Monte della Difesa

E’ un riparo sottoroccia largo una ventina”di metri (fig. 4); di difficile accesso, si apre alla base di una parete rocciosa del monte La Difesa, presso Tagliacozzo. Nel 1972 furono recuperati dai Gruppi Archeologici d’Italia, in un’area localizzata sulla pianta, numerosi frammenti di ceramiche attribuibili al Neolitico e alla media età del Bronzo. La grotta non e stata mai oggetto di scavi sistematici, pertanto, non si hanno altri dati fatta eccezione per quelli desumibili dai materiali archeologici rinvenuti. Interessante risulta la frequentazione protostorica limitata nel tempo che non va oltre il Bronzo medio e inoltre la presenza di ceramica fine, con un’alta percentuale di vasi decorati. Pertanto, anche per questa cavità si può ipotizzare una utilizzazione specifica che va al di la di una frequentazione occasionale di carattere abitativo.

Frequentazione e destinazione d’uso nella protostoria:

Sulla base dei materiali pubblicati appare evidente la presenza di materiali omogenei riferibili all’intero corso della media età del Bronzo. La frequentazione del riparo comincia, in ogni modo, già nel Neolitico (vedi op. cit.). Colpisce la presenza di una notevole quantità di ceramica appenninica decorata che farebbe ipotizzare, viste anche le caratteristiche morfologiche della cavità, un uso del luogo che investe la sfera sacrale. Ancora una volta non possiamo fare a meno di sottolineare l’esigenza di un intervento di scavo sistematico per una maggiore conoscenza dell’importante contesto.

L’analogia delle forme e dei motivi decorativi con il repertorio noto nelle grotte limitrofe quale la Beatrice Cenci ma anche in altre grotte abruzzesi inserisce, comunque, la cavità nell’ambito di un quadro archeologico che merita sicuramente di essere approfondito.

Testi di Serena Cosentino, Vincenzo d’Ercole, Gianfranco Mieli

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