Il nome probabilmente deriva dal fitonimo «leccio». Secondo gli storici marsicani, Lecce sarebbe risorta in epoca longobarda, dopo la distruzione dell’antico castello marso durante la guerra sociale. Tuttavia, i primi cenni sulla localitá e sulle sue chiese si trovano nella Bolla di Clemente III (sec.XI) e dati piú certi si hanno solo a partire dal XV secolo, allorquando Lecce (Licine) è elencata tra i «castelli» del «Comitatus Celani» (contea di Celano), soggetto come tutti gli altri a Odoardo Colonna e a sua moglie Covella.
Nel XVI secolo anche Lecce passa sotto la giurisdizione dei Piccolomini e, dal ‘600 fino al secolo XIX, subisce le vicende di tutto lo Stato di Celano (dai Peretti ai Savelli, dagli Sforza-Cesarini agli Sforza-Cabrera-Bovadilla). La chiesa di S.Pietro, abbandonata e quasi distrutta all’epoca della peste (anno 1656), negli anni immediatamente successivi «fu ricostruita per voto sotto il titolo di S.Elia» (P.A.CORSIGNANI), mentre la chiesa di S.Martino, «surrogata all’antica parrocchiale di S.Maria», aveva ottenuto da Urbano VIII il privilegio di indulgenze speciali per chi visitasse i suoi sette altari.
Alla scarsitá di documentazione fino a tutto il Seicento si contrappone l’abbondante materiale d’archivio dei secoli XVIII-XIX, che consente per lo meno di ricostruire l’ambiente umano, le consuetudini, la struttura interna di Lecce e i suoi rapporti con le «universitá» vicine (Gioia, Ortucchio, ecc.). Oggi Lecce è un paesino decoroso e culturalmente vivace, aperto al turismo e alla modernitá, con tutti i pregi e i difetti che nascono dall’incontro scontro tra una realtà agro-pastorale e patriarcale e una realtá nuova, qual è quella della civiltá capitalistica e dell’industrializzazione.
CENNI ARTISTICI
Del centro piú antico di Lecce, posto in alto (oltre i 1000 metri). rimangono solo ruderi sparsi e suggestivi.