STORIA DEL CARSEOLANO (il cimitero conteso tra Carsoli e Poggio Cinolfo)

Così come oggi i Comuni obbligano i cittadini a versare una quota, più o meno consistente e speculativa, per ottenere lo spazio per la sepoltura dei defunti, così nei secoli passati le parrocchie fungevano da percettore di denaro sotto forma di offerta. A Poggio Cinolfo si sono avuti periodi in cui si erano prefissati gli importi: è il caso degli anni ricadenti nella prima metà del secolo XVIII. Dai documenti di archivio della parrocchia è testimoniato infatti che nel 1731 l’offerta – tributo per la sepoltura all’interno dell’edificio sacro era di “grana 75”. Il sito esterno invece, di proprietà delle famiglie Silveri e Leonardi, era sicuramente più economico: soltanto “grana 25”; veniva comunque “tenuto mondo e ben custodito” (1).

Il Parroco di allora, Don Francesco Antonio Segna, registra inoltre che “non si è mai pagata la quarta funerale alla Messa” e “non vi sono abusi mirabili delle donne per esprimere il loro dolore nella morte dei congiunti”: annotazione che mette in evidenza quanto ancora fossero diffuse le cerimoniali delle donne pagate appositamente per piangere mentre accompagnavano il feretro. Il paese di Poggio Cinolfo, prima ancora che fosse edificata l’attuale parrocchiale di Santa Maria Assunta, aveva come chiesa principale e luogo di sepoltura, il piccolo edificio dedicato a San Pietro a sud del paese. L’area esterna adiacente alla chiesa, adibita a cimitero, verrà benedetta nel 1804 da Don Giuseppe Segna che attesta: “Attenta la… facoltà avuta dal S. D. Nicola de Giorgio Vicario Capitolare dei Marsi io sottoscritto Arciprete di questa terra di Poggio Cinolfo assistito dai RR. Sacerdoti D. Luigi Segna, e D. Domenico Segna e dai Novizi Cosimo Segna, ed Adriano De Sanctis, ed altri del popolo, addì 12 Maggio 1804 benedissi il nuovo Cimiterio nella Chiesa di San Pietro giusta la forma prescritta dal Rituale Romano”.

E il parroco, futuro vescovo della diocesi dei Marsi, nel benedire il luogo, avrà avuto modo di che essere soddisfatto conoscendo le vicende che ci accingiamo a narrare accadute circa seicento anni prima. Tra il XII e il XIII secolo una questione di ordine puramente economico si protrasse per diversi anni tra i monaci della chiesa di Santa Maria in Cellis di Carsoli e l’arciprete di Poggio Cinolfo: la tassa e le oblazioni per la sepoltura degli abitanti di Poggio Cinolfo furono il motivo del contendere. La sentenza è sostanzialmente già nota agli “addetti ai lavori”. È sembrato comunque utile proporre per tutti la versione integrale dell’atto non al fine di uno studio filologico del testo ma per mettere in evidenza oltre a fatti e nomi anche costumi relativi a quel periodo nella nostra zona.

Il documento attesta che Fra Gentile priore di Santa Maria in Cellis era ricorso mediante D. Berardo de Cellis al Vescovo dei Marsi Benedetto (a. 1178 ca.) per impedire che il parroco di Poggio Cinolfo D. Giovanni de Marano (o Martino) avesse continuato a far seppellire i defunti all’interno o all’esterno della chiesa del paese senza portarli a Santa Maria in Cellis e soprattutto senza corrispondere oboli legati alla sepoltura e ad altre cerimonie. Il successivo vescovo della Diocesi, Ingeano o Ignitio (1195 ca.), confermerà la sentenza sfavorevole al parroco di Poggio Cinolfo. La testimonianza scritta che è arrivata fino a noi è firmata dal Vescovo diocesano Tommaso (1218 ca.) il quale, dopo ulteriore ricorso del Procuratore di Santa Maria in Cellis Giovanni, ingiunge a D. Berardo parroco di Poggio Cinolfo, di distruggere e chiudere il cimitero, di non più seppellire i defunti del paese nella chiesa di San Pietro ma portarli nella chiesa di Santa Maria in Cellis, a meno che non vi fosse in atto una incursione di nemici o il tempo atmosferico lo avesse impedito, alle donne di Poggio, dopo il cinquantesimo anno di età, di recarsi per la purificazione nella chiesa di Carsoli, agli uomini di Poggio di portarsi nella chiesa di Santa Maria durante alcune festività, al parroco di pagare cento solidi. Cliccando su questo link si potrà vedere la traduzione (2) di una sentenza data da Tommaso Vescovo de’ Marsi addì 18 Dicembre 1218 (3): come si ricava da alcune memorie che si conservano nell’Archivio di Monte Cassino.


NOTE

1) È noto che soltanto dopo il decreto di Napoleone emanato da Saint Cloud nel 1804, nacquero obbligatoriamente per tutti aree riservate alla tumulazione dei cadaveri. Motivi civili ed igienici erano alla base di tale provvedimento in quanto, precedentemente, vi era una fossa comune dove venivano scaricati i corpi degli estinti. I più abbienti o le persone ragguardevoli avevano come luogo di sepoltura il pavimento delle chiese: fossa ricavata generalmente al centro della navata principale dove i corpi venivano posti e ricoperti di uno strato di calce in polvere per non creare infezioni e odori sgradevoli. I più poveri venivano seppelliti all’esterno della chiesa ma sempre in luogo attiguo.
2) Il documento che riporto in forma integrale è tratto da D. ERASMI GATTULA, Historia Abbatiae Cassinensis per saeculorum seriem distributa, Pars I, Vol. I, Venetiis, 1733, apud Sebastianum Coleti, p. 224-225). Ho comunque considerato anche la copia manoscritta di Don Giuseppe Segna. In Miscellanee di diverse Scritture, Istromenti & spettanti alle Chiese di Poggio Cinolfo ed altri raccolti da me Giuseppe Arciprete Segna nell’anno del Signore 1820, egli raccoglie documenti relativi alla Parrocchia di Santa Maria Assunta di Poggio Cinolfo. Non siamo in grado di appurare la fonte di Don Giuseppe Segna. È probabile che Segna abbia copiato da Gattula che aveva riportato in stampa notevoli e numerosissimi documenti presenti allora nell’archivio dell’Abbazia di Monte Cassino; ma da una attenta osservazione non sembra che il parroco di Poggio Cinolfo abbia sempre copiato il testo settecentesco in quanto, pur osservando che alcune integrazioni o correzioni potrebbero essere plausibili da un punto di vista strettamente linguistico tuttavia non si spiegano alcuni cambiamenti di nomi, di lessico e di date: per chiarezza li ho segnalati in corsivo e nelle note. Per una più agevole lettura, ho inoltre ritenuto opportuno porre in risalto nella traduzione in italiano i nomi e i luoghi rilevanti inerenti il documento.
3) La data riportata dal Gattula è 18 gennaio 1219. Anche Inguanez (M. INGUANEZ, Documenti del Monastero di S. Maria de Cellis conservati nell’archivio di Montecassino, pp.127- 158, in Bullettino della Regia Deputazione Abruzzese di Storia Patria, s. III, a. VII e VIII, 1916-1917, p. 131), citando peraltro Gattula, riferisce la medesima data. Don Giuseppe Segna, normalmente molto attento e preciso, qui scrive 18 dicembre 1218, a fine sentenza 15 gennaio 1218, sulla annotazione di costa del foglio 18 ottobre 1218.
4) Dictus Benedictus vivebat an. 1178. Ap. Phoebonium Hist. Mar. in Catal. Episcoporum, pag. 18. (Nota di D. G. Segna)
5) Non sappiamo da dove il Segna abbia letto “de Martino”. Certamente non dal Gattula che su stampa scrive chiaramente “de Marano”.
6) Dictus Ingeamus vivebat an. 1195. Ibid. pag. 23. (Nota di D. G. Segna).
7) “Episcopos” per “episcopus”.
Testi di Terenzio Flamini

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