San Benedetto dei Marsi

Cosí chiamata dalla chiesa titolare di tal nome». (Da documenti d’archivio, Diocesi di Avezzano). Sorta probabilmente sul luogo stesso dove anticamente si trovava la cittá di Marruvium (divenuta poi, nel medioevo, la «Cittá Marsi» o «cittá marsicana», S.Benedetto era divenuta sede vescovile e giá al tempo di Carlo II d’Angió la cattedrale di S.Sabina possedeva tutti i terreni compresi tra Pescina e il Fucino, oltre il diritto all’uso esclusivo dell’acqua, che alimentava il cosiddetto «Molino di Civita». Per ragioni non del tutto chiare (forse, alluvioni del lago), Pescina tolse il primato a S.Benedetto; e la cattedrale di S.Sabina, ormai diruta, nel 1580 venne ufficialmente sostituita da quella di S.Maria delle Grazie in Pescina.

Dopo un lungo periodo di decadenza, tuttavia, nel Settecento l’abitato cominció a riacquistare importanza, tanto da raggiungere ben presto (verso la metá del secolo) i quattro-cinquecento abitanti. Tuttavia, il vero sviluppo di S.Benedetto è abbastanza recente: lo si puó far coincidere con il prosciugamento del Fucino.
Fra il 1801 e il 1881 il comune di Pescina (cui S.Benedetto appartiene ancora) vede aumentare la propria popolazione del 70%: e il merito è quasi esclusivamente della sua frazione di S.Benedetto.

La messa a coltura del «Bacinetto» è stata la causa prima di questo «exploit» demografico; ma ben presto diventa anche la ragione del profondo contrasto tra le due comunitá. Il terremoto del 1915, che provoca in S.Benedetto oltre 2.300 vittime, rimanda a molti decenni dopo la soluzione del problema; e sará soltanto dopo la seconda guerra mondiale, precisamente nel 1945, che S.Benedetto potrá finalmente liberarsi dalla tutela di Pescina e divenire Comune autonomo.

CENNI ARTISTICI

Dell’antica cattedrale di S.Sabina rimane in piedi soltanto la facciata, con un bel portale e il relativo frontespizio. Degni di nota sono anche i cosiddetti «morroni», vestigia d’etá romana, e i muri consunti di un anfiteatro. Tra i resti archeologici trasferiti altrove, è da ricordare il gruppo di marmi che, da piú di due secoli, si trovano nel palazzo reale di Caserta.

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