San Vincenzo superiore

L’esistenza di una chiesa, dedicata a S. Vincenzo Martire, dentro i confini dell’attuale S. Vincenzo Vecchio, e documentata nel Codice Casamariense, dove, al foglio I°, Cap. I, pag. 3, e scritto cosi: Venerabilis Abbas Johannes acquisivit ecclesiam unam vocabulo Sancti Vincentii positam in Valle, quae vocalur Orbeti, iuxta castrum quod dicitur Morrei. Il Venerabile Abate Giovanni acquisto una chiesa col nome di S. Vincenzo posta nella Valle, che si chiama di Orbeto, presso il castello detto Morrea. L’Abate Giovanni dell’antico Codice visse dal 1026 al 1066.

La chiesa poi di S. Vincenzo veniva confermata alla Badia di Casamari nel Privilegio di Callisto II nel 1123 e nella Bolla di Alessandro III del 1170 come ho gia ricordato altrove. Negli accennati documenti e precisato che la chiesa (e forse attorno ad essa esisteva gia un primo nucleo di case) si trovava in Valle Orbevetana, cioe Valle Rovetana o Valle Roveto. Non molti i riferimenti a S. Vincenzo in documenti posteriori. Nei secoli XIV, XV, XVI e XVII S. Vincenzo fu considerato Casale di Morrea. Sviluppatosi col tempo, ebbe poi il sopravvento nel secolo XVIII. Il vecchio paese, costruito in alto, non molto lontano dalle pendici dei monti, ma in una posizione felice e ben riparata, divenne Università, ossia Comune autonomo. Fino al 1806 amministravano il paese 2 sindaci scelti “a voti segreti”.

Il suolo del paese, come quello dei confinanti paesi di Morrea e di S. Giovanni, per la sua esposizione e per la sua particolare natura, produce buon vino ed ottimo olio. La dipendenza della Parrocchia di S. Vincenzo della Badia di Casamari duro a lungo e fino al secolo XVIII il Parroco veniva ancora presentato dall’abate Casamariense e poi confermato dal vescovo di Sora, Dal 1806 il Comune di S. Vincenzo fu unito al Comune centrale di Civita d’Antino assieme a Morrea, Castronovo e Morino. Invece nel 1816 S. Vincenzo divenne Comune centrale e ad esso rimasero aggregati i Comuni di Roccavivi, di Morrea, di S. Giovanni Valleroveto e di Castronovo. Il paese si chiamo S. Vincenzo Valleroveto soltanto nel secolo passato.

Dopo il terremoto del 1915, parte del paese si trasferì al piano, a destra del Liri, presso la stazione ferroviaria, in uno dei punti piu bassi di Valle Roveto. Il nuovo S. Vincenzo e collegato, al Km. 35 + 800, alla Nazionale 82 da una comoda strada di circa mezzo chilometro. Ora e collegato direttamente anche con la sua più importante frazione: Roccavivi. Il resto della popolazione rimase nell’antico paese, che tutti oggi chiamano S. Vincenzo Vecchio. Anche esso e allacciato, al Km. 35,400, alla Nazionale 82 a mezzo di una discreta strada di 3 chilometri; ora comunica per mezzo di altra strada anche con S. Giovanni Valleroveto. Quando il vescovo sorano Piccardi venne in visita pastorale nel 1663 a S. Vincenzo, i suoi abitanti erano 383. Nel 1703 erano di meno, appena 380. Nel 1806 il paese aveva 659 abitanti e nel 1838 ne aveva 869. Il Catasto di S. Vincenzo, che nel documento e chiamato ancora Casale di Morrea, porta la data del 20 dicembre 1748: cosi si rileva dall’Archivio di Stato di Napoli, Sezione Amministrativa, Catasto Onciario, vol. 3144.

Il nome del paese vecchio, come quello del nuovo, deriva da S. Vincenzo Martire, festeggiato il 22 gennaio di ogni anno, anche se non e il patrono del paese. In quella circostanza si gustano i primi teneri capretti dell’anno. Lo stemma riproduce nel mezzo l’immagine di S. Vincenzo. Ma di quale S. Vincenzo? Non certo quella di S. Vincenzo Martire, come dovrebbe essere, ma, erroneamente, l’immagine di S. Vincenzo Ferreri, che nella iconografia comune viene rappresentato come l’Angelo dell’Apocalisse, che regge un libro e tiene in mano una tromba, mentre una fiamma sormonta la sua testa. Perché tale anacronismo? Esso si spiega per la imperizia e la ignoranza del disegnatore dello stemma, il quale, non conoscendo la tradizionale immagine di S. Vincenzo Martire, rappresento con molta ingenuità S. Vincenzo Ferreri, un santo molto più conosciuto nella Chiesa Cattolica, ma vissuto più tardi. Attorno allo stemma, che vado esaminando, e scritto: Civitas S. Vincencii Anastasii. Dopo S. Vincencii, ne una congiunzione, ne una virgola.

Il disegnatore é caduto in un altro errore grossolano. Egli credeva che si trattasse di un solo santo; invece S. Anastasio e un santo diverso da S. Vincenzo Martire. Il disegnatore o l’ispiratore dello stemma hanno confuso i due santi, che hanno in comune solo il giorno della festa. Infatti il 22 gennaio la Chiesa festeggia S. Vincenzo Martire (a. 304) e S. Anastasio Martire (a. 628). S. Vincenzo Valleroveto appartenne ai conti di Albe, di Celano e ai baroni di Balsorano, come il Comune di Morrea, di cui fu considerato Casale fino al secolo XVIII. Oggi S. Vincenzo Valleroveto e, dopo Balsorano, il Comune più popoloso del Mandamento di Civitella Roveto. In seguito agli spostamenti della popolazione, dopo il terremoto del 1915, il Comune comprende, oltre il capoluogo, cioè il nuovo S. Vincenzo Valleroveto, le seguenti frazioni: Roccavivi, S. Giovanni Valleroveto Vecchio e S. Giovanni Nuovo, S. Vincenzo Vecchio, Morrea, Le Rosce (S. Restituta) e Castronovo.

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