Il più importante collegamento che nell’antichità univa Roma all’Abruzzo è stato senza dubbio la via Valeria. Essa venne costruita dai Romani dopo la fondazione delle colonie di ALBA FUCENS nel 303 a. C. e di CARSIOLI nel 298 a.C. (1). Attualmente nella Piana del Cavaliere il tracciato di questa strada è quasi del tutto scomparso. Soltanto a Civita di Oricola, sito dell’antica Carsioli, durante i normali lavori di manutenzione lungo la via Civita, capita talvolta che affiorino, ben conservati, brevi tratti di questa antica opera composti da grandi basole di pietra calcarea (2) che di frequente evidenziano in maniera netta le tracce lasciate dalle ruote dei numerosi carri che percorrevano questa grande via di comunicazione. Grandi quantità di questi blocchi vennero usati per la costruzione di alcune case, come si può chiaramente notare sotto il muro del vecchio casolare sito in prossimità del numero civico 11 di via Civita.
Altre sezioni di strada pavimentata sono state rinvenute di recente nella zona nord di Civita, poco prima della piccola fontana. Per trovare tracce più evidenti dell’antica Valeria dobbiamo salire al paese di Colli di Monte Bove e più precisamente nel tratto che dalla località denominata “le Pezze” giunge al valico stradale di monte Bove, a quota 1220 m. s.l.m.. È proprio in questo tratto che la Valeria raggiunge il punto più elevato di tutto il suo percorso (3). Questa zona infatti, al contrario della piana del Cavaliere, nel corso dei secoli ha subito minori sconvolgimenti territoriali. L’antico tracciato dopo aver attraversato per intero il paese di Colli di Monte Bove, segue un percorso quasi parallelo alla moderna statale Tiburtina – Valeria (S.S. n.5.). Nella contrada detta localmente “le Prata”, i due tracciati si incrociano due volte (4): l’antico sale legger mente di quota, mentre il moderno prosegue più in basso, mantenendo un andamento molto tortuoso (5).
Poco più avanti è possibile seguire un lungo tratto del tracciato antico avente un andamento in leggera salita e con poche curve, in una delle quali si nota chiaramente dove la roccia fu asportata. In alcuni punti si può misurare l’ampiezza del piano stradale che supera di poco i 3 metri e in superficie non presenta tracce di presunta pavimentazione. In un breve tratto 10 metri di lunghezza, si nota che la larghezza del piano stradale aumenta notevolmente, passando da 3 a 5 metri: ciò favoriva il transito di due carri che senza troppe difficoltà potevano incrociarsi oppure superarsi. Merita di essere menzionato soprattutto un notevole tratto di mura di sostruzione in opera poligonale di terza maniera, composto da grandi blocchi di pietra calcarea aventi forme e dimensioni diverse e che rimangono ancora, dopo tanti secoli, bene accostati l’uno all’altro (6). Ci troviamo in corrispondenza del km 85.900 del percorso moderno. La parte meglio conservata di questa poderosa struttura, misura 12 metri di lunghezza, con un’altezza massima di 2,20 metri.
NOTE