Il giorno 9 agosto 1862, con una semplice ma partecipatissima cerimonia, fu dato inizio al prosciugamento del lago Fucino facendo percorrere l’Emissario costruito dal Principe Alessandro Torlonia dalle prime acque.
Questo avvenimento inaugurava un’opera ancora incompleta ma che già meritava gli elogi espressi nel 1878 dagli ingegneri del Ministero dei Lavori Pubblici nel redigere la relazione di chiusura dei lavori.
Esattamente 1808 anni prima, negli stessi luoghi, un’altra cerimonia, coronata da un’imponente naumachìa, aveva già celebrato il medesimo prosciugamento, allora realizzato facendo defluire le acque attraverso un Emissario, quello dell’Imperatore Romano Claudio, del tutto analogo all’Emissario Torlonia.
Le cronache dell’epoca, però, e quelle successive, non riferiscono altro di questa antica impresa; non si può dire altrettanto, invece, della sua replica più recente, l’eco della quale e dei suoi effetti sull’economia agricola locale, negli anni a seguire, risuonò ben oltre la plaga Marsicana: lo Chalet Torlonia, infatti, fu uno dei veicoli per portare lontano le notizie.
Quello che oggi si conosce dello Chalet, purtroppo, ha perduto ogni carattere di storicità a favore della fantasia. La tradizione orale, infatti, lo vuole capanno di caccia del Principe Alessandro Torlonia presentato all’Esposizione Universale di Parigi nel 1889 come archetipo di prefabbricato in legno; lo vuole anche, nel 1911, all’Esposizione Internazionale di Torino con finalità non ben precisate.
Esso, però, non può essere stato il capanno di caccia del Principe Alessandro Torlonia perché questi visse dal 1800 al 1886 mentre lo Chalet fu costruito nel 1891; per lo stesso bisticcio di date non può essere stato nemmeno esposto a Parigi; della sua presenza a Torino, infine, non esiste traccia in nessun catalogo ufficiale dell’Esposizione Internazionale.
La Fortuna, non potendo forse premiare in altro modo la tenace ricerca, tentata da chi scrive, per rintracciare i progetti originali del manufatto, ha condotto l’ultimo discendente di quel sig. Tersilio Boccaccini, falegname costruttore dello Chalet, a ritrovare un ingiallito ritaglio di giornale, datato 5 dicembre 1895, dal quale si è potuto conoscere almeno uno dei luoghi dove lo Chalet ha transitato sicuramente: l’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92; questa volta le date coincidono con quelle incise sul manufatto!. Di più non avrebbe potuto fare la graziosa Dea Bendata!: l’incendio dello stabilimento Boccaccini, la distruzione degli Archivi Torlonia in Avezzano dovuta al tremendo terremoto del 1915 (A.M. Giraldi) ed infine “… lo stato di disordine e di rovina … nell’antico archivio (Torlonia, ndr) …” (A.M. Giraldi), sono tutti motivi per ritenere che i progetti originali non siano più esistenti.
La presenza dello Chalet Torlonia presso l’Esposizione Nazionale di Palermo nel 1891-92 è ben documentata nel Catalogo Generale della stessa; in esso appare evidente, inoltre, che l’interesse dell’espositore non era diretto in alcun modo verso lo Chalet, come il tempo ha trasposto nella conoscenza collettiva, ma verso il suo contenuto costituito principalmente dai prodotti agricoli provenienti dalle terre emersa da Fucino e secondariamente dai progetti che ne hanno permesso il prosciugamento. Ne è prova tanto il “Diploma d’onore per le industrie agricole” conferito alla casa Torlonia (Palermo e l’Esposizione Nazionale 1891-92; Cronaca illustrata) quanto ciò che scriveva il corrispondente da Palermo del “The Times” di Londra il 15 novembre 1891: “L’Esposizione agricola è interessante ma il più importante in questo settore è il padiglione del Principe Torlonia, con una completa rassegna di prodotti della terra provenienti dal lago Fucino.” (L’Esposizione Nazionale di Palermo 1891-92 nelle corrispondenze coeve dal “The Times”).