II nome, giá nell’alto medioevo, indicava posse-diamenti tipo «fattoria» (massa); Albe sta a signifícare ”cittá su altura” (W.Cianciusi). Solo con il XVII secolo comincia ad acquistare rilievo il centro di Massa (piú tardi chiamata Massa d’Albe), che viene quindi a costituire il punto di aggregazione di tutte le «ville» (compresa Albe), che una volta erano state soggette ad Albe. II «pubblico Consiglio» dell’universitá di Massa decide, d’ora in poi, intorno a tutto ció che riguarda la vita pubblica delle frazioni circostanti, le quali spesso si ribellano alle imposizioni dei massetani, come gli abitanti di Castelnuovo (oggi sotto Avezzano), i quali, a piú riprese, reagiranno all’egemonia del capoluogo minacciando di «dar fuoco alle Parrucche di Massa». Verso la fine del Seicento, in Massa viene istituito il Collegio delle Scuole Pie, retto dai Padri Scolopi (un altro Collegio analogo era giá in Pescina).
Con l’abolizione del feudalesimo, Massa d’Albe consolida la propria posizione di preminenza, salvo a perdere l’antico privilegio della Fiera di S.Pelino, che le viene tolto nel 1811 da Avezzano. Nel 1830 le frazioni di Albe, Castelnuovo, Antrosano e S.Pelino chiedono di essere aggregate al Comune di Avezzano, ma la loro richiesta viene respinta. Dovranno passare molti decenni (piú di un secolo) prima che S.Pelino, Castelnuovo e Antrosano possano staccarsi da Massa d’Albe e unirsi al Comune di Avezzano (rispettivamente, nel 1939, nel 1960, nel 1959).
Piú importante nel passato, comunque, fu la funzione di Albe (l’antica Alba Fucens), che all’epoca degli Angioini costituiva un feudo a sé, distinto da quelli di Tagliacozzo e di Celano, nonostante una presunta sua distruzione ad opera di Carlo I d’Angió subito dopo la battaglia del 1268 contro Corradino di Svevia.
Passata successivamente sotto il demanio regio, nel 1343 Albe viene lasciata in ereditá dal re Roberto alla nipote Maria di Durazzo.
È proprio questo il momento in cui i Benedettini cominciano a perdere gran parte della loro influenza sulla Marsica, tanto che giá nel primo decennio del XIV secolo la chiesa e il convento di S.Pietro d’Albe non appartengono piú a loro e vengono affidati ai Conventuali. Tornata al demanio regio dopo la morte di Maria (anno 1366), subito dopo passa sotto il controllo di Giovanna di Durazzo, sposata con Roberto d’Artois. In seguito alle lotte per la successione tra Ladislao e Luigi II d’Angió, i feudi di Celano, Manoppello e Albe vengono concessi a Luigi di Savoia, partigiano dell’angioino, il quale viene nominato anche Viceré d’Abruzzo e governatore di L’Aquila.
Nel 1405 Albe è soggetta alla stessa regina Margherita, la quale concede il feudo ai Colonna, per tornare subito dopo al demanio regio. Salita sul trono di Napoli la regina Giovanna II, sorella di Ladislao, la contea viene nuovamente ceduta ai Colonna, rimanendovi insieme con quella di Celano. Morta, peró, Giovanna II, scoppia un’altra guerra di successione, nel corso della quale la contea di Albe cade in potere di Giacomo Caldora, investito del feudo nel 1436 in seguito a privilegio della regina Isabella. È in questi primi anni del Quattrocento che Albe rivendica il proprio diritto alla giurisdizione quasi vescovile su tutte le «ville» circostanti, e cioè su quelle di Massa Superiore (o Corona), Massa Inferiore (la futura Massa d’Albe), Forme, Antrosano, Castelnuovo e S.Pelino.
Nel 1440 per gli eventi della guerra di successione, il feudo di Celano viene assegnato a Leonello Acclozamora e, nel 1411, quello di Albe a Giovanni Antonio Orsini.
Subito dopo, tuttavia, quest’ultimo feudo torna alla Regia Camera, tanto che nel 1457 risulta essere Governatore d’Albe, a nome di Alfonso d’Aragona, un tal Francesco Pagano, che contemporaneamente è anche governatore di Tagliacozzo. D’ora in poi — pur con varie traversie che durano almeno fíno alla metá del XVI secolo — le vicende di Albe si identificano con quelle del Ducato di Tagliacozzo, fino al definitivo possesso di entrambi i feudi da parte della Famiglia Colonna. Ed è da questo momento, appunto, che ha inizio la decadenza di Albe.
CENNI ARTISTICI
In Massa Corona, merita attenzione la chiesetta della Madonna del Fulmine, cui devono aggiungersi le due chiese parrocchiali e altre due chiesette dedicate alla Madonna (quella di Ripoli e quella dell’Immacolata). Mancano vere e proprie tracce di monumenti antichi, per le distruzioni provocate dal terremoto del 1915 e dai bombardamenti del 1944. Nella frazione di Albe, invece, si trovano alcuni tra i resti piú importanti della storia antica e medievale della Marsica: si tratta dei reperti archeologici di Alba Fucens, della basilica romanica di S. Pietro e della chiesetta parrocchiale di S.Nicola (ricostruita dopo il terremoto nel rispetto del disegno quattrocentesco).