1. Monastero benedettino di S. Nicola. Lungo l’antica strada di mezzacosta Antino-Sora, a quota 430, nella località detta “Casalino di S. Nicola”, vicino la “Fonte di S. Nicola” posta sotto Colle Pizzuto, sono i resti murari del monastero benedettino di S. Nicola, maggiore prepositura cassinese della Valle Roveto posta presso il Castello di Balsorano. La prima menzione è del 972 con attestazioni nel 1066 e 1089, in cui si notano passaggi di mano da Montecassino ai Conti dei Marsi. Nel 1273 diventa sede di una prepositura cassinese con relativo casale affiancato, fino al 1492 quando, assegnata al clero secolare, divenne una semplice chiesa rurale.
2. Vicus italico-romano di S. Lucia. Sulla stessa strada antica Antino-Sora, sulla quota 441 sopra Balsorano Vecchio detta “S. Lucia”, è da situare un villaggio italico-romano disposto su terrazze nel pendio segnalato da murature di grandi blocchi posti a secco, vasellame ceramico e tegolame antico.
3. Villa romana e necropoli in località “Affitto”. La località “Affitto”, situata sopra la vecchia strada romana di fondovalle di “le Starze”, doveva in antico essere occupata da una fattoria agricola romana, visto i passati rinvenimenti di opere murarie e soprattutto di tombe con copertura fittile a cappuccina.
4. Chiesa campestre sul Liri di S. Maria delle Grazie (o “Madonna dell’Osteria”). Chiesa nella sua fase di età barocca, in stato di rudere, posta a quota 317, sulla riva nord-est del Liri e sotto il Castello di Balsorano, in località “le Starze”. L’abside utilizza i resti di una torre-mastio cilindrica a canna ottagonale, databile alla metà del Trecento.
5. Posto di confine fortificato medievale di “le Starze”. Nelle vicinanze della chiesa rurale della “Madonna dell’Osteria alle Starze”, sono i resti di un posto fortificato di confine medievale, situato lungo la strada antica di fondovalle. Si riconoscono i resti di una torre a pianta quadrata scarpata alla base (XIV secolo) con un recinto di difesa che raggiungeva il torrione cilindrico utilizzato come abside della chiesa campestre: nell’area resti di un molino di età rinascimentale.
5. Castello Piccolomini di Balsorano. Sull’altura rocciosa, quota 444, che domina Balsorano Vecchio sul versante orientale del corso del Liri, si erge maestoso il restaurato Castello Piccolomini di Balsorano. Del primitivo maniero si hanno notizie dalla metà dell’XI secolo e nel 1150 come possesso dei Conti dei Marsi. Nei secolo successivi subbi ampliamenti e rafforzamenti nel XIII secolo in cui il primitivo recinto murario fu dotato di torrette-rompitratta “a scudo”, mentre il mastio interno a pianta pentagonale nel corso del ‘300 fu trasformato in castello con murature scarpate alla base e torre interna a pianta quadrangolare dotata di apparato a sporgere merlato. Un maniero di confine dei possessi dei Conti di Celano discendenti dai vecchi Conti dei Marsi. Solo nella seconda metà del ‘400 con la creazione della Baronia di Balsorano, i Piccolomini trasformarono il castello medievale in rocca rinascimentale con la creazione dei cinque bastioni cilindrici angolari ed il raddoppio delle murature. Il terremoto del 1915 portò alla distruzione dei piani superiori e della torre-mastio interna cui seguì un maldestro e fantasioso restauro da parte dei Fiastri Zanelli.
6. Centro storico di Balsorano Vecchio. A quota 375, sotto il Castello Piccolomini è l’abitato di Balsorano Vecchio, distrutto dal terremoto del 1915. Del nome della località in età alto medievale, Vallis Sorana, abbiamo testimonianza tra il 774 e il 788 con la donazione al monastero di S. Vincenzo al Volturno del duca longobardo di Spoleto Ildebrando. Al primitivo insediamento medievale appartenevano le chiese di S. Stefano, S. Nicola, S. Pietro e S. Donato situate nel suo territorio di appartenenza. Nel XII secolo abbiamo le prime notizie dell’esistenza di un abitato accentrato, situato alla base dell’incastellamento a contatto con la chiesa di S. Pietro, insediamento racchiuso da una cinta muraria dotata di torrette-rompitratta semicilindriche e due porte in età rinascimentale. Attualmente rimangono i resti di parte delle mura con una porta nelle vicinanze delle rovine della seicentesca chiesa parrocchiale con la monumentale e barocca Fontana di S. Martino, qui rimontata nel 1870.
7. Eremo e santuario della Grotta di S. Angelo. A quota 917 posta sopra il Vallone di S. Angelo, sotto un’alta parete rocciosa, è il più famoso santuario in grotta della Val Roveto, S. Angelo in Grotta di Balsorano. Da alcune testimonianze ottocentesche, sappiamo che la grotta era probabilmente utilizzata come luogo di culto in età imperiale romana (culto del dio Mitra?), ma indizi delle prime attestazioni cristiane con l’esistenza di un piccolo monastero benedettino nel luogo, risalgono all’XI secolo, cenobio di cui è documentato l’abbandono precoce agli inizi dell’ XIII secolo. Del locale originario benedettino rimangono scarsi resti murari sulla destra dell’ingresso, mentre di costruzione più recente (1750-1801) è l’edificio utilizzato come ospizio per i pellegrini che vi accorrono nei medi di Maggio e Settembre in occasione delle feste di S. Angelo e S. Michele Arcangelo. Nell’interno della grande grotta, probabilmente già utilizzata in età preistorica, sono tre cappelle: quella in basso, fra le due scale, rifatta in età recente, è dedicata a S. Giuseppe e S. Antonio di Padova; sopra, sulla destra è quella dedicata a S. Michele con dipinto di S. Michele Arcangelo datato 1874; sopra, sulla sinistra è la cappella della Madonna dello Spirito Santo con relativo dipinto datato 5 Maggio 1533.