1. Centro storico di Civita d’Antino. L’attuale centro storico di Civita d’Antino è posto su un terrazzo roccioso che domina a nord-est il corso del Liri, con tre alture interne sulle quote 912,4 – 909,4 – 895,7. Le origini dell’insediamento vanno ricercate nel VI-V secolo come medio centro fortificato dei Marsi con le sue mura in opera poligonale di II maniera (grandi e medi blocchi di calcare locale composti a secco), lunghe 1,280 km e racchiudenti un’area interna, dotata di tre alture, di circa 15 ettari. Sulle mura si aprivano tre porte: “Porta Flora” sul versante montano ad est; Porta Nord sul versante omonimo e con comodo accesso carrabile; “Porta Campanile” sul versante a valle, ad ovest. Al termine della prima metà del I secolo a.C., l’insediamento fortificato divenne municipium romano con il nome di Marsi(s) Antino o più comunemente Antinum. L’altura, ora dominata dalla torre medievale costituiva l’acropoli della città, mentre l’area pianeggiante, ora occupata dai giardinetti pubblici e altre costruzioni vicine, era sede del foro; nelle vicinanze della Porta Nord, era situato un santuario. Il territorio municipale era costituito da gran parte della Val Roveto, forse da S. Vincenzo Valle Roveto-Roccavivi a Pescocanale-Monte Termine; infatti, il nome attuale della valle deriva dal toponimo medievale Vallis Urbeti, cioè Vallis Urbis Veteris (“Valle della Città Vecchia”) riferita alla diruta Antinum in età altomedievale.
All’inizio dell’età medievale, sebbene in decadenza e dopo una contrazione nel VI-VII secolo, l’abitato interno accentrato col nome di Civitas Antena, si dispose dentro il perimetro murario antico rinforzato da torrette-rompitratta “a scudo” nel ‘200, in vicinanza delle porte ancora in funzione. Nell’interno, al centro sul luogo dell’ex Asilo per l’infanzia, era la pieve di S. Stefano da cui dipendevano numerose chiese rovetane a conferma della sua probabile funzione diocesana; infatti, nel IV-V secolo probabilmente Antinum fu sede episcopale. Nell’XI secolo l’altura dell’acropoli fu dotata di una torre-cintata con la torre-mastio interna, a pianta quadrata, risistemata nel ‘300 (ora “Torre dei Colonna”). Resto notevole di casa-torre medievale (XII-XIII secolo) è la così detta “Casa di S. Lidano” posta in direzione della “porta Nord”. Con il Rinascimento, l’abitato si ridusse ad un’area più ristretta fra il vecchio Foro, Porta Flora, Porta Nord e l’acropoli con una recinzione interna dotata di bastioni cilindrici sul finire del ‘400. Al termine del ‘500 l’altura vicino al Foro fu caratterizzata dall’edificazione di un complesso palazzato dei Ferrante nelle vicinanze del vecchio Foro. Con le distruzioni dei terremoti dal settecento al 1915, l’abitato è stato in gran parte alterato dalle ricostruzioni e la stessa parrocchiale di S. Stefano nel ‘700 fu riedificata nelle vicinanze del Palazzo Ferrante in località “Banchi”.
2. Il recinto murario antico e medievale di Civita Antino. Del vecchio recinto murario antico e medievale rimangono notevoli testimonianze a “Porta Campanile”, nelle vicinanze della “Porta Nord” e sulla spianata di S. Lidano. Nella prima, oltre ai resti della cinta antica, sono i resti di una torretta-rompitratta “a scudo” duecentesca e della recinzione medievale in opera incerta. Presso la Porta Nord e sul parapetto della Piazza del Banco, sono invece le testimonianze monumentali delle mura italiche in opera poligonale di II maniera, composte a secco con l’uso di grandi e medi blocchi di calcare locale. Ai margini della spianata della diruta chiesa di S. Lidano, sono i resti delle fondazioni di un bastione semicilindrico rinascimentale, unico resto ancora visibile del potenziamento difensivo attuato dai Colonna sul finire del ‘400.
3. La Torre dei Colonna di Civita Antino. Sulla quota 909 della vecchia acropoli della città antica svetta la trecentesca torre-mastio quadrata della Civitas Antena, detta ora “Torre dei Colonna” per il suo presunto legame con i feudatari del paese dal termine del XV secolo fino agli inizi dell’Ottocento. Essa costituiva la difesa sommitale del complesso fortificato medievale ed era la sede del rappresentante feudale locale.
4. Chiesa di S. Stefano Protomartire di Civita Antino. Attualmente la chiesa, ricostruita nel 1951 in stile barocco con pianta a croce greca, è la terza chiesa dedicata al santo nell’area della città antica. La più antica chiesa, probabile sede episcopale nel V-VI secolo, era situata nell’area della “Terravecchia”, sopra la Porta Campanile e di cui si ha notizia come la più importante pieve rovetana in una bolla del papa Lucio III del 1183. Nel 1762 l’edificio medievale, ormai fatiscente, fu abbandonato con l’edificazione di un’altro fabbricato in stile barocco nell’area dell’attuale parrocchiale successivamente distrutto dal terremoto del 1915.
5. Palazzo Ferrante di Civita Antino. Sul finire del ‘500 la famiglia Ferrante si trasferì in Civita d’Antino provenienti da Val Montone (Roma) ed edifico il primo nucleo del suo palazzo nella zona dei “Banchi”, posta sopra l’antica area forense con l’adiacente cappella gentilizia della SS. Concezione. Nei secoli successivi (XVII-XIIII e XIX) il palazzo fu ampliato con nuove ali di edifici. Il 18 luglio del 1832 fu ospite del palazzo il re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone che conferì ai Ferrante la facoltà della regale catena di ferro da porre sul principale portone d’ingresso, tutt’ora esistente. Furono ospiti della residenza gentilizia Keppel Craven, Sir Richard Col Hoare, Edward Lear, Theodor Mommsen, Cristian Zahartmann. Il terremoto del 1915 distrusse i piani superiori del palazzo, dove erano conservate notevoli opere d’arte (una “Notte” del Correggio ed altre tele atribuite al Botticelli ed al Reni) e la preziosa piccola biblioteca della seconda metà del Settecento.
6. Palazzo Cerroni a Porta Flora. È l’unica porta della città antica rimasta in funzione nella sua sistemazione post-rinascimentale: il suo nome deriva probabilmente dalla sua apertura verso la sorgente antica (posta a monte dell’attuale “Fonte Vecchia”) dedicata a Vesuna Flora. A contatto con la porta è l’edificio del Palazzo Cerroni con la sua pensione, dove nell’Ottocento soggiornarono i pittori danesi dal 1883 agli inizi del Novecento (Zahrtmann, Kroyer e Skovgaard).
7. Convento di S. Francesco. Sopra l’antica strada Antino-Alba, a quota 1060 sotto Monte Alto, sono i resti della più antica fondazione francescana della Marsica, il convento di S. Francesco fondato nel 1255 insieme all’altro (di cui non rimangono più tracce) di Morrea. Nel ‘300 e fino al ‘400, passò alle clarisse che lo ampliarono con il nome di S. Maria Maddalena: nel 1421 le clarisse lo abbandonarono ed il convento passò ai minori conventuali della provincia regolare di S. Bernardino, che lo tennero fino al 1652, anno della sua soppressione. Del complesso francescano rimangono nel luogo i resti murari, caratterizzati da due edifici collegati da un recinto in opera incerta medievale.
8. Santuarietto italico-romano di Colle d’Angelo. A quota 983, lungo l’antica strada montana che univa Antinum con Anxa, nel 1903 fu rinvenuto a contatto con la sorgente che alimenta la Fonte Vecchia di Civita d’Antino, un cippo votivo del I secolo a.C. con dedica ad Angitia. Il ritrovamento testimonia l’esistenza nel luogo di un’area cultuale italico-romana posta lungo la strada che anticamente collegava Antino con il santuario di Angizia posto nell’interno della città marsa di Anxa (Luco dei Marsi).
9. Il centro fortificato italico di Grotta Ferretti. L’antico centro fortificato marso è situato a quota 1725 del monte Grotta Ferretti ed è il più alto insediamento fortificato della Marsica. Presenta una pianta ovoidale racchiusa da una recinzione muraria lunga metri 307 con porta sul versante sud e cisterna ricavata nella roccia nell’interno. All’esterno, sul lato sud-est presenta un muro di difesa esterno trasversale alla sommità e conservato per una lunghezza di 110 metri.
10. Eremo e chiesa di S. Maria del Monte (Madonna della Ritornata). Lungo la strada montana che unisce Civita d’Antino con Collelongo, un diverticolo permette di raggiungere l’Eremo medievale posizionato su un balzo roccioso presente a quota 1136. La prima citazione della chiesa, dipendente dalla pieve atinate di S. Stefano, è del 1183, ma le sue origini sono probabilmente altomedievali. Nell’interno, sull’abside della piccola chiesa ad unica navata, sono degli interessanti affreschi databili nel XII-XIII secolo e raffiguranti Cristo e gli Apostoli. L’edificio religioso è meta nell’ultima domenica d’Agosto della processione notturna in onore della Madonna della Ritornata con il trasporto della tavola della sacra immagine della Vergine con Bambino (del XIII secolo con restauro del 1421) dall’eremo alla chiesa di S. Stefano di Civita d’Antino.
11. Villa Romana di Colle Secco-Pagliara Pasqualoni. Sotto l’antica strada di mezzacosta Alba-Sora (ora detta “Tratturo”), poco prima di giungere a Morrea in località “Colle Secco-Pagliara Pasqualoni”, sono i cospicui resti di una villa romana d’età flavia ed antoniniana (I-II secolo d.C.). Della stessa sono visibili murature in opera reticolata e laterizia ed il crollo di volte in opera cementizia, lungo la strada asfaltata che mette in comunicazione Morrea con la Strada Statale della Valle del Liri.