Sabina Santilli

Sabina nacque a San Benedetto dei Marsi, un piccolo comune dell’Abruzzo già dimezzato (2.700 morti rispetto ai 4.200 abitanti) dal terremoto della Marsica del 1915, undicesimo grado della scala Mercalli. Nell’evento sismico, i genitori di Sabina, Pacifico e la moglie Elisa persero casa e due bambini: Ebbero in seguito altri sette figli, tra i quali Loda, Ettore e Sabina[1].Nel 1924, a sette anni, come conseguenza di una meningite Sabina perse l’udito e la vista «La sera del giovedì santo, dal letto di mia mamma, diedi un ultimo sguardo attorno. L’indomani mattina, venerdì santo, udii l’ultimo grido, seguito da una sbattuta di porta. Da allora niente più. Fu il buio pesto senza una voce»(Sabina Santilli agli amici della Caritas di Avezzano nel 1982[1]) Desiderosa di fare la sarta, aveva già imparato a scrivere e a gennaio, dopo solo tre mesi dall’inizio della scuola del paese, venne promossa nella seconda elementare[1]. Ricoverata al Policlinico Umberto I di Roma, dopo un mese tornò a casa e per tre anni si ingegnò per poter fare le cose come prima, ma nella nuova condizione.A dieci anni Sabina divenne la prima alunna del nuovo Istituto per ciechi guidato da Augusto Romagnoli di Roma dove imparò il Braille e il metodo Malossi. Da questa sua esperienza e dall’idea della riabilitazione precoce nacque l’idea della futura associazione della Lega. Dalla sua casa natale iniziò a scrivere lettere per mettere in contatto tra di loro le persone con i suoi stessi problemi e le sue stesse difficoltà. Scrisse in Braille (con un sistema di piegare la carta che le permise di andare velocemente) spiegando cose pratiche come lo stiro e il giardinaggio, come coltivare interessi nuovi e spronando gli altri ad essere attivi. E poi lettere di richiesta d’aiuto (indirizzate ai vicini, alle parrocchie, associazioni, enti) per le singole persone sul territorio.Francobollo Lega filo d’oro Il 20 dicembre 1964, aiutata dal giovane sacerdote Don Dino Marabini e un gruppo di volontari fondò la Lega del filo d’oro e ne fu la prima presidente. L’associazione, con la sede nazionale ad Osimo, nelle Marche, diventò ente morale iniziando con il 1967 ed in seguito Organizzazione Non Lucrativa di Utilità sociale (ONLUS) dal 1998. È impegnata nell’educazione, l’assistenza, la riabilitazione e il reinserimento nelle famiglie e nella società di bambini, giovani e adulti sordociechi e con disabilità congiunta della vista e dell’udito[2].«In buon italiano non si usa dire sempre “persone sordocieche”, perché si sa che i sordociechi sono persone»(Sabina Santilli[1]) Mentre alla radio, il 2 giugno 1968, viene annunciata la morte di Helen Keller (la prima sordocieca che, grazie all’istruzione e all’aiuto della sua insegnante Anne Sullivan riuscì a condurre una vita indipendente, storia alla base del film Anna dei miracoli) Sabina affermò: «Mentre il mondo parla di “miracoli” nei suoi riguardi, noi abbiamo ragione di dire (non senza un risolino sotto i baffi) che è stata invece solo il primo esempio. È infatti normale che un ciecosordo può essere una persona normale, purché aiutato in tempo e a proposito[1]»

Ricettività e servizi