Il nome derivante o da «morena» (GAETANO SQUILLA) o, come diminutivo, da «moro» (da una base mediterranea murrietraia) (Ch. DU CANGE). Prima del terremoto del 1915 Morino sorgeva su un colle alla destra del fiume Liri, dove ancor oggi si vedono i resti delle primitive abitazioni.
Il suo nome appare per la prima volta in un «atto» del 1089, con il quale Ratterio di Antena donava la chiesa di S.Pietro, esistente in quel «castello», al monastero di Montecassino. Successivamente, il nome di Morino si legge nel «Catalogo dei Baroni” del 1173, elencato tra i feudi del conte Ruggiero d’Albe.
Nel 1185 è documentata l’esistenza della chiesetta della Madonna del Pertuso (l’attuale Madonna del Caúto) nel «Chartarium Casamariense». Fin dal ‘400 Morino entra in conflitto con i paesi vicini, soprattutto quelli posti al di lá dei monti Ernici (in particolare Guarcino e Alatri), ma anche con quelli situati nella stessa Val Roveto.
E ancora nel XVIII secolo gli amministratori delle varie «universitá» sono costretti a stipulare transazioni e compromessi, come quello del 1780 tra Morino e Meta o quello del 1791 tra Morino e Rendinara, per questioni di confini.
Sempre nel XVIII secolo, viene aperta in territorio di Morino una ferriera, le cui macchine sono azionate dalle acque dello Schioppo. Dopo il 1806, Morino viene unita al Comune centrale di Civita d’Antino, sotto il quale rimane fino al 1831.
Dopo questa data, torna ad essere Comune autonomo, insieme con la frazione di Rendinara.
CENNI ARTISTICI
L’antico abitato è costituito, oggi, da ruderi, fra i quali spiccano quelli della chiesa madre, tardo-rinascimentale, del campanile (ancora in piedi con la sua guglia aguzza) e di alcune mura più antiche, «le sole che ancora possano dirci della lontana origine della città quale centro fortificato d’altura». (E.POMILIO).