STORIA DEL CARSEOLANO (La famiglia De Montanea)

La pergamena di cui si forniscono qui di seguito trascrizione e traduzione integrali, con un brevissimo riassunto del suo contenuto ad inizio testo, rappresenta una novità dal punto di vista storico. In essa infatti veniamo a conoscenza di un tassello ancora inesplorato di storia locale, di cui fu protagonista una delle famiglie altolocate del Carseolano, che controllava molti castelli del territorio. Si tratta della famiglia de Montanea attestata nella storia del Carseolano e dei territori circostanti a partire dalla seconda metà del XII secolo (1).

La sua potenza ebbe inizio con il solo dominio di Rocca di Botte, Prugna e Fossaceca. Sotto gli Angioini non dovette soffrire gravi danni nonostante la fedeltà a Federico II di Svevia (2) ed annoverò tra i suoi componenti l’abate Enrico III (3), che, negli anni 1245- 1273, resse l’abbazia di Subiaco. Ebbe un rappresentante illustre in Adriano Montaneo, che nel 1382 guidò vittoriosamente i soldati di Tivoli contro gli Orsini di Tagliacozzo (4). L’inimicizia tra de Montanea e Orsini si protrasse per molti anni e in questo scontro i primi trovarono aiuto nei Colonna di Riofreddo (5). Il suo dominio si estese su tutto il Carseolano, da Pereto a Colli di Montebove; dai Simbruini occidentali fino a Orvinio e nel Sublacense, per un arco di tempo compreso sino alla metà del XV secolo, quando si perde ogni traccia dei de Montanea. La loro storia è quella di una feudalità minore in continua lotta con gruppi nobiliari di maggior peso politico (in particolare gli Orsini di Tagliacozzo). Attraverso l’indagine accurata delle vicende relative ai piccoli feudatari (de Montanea, de Ponte, Colonna di Riofreddo), potremo integrare la conoscenza del basso medioevo, soprattutto per quanto concerne le dinamiche sociali e l’evoluzione dell’espressione artistica in quel periodo nel nostro territorio, in modo sicuramente più efficace e completo di quanto si possa ricavare da una ricerca rivolta unicamente alla storia dei potenti romani Orsini e Colonna.

Caratteristiche paleografiche del documento
la pergamena (originale, regestata sommariamente (6), in buono stato di conservazione presso l’archivio del monastero di Santa a Subiaco, Arca LIV, 306; dimensioni: 13,5×19 cm) costituisce un esempio di documento semipubblico, in cui la pubblica autorità, rappresentata da sopraconsiglieri e consiglieri, risponde alle lettere rogatorie (= lettere di supplica) (7) inoltrate dalla famiglia de Montanea. Il testo è redatto in una gotica notarile che evidenzia numerosi elementi di minuscola cancelleresca; tali grafie erano di uso corrente in Italia meridionale a partire dal XIII secolo. La grafia del nostro testo è definita da un tratteggio fluido, un ductus (8) corsivo, dalla rotondità del corpo delle lettere, da tipi abbreviativi diffusi nella gotica notarile insieme a segni abbreviativi notevolmente estesi e dalla forma ricurva, dall’uso di svolazzi e dalla bandiera triangolare a completamento delle aste (v. le lettere b, l ). È corredata del signum (= firma) de manu propria del notaio (v. oltre nel testo e la figura) (9).

Riassunto del testo pergamenaceo:
l’azione si svolge a Subiaco, il 27 ottobre del 1346, all’interno della chiesa di Santa Caterina. In una riunione – dettagliatamente descritta dal notaio Bartolomeo di Francesco di Giovanni sublacense – di sopraconsiglieri e consiglieri di Subiaco, viene deciso d’intervenire in aiuto di An- Fonti I de Montanea. Le vicende di una nobile famiglia del Carseolano in una pergamena del 1346 drea e Stefano de Montanea con duecento armati e con tutti i cittadini sublacensi che vogliono prendere parte alle operazioni. Andrea e Stefano chiedono aiuto per difendere dall’invasione del potente signore Orso dei figli d’Orso i possedimenti dei Montanea e il castello di Rocca di Cerro.
(…) Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, amen. Nell’anno 1346 dalla Natività [di Gesù], nel quarto anno del pontificato di papa Clemente VI santissimo in Cristo padre e del Signore signore, nell’indizione quattordicesima, il giorno 27 del mese di ottobre. Alla presenza di me, notaio, e dei sottoscritti testimoni a tale scopo specialmente rogati e convocati. Riuniti nella chiesa di Santa Caterina di Subiaco come avviene di consueto in specie a riguardo dell’accordo infrascritto su mandato del provvido viro, notaio Pietro Lonuncio sopraconsigliere di detto castello, con gli uomini scelti Benedetto di Santorio conestabile, Nicoletto Varri, Giovanni di Oddone di Giacomo, don Paolo di don Oddone di Cervaria, il maestro Pietro di Cervaria, Matteo Rocio, Paolo di Coletto, Giovanni da Civitella, Gregorio di maestro Nicoletto del Poggio, Giovanni Barone, Cicco di Nicoletto, Donato di Simeone conestabile, Nicoletto di Petruccio e Gentile di maestro Francesco consiglieri del nominato castello di Subiaco.

Poiché è stata sottoposta a detto consiglio la richiesta che i magnifici e potenti viri, Andrea e Stefano di Montanea avanzavano con numerose suppliche d’urgenza agli uomini ed al comune di Subiaco affinché andassero o inviassero contingenti armati quanti più potevano in loro aiuto contro il magnifico (14) e potente viro Orso dei figli di Orso nella guerra che avevano contro di lui soprattutto, dal momento che i detti signori de Montanea avevano intenzione, con l’aiuto di quelli di Subiaco, di liberare, difendere e unire con un patto di alleanza Rocca di Cerro, di loro pertinenza e che era assediata dai vassalli e dalla gente di Orso e dal suo esercito e di cacciar[li] con la forza dal territorio della citata Rocca; essendo state lette anche in detto consiglio le lettere di supplica dei prenominati due de Montanea, includenti gli obblighi di riconoscenza e gli aiuti che i signori de Montanea con i loro alleati e vassalli avevano prestato e continuativamente prestano ai sublancensi e quelli recensiti di tutta l’abbazia e quelli di cui sarebbero venuti in possesso, sebbene gli stessi signori de Montanea con i loro castelli e vassalli si trovino nelle immediate vicinanze dell’abbazia sublacense. E perciò per le predette cause nel consiglio sopradefinito, fu deliberato e messo in scritto, che oltre a quelli di Subiaco i quali di loro spontanea volontà vogliano partire, siano inviati da parte del comune di Subiaco duecento uomini armati non solo per difendere i castelli e i possedimenti dei due de Montanea, ma anche per combattere il prenominato magnifico viro Orso e chiunque altro dei predetti e che (gli armati) non possano uscire dalle terre e dalle proprietà dei de Montanea per colpire qualcuno.

La presente carta è stata redatta in seguito a delibera dei predetti conestabili sopraconsiglieri e il consiglio ha soprinteso nel luogo suddetto ed io ho attestato alla presenza di testimoni, vale a dire Stefano di Pietro Moccio, Bono Anno, Stefanuzio macellaio ed il notaio Nicolitto Oddorisci di Subiaco. Proprio io, Bartolomeo, figlio di Francesco di Giovanni, proveniente da Subiaco, notaio pubblico per imperiale autorità ed in integro (= ad ogni effetto) notaio di detto consiglio, richiesto, sono intervenuto tra tutti costoro, ho scritto, pubblicato ed ho posto la mia firma. B(artolomeo).(…)


NOTE

Ringrazio il dott. Michele Sciò per aver messo a disposizione informazioni di prima mano sulle vicende storiche della famiglia in questione.
1) Cfr. Catalogus Baronum, a cura di E. JAMISON, Roma 1972, p. 225.
2) Cfr. J. L. A. HUILLARD-BREHOLLES, Historia diplomatica Friderici Secundi, tomo V, parte 1, Parisiis 1857-1859, p. 559.
3) Cfr. L. MARIANI, Storia di Subiaco e suo distretto abbaziale, a cura di M. Sciò, Subiaco 1997, p. 115.
4) Cfr. F. BULGARINI, Notizie intorno all’antichissima città di Tivoli, Roma 1848, p. 13.
5) Cfr. Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 27, Roma 1982, p. 266, s.v. Colonna Antonio.
6) Cfr. V. FEDERICI, I monasteri di Subiaco. II. La biblioteca e l’archivio, Roma 1904, p. 130, doc. 1264. La pergamena fino ad ora non era stata mai trascritta.
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