il Comitatus Albae. Valle Roveto intanto torna ad essere interessata alle vicende che senza soste si inseguivano sanguinose nel Regno di Napoli. Gli Orsini che prendevano ora le parti dell’uno ora quelle dell’altro pretendente al trono di Napoli, non una volta sola attraversarono con le loro milizie la Valle Roveto.

E quando la prima volta Ladislao fu sconfitto, egli dove battere in ritirata e passando per Valle Roveto raggiungere precipitosamente Tagliacozzo ed ivi fortificarsi e difendersi. Ladislao, che fu aiutato dagli Orsini in quella difficile circostanza, compenso gli Orsini con altri feudi e con onori. Nel 1404, con diploma di Margherita, madre di Ladislao, Giacomo Orsini ebbe Capistrello, Pescocanale, Canistro, Civitella, Civita d’Antino e Meta. La stessa regina, il 10 giugno, assegna all’Orsini una pensione annua da pagarsi con le collette di Capistrello, Pescocanale, Canistro, Civitella, Civita d’Antino e Meta, spettanti alla Contea d’Albe. Con altro decreto dello stesso giorno la regina fa investire Giacomo Orsini delle suddette terre con tutti i diritti inerenti. Con diploma anche del 10 giugno 1404, la regina Margherita condona a Giacomo Orsini, conte di Tagliacozzo, per un anno i fiscali e l’Adolia, dovuti alla Regia Camera, per le terre di Capistrello, Pescocanale, Civitella, Civita d’Antino e Meta, con ordine agli esattori di non molestarlo.

Nello stesso giorno la regina abilita l’Orsini a ricevere il giuramento di fedelta dai nuovi vassalli della Contea di TagliaCOZZO. Infine, il 10 giugno del 1404, la regina da notizia alle Universita di Capistrello, Pescocanale, Canistro, Civitella, Civita d’Antino e Meta, di aver accordato l’annua pensione di trenta once a Giacomo Orsini, conte di Tagliacozzo, da prelevarsi dai fiscali ad essa dovuti. Tuttavia Valle Roveto seguita a far parte della Contea di Albe. Nell’Archivio di Trisulti esiste una copia di un indulto della regina Margherita, madre di Ladislao, firmato a Salerno l’8 aprile del 1408. in questo indulto la regina, che viene chiamata nel documento anche contessa di Albe, ad una istanza di un certo Luigi Antonelli, di Civita D’Antino, residente a Castronovo, Vallis Urbeti de Comitatu Albae, rispondeva confermando il possesso dei beni feudali che il detto Antonelli posqedeva a Civita d’Antino, a Civitella, a Meta, a Morino, a Castronovo e a Rendinara, terre tutte comprese, come si esprime il documento, nel territorio della Contea di Albe. L’indulto e di Margherita, ma h emanato in nome del figlio Ladislao Durazzo, che regnava già da 22 anni. Infatti, era salito al trono nel 1386. Ma a chi doveva ubbidire in quegli anni Valle Roveto? Era di
ventata ordinaria in quei tempi l’altalena del comando! Cosi, mentre si succedevano a ripetizione i privilegi e gli indulti dei Durazzo a favore degli Orsini, ecco, nel 1409, altro mutamento di scena. Con Bolla del 13 agosto 1409 l’antipapa Alessandro V° stabiliva che la Contea di Tagliacozzo fosse separata dal Regno di Sicilia e perdonava Giacomo Orsini, che aveva seguito le parti di re Ladislao. Pochi giorni dopo, il 24 agosto di quello stesso anno, anche l’angioino Ludovico II, che era stato riconosciuto da Alessandro V come legittimo successore della corona di Sicilia, perdono Giacomo Orsini per i delitti di lesa maestà, concedendogli tre anni di tempo per emendarsi.

Il giorno dopo lo stesso re concedeva a favore di Giacomo Orsini Tagliacozzo d’Albe, come si esprime il documento. Tali privilegi, penso, rimasero solo sulla carta e dovettero durare brevissimo tempo, perché gli avvenimenti precipitarono. Infatti dopo la morte improvvisa di Ladislao, avvenuta nel 1414, sali sul trono di Sicilia Giovanna II; e, per conseguenza, Ludovico II, deluso e sfiduciato, ritorno in Francia, abbandonando l’impresa e ogni diritto. Intanto con l’assunzione al Pontificato di Martino V, Oddone Colonna, nel 1417, volgeva al tramonto la stella degli Orsini e crescevano in autorità i Colonna. Successe un periodo di grande incertezza e di confusione, per cui < sorti di Valle Roveto non furono per lungo tempo ancora segnate. Bisognò arrivare solo al 1497 perché la nostra valle fosse, almeno per il versante sulla destra del Liri, definitivamente assegnata ai Colonna. Non e facile ricostruire le fila di una storia già oscura, i cui documenti sono andati in parte dispersi e in parte distrutti. Fin dal 1419 Martino V, forse in seguito alla separazione della Contea di Tagliacozzo, e quindi anche di Albe dal regno di Sicilia, come gia. aveva stabilito nel 1409 l’antipapa Alessandro V, concesse a Lorenzo Colonna, Camerlengo del Regno di Sicilia, la Contea d’Albe. (13) E la regina Giovanna, il 27 ottobre del 1427, accordo diversi privilegi agli abitanti di Albe, feudo di Renzo Colonna, fratello di Martino V. Lorenzo Colonna, che mon nel 1423 in un castello d’Abruzzo, aveva avuto in moglie Sveva Caetani, figlia di Iacobello Caetani, conte di Fondi, Sveva, infatti, e detta contessa d’Albe nei documenti dell’Archivio Caetani.

In un testamento redatto a Morino nel 1383 e conservato in una pergamena di Trisulti (Frosinone), la testatrice desiderò che ai suoi funerali partecipassero tutti i Sacerdoti di Valle Roveto (ancora Vallis Urbett’), da Pescocanale in giu. Incomincio il capitolo con questa notizia per ribadire la mia convinzione che i limiti a nord di Valle Roveto erano già da molti secoli ben definiti. Essi non andarono mai oltre Pescocanale. Inoltre, come appare dall’accennato documento e da molti altri, la Valle Roveto continuò a chiamarsi nel secolo XIV e nel secolo XV Vallis Urbeti.

Tuttavia l’antico nome si andò sempre più trasformando per passare poi alla nuova denominazione, che fu la definitiva, di Valle Roveto; durante i secoli della trasformazione si chiamo anche, come risulta da pergamene e da inventari, Valle Orveto o d’Orvieto. Ma a chi appartennero i paesi di Valle Roveto nei secoli che videro regnare nel Regno napoletano angioini e aragonesi? I documenti e gli atti notarili del tempo sono chiari e non ammettono discussione: da Pescocanale a Valle Sorana (Balsorano) le nostre popolazioni seguirono le sorti del Comitatus Albae, della Contea di Albe. Nell’Archivio di Trisulti sono conservate per fortuna moltissime pergamene, redatte dai notai di Valle Roveto in occasione di compre,
di vendite, di lasciti, ai tempi di Carlo II D’Angio, di Roberto, di Giovanna I, di Margherita, di Ladislao, di Giovanna II: da quegli anni risulta che i nostri paesi non cessarono mai di appartenere al Comitatus Albae.

I paesi sono sempre gli stessi: quelli che già sono entrati nella storia degli anni che seguirono il Mille. Nel 1305, come ho già accennato altrove, contessa di Albe e perciò anche di Valle Roveto era Filippa di Celano. Nel 1308, in un Registro dell’Archivio Segreto Vaticano sono elencate molte chiese sparse qua e la nei centri e nelle campagne di Valle Roveto: alcune di esse sono oggi un lontano ricordo. Io le riporto in questa rapida storia della nostra terra per ricordare ai miei lettori come le popolazioni della Valle Roveto furono, in quelle epoche, profondamente religiose. Nel documento vaticano del 1308 sono ricordate le chiese di S. Paolo, di S. Angelo e di S. Silvestro in Roccavivi, le chiese di S. Giorgio, di S. Andrea, del Santo Padre, di S. Pietro, di S. Giovanni, di S. Maria dei Sassi (Ridotti), di S. Benedetto in Pescasino, del Monastero di S. Angelo (la Grotta di S. Angelo), di S. Nicola, tutte in territorio di Balsorano. La chiesa suddetta di S. Giovanni citata nel documento sarà stata forse quella di S. Giovanni Valleroveto? Di Morrea sono ricordate con altre chiese quelle di S. Angelo e S. Restituta; di Castronovo la chiesa di S. Nicola; di Rendinara la chiesa di S. Giovanni; di Morino la chiesa di S. Pietro; di metà le chiese della Trinita e di S. Savino; di Civitella la chiesa di S. Benedetto; di Canistro le chiese di S. Croce, di S. Vito e di S. Salvatore; di Pescocanale la chiesa di S. Maria; di Civita d’Antino (confusa, io penso, con Atina) le chiese di S. Pietro, di S. Maria del Ceppato e di S. Stefano.

In un Registro di Roberto d’Angio del 1316 le terre di Valle Roveto appartenenti alla Contea d’Albe erano le seguenti: Peschio Canale, Civita d’Antina, Morrea, Valle Sorana, Morino, Rendinara, Castelnuovo (cioe Castronovo), Meta, Civitella e Canistro. Nell’elenco non ne manca nessuno dei nostri paesi sempre comparsi in altri documenti ed in altri elenchi. Nell’elenco non e inclusa Roccavivi, perché forse non ancora distaccata completamente da Sora. S. Vincenzo e S. Giovanni non vengono nominati perché allora è ancora per molto altro tempo saranno considerati dei casali di Morrea. I due paesi sono tacitamente compresi con Morrea. gn un libro della chiesa di Avezzano, come ci tramanda Muzio pqponio, erano descritti i confini della Contea di Albe: secondo la descrizione, essi giungevano fino agli Staffoli di Sora, vale a dire a poca Jistanza da Sora. Di conseguenza la Valle Roveto era tutta compresa nella contea. A quale regione, o meglio a quale provincia appartenne Valle Roveto durante la dominazione angioina? Nessun dubbio sulla risposta.

Essa appartenne fin dal 5 ottobre del 1273 all’Abruzzo Ultra, alla provincia posta al di la del fiume Pescara, come sappiamo dal diploma di Carlo d’Angio, datato dalla città di Alife. E mi pare opportuno riportare qui i nomi delle nostre terre che facevano parte del Giustizierato d’Abruzzo. Aprutii ultra flumen Piscariae: Vallis Sorana Civitas Antinae – Castellum nowm Morreum Rocca dc Vivo – Rendinaria metà Civitella Castrum Capranica Pesclum Canak. Nel Cedolario dei fuochi del 1415, al tempo della regina Giovanna II, le ultime terre dell’Abruzzo ultra flumen Piscariae verso la Valle di Sora erano «Vallesoranum et Morrea de comitatu Albae». Sono nominati nel Cedolario, data la posizione geografica delle due località, soltanto Balsorano e Morrea, perché i due paesi erano le due ultime terre più vicine a Sora, da dove cominciava allora un’altra provincia, cioè Terra di Lavoro. Dal documentario chiarissimo balzano fuori due verita inoppugnabili: primo, Balsorano rappresentava sempre l’estremo confine meridionale di Valle Roveto; secondo, le due terre di Morrea e di Balsorano erano considerate parti integranti della Contea di Albe. Alla provincia di Abruzzo Ultra apparterrà Valle Roveto fino al 1860, fino alla proclamazione dell’Unita d’Italia. Il secolo XIV non fu certo un secolo tranquillo nella storia d’Italia e della Chiesa; e tanto meho per il Regno di Napoli.

In quegli anni si moltiplicarono le prepotenze, si avvicendarono i più loschi avventurieri e sempre continuarono le guerre a turbare la pace delle nostre popolazioni. Gli Orsini ora dominano la nostra terra: li troviamo non solo nella Contea di Tagliacozzo ma anche nella Contea di Albe. I re di Napoli seguitano a chiamarsi conti di Albe. Quando Roberto d’Angiò mori il 29 gennaio 1343, lascio nella Contea d’Albe in Abruzzo la nipote Maria, figlia di Carlo suo figlio e suo vicario, già morto. così i conti di Tagliacozzo sono anche i conti di Albe, pero gli atti dei notai di Valle Roveto nomineranno soltanto il Comitatus Albae. Valle Roveto intanto torna ad essere interessata alle vicende che senza soste si inseguivano sanguinose nel Regno di Napoli. Gli Orsini che prendevano ora le parti dell’uno ora quelle dell’altro pretendente al trono di Napoli, non una volta sola attraversarono con le loro milizie la Valle Roveto.

E quando la prima volta Ladislao fu sconfitto, egli dove battere in ritirata e passando per Valle Roveto raggiungere precipitosamente Tagliacozzo ed ivi fortificarsi e difendersi. Ladislao, che fu aiutato dagli Orsini in quella difficile circostanza, compenso gli Orsini con altri feudi e con onori. Nel 1404, con diploma di Margherita, madre di Ladislao, Giacomo Orsini ebbe Capistrello, Pescocanale, Canistro, Civitella, Civita d’Antino e Meta. La stessa regina, il 10 giugno, assegna all’Orsini una pensione annua da pagarsi con le collette di Capistrello, Pescocanale, Canistro, Civitella, Civita d’Antino e Meta, spettanti alla Contea d’Albe. Con altro decreto dello stesso giorno la regina fa investire Giacomo Orsini delle suddette terre con tutti i diritti inerenti. Con diploma anche del 10 giugno 1404, la regina Margherita condona a Giacomo Orsini, conte di Tagliacozzo, per un anno i fiscali e l’Adolia, dovuti alla Regia Camera, per le terre di Capistrello, Pescocanale, Civitella, Civita d’Antino e Meta, con ordine agli esattori di non molestarlo.

Nello stesso giorno la regina abilita l’Orsini a ricevere il giuramento di fedelta dai nuovi vassalli della Contea di TagliaCOZZO. Infine, il 10 giugno del 1404, la regina da notizia alle Universita di Capistrello, Pescocanale, Canistro, Civitella, Civita d’Antino e Meta, di aver accordato l’annua pensione di trenta once a Giacomo Orsini, conte di Tagliacozzo, da prelevarsi dai fiscali ad essa dovuti. Tuttavia Valle Roveto seguita a far parte della Contea di Albe. Nell’Archivio di Trisulti esiste una copia di un indulto della regina Margherita, madre di Ladislao, firmato a Salerno l’8 aprile del 1408. in questo indulto la regina, che viene chiamata nel documento anche contessa di Albe, ad una istanza di un certo Luigi Antonelli, di Civita D’Antino, residente a Castronovo, Vallis Urbeti de Comitatu Albae, rispondeva confermando il possesso dei beni feudali che il detto Antonelli posqedeva a Civita d’Antino, a Civitella, a Meta, a Morino, a Castronovo e a Rendinara, terre tutte comprese, come si esprime il documento, nel territorio della Contea di Albe. L’indulto e di Margherita, ma h emanato in nome del figlio Ladislao Durazzo, che regnava già da 22 anni. Infatti, era salito al trono nel 1386. Ma a chi doveva ubbidire in quegli anni Valle Roveto? Era di
ventata ordinaria in quei tempi l’altalena del comando! Cosi, mentre si succedevano a ripetizione i privilegi e gli indulti dei Durazzo a favore degli Orsini, ecco, nel 1409, altro mutamento di scena. Con Bolla del 13 agosto 1409 l’antipapa Alessandro V° stabiliva che la Contea di Tagliacozzo fosse separata dal Regno di Sicilia e perdonava Giacomo Orsini, che aveva seguito le parti di re Ladislao. Pochi giorni dopo, il 24 agosto di quello stesso anno, anche l’angioino Ludovico II, che era stato riconosciuto da Alessandro V come legittimo successore della corona di Sicilia, perdono Giacomo Orsini per i delitti di lesa maestà, concedendogli tre anni di tempo per emendarsi.

Il giorno dopo lo stesso re concedeva a favore di Giacomo Orsini Tagliacozzo d’Albe, come si esprime il documento. Tali privilegi, penso, rimasero solo sulla carta e dovettero durare brevissimo tempo, perché gli avvenimenti precipitarono. Infatti dopo la morte improvvisa di Ladislao, avvenuta nel 1414, sali sul trono di Sicilia Giovanna II; e, per conseguenza, Ludovico II, deluso e sfiduciato, ritorno in Francia, abbandonando l’impresa e ogni diritto. Intanto con l’assunzione al Pontificato di Martino V, Oddone Colonna, nel 1417, volgeva al tramonto la stella degli Orsini e crescevano in autorità i Colonna. Successe un periodo di grande incertezza e di confusione, per cui < sorti di Valle Roveto non furono per lungo tempo ancora segnate. Bisognò arrivare solo al 1497 perché la nostra valle fosse, almeno per il versante sulla destra del Liri, definitivamente assegnata ai Colonna. Non e facile ricostruire le fila di una storia già oscura, i cui documenti sono andati in parte dispersi e in parte distrutti. Fin dal 1419 Martino V, forse in seguito alla separazione della Contea di Tagliacozzo, e quindi anche di Albe dal regno di Sicilia, come gia. aveva stabilito nel 1409 l’antipapa Alessandro V, concesse a Lorenzo Colonna, Camerlengo del Regno di Sicilia, la Contea d’Albe. (13) E la regina Giovanna, il 27 ottobre del 1427, accordo diversi privilegi agli abitanti di Albe, feudo di Renzo Colonna, fratello di Martino V. Lorenzo Colonna, che mon nel 1423 in un castello d’Abruzzo, aveva avuto in moglie Sveva Caetani, figlia di Iacobello Caetani, conte di Fondi, Sveva, infatti, e detta contessa d’Albe nei documenti dell’Archivio Caetani.

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