(Testi a cura del prof. Angelo Melchiorre)
Nome: Tra le varie spiegazioni etimologiche, quella più convincente è che il nome derivi da un tema cot(t), collina, vertice di montagna, quasi “collina tagliata”. (G.Alessio-M.De Giovanni).
Secondo gli storici locali, Tagliacozzo sarebbe sorta (in maniera analoga a quanto era avvenuto per altri centri marsicani) dall’aggregazione di piú casali. (Febonio, Di Pietro, Gattinara, Marini). Sarebbe passata, quindi, sotto la signoria dei Berardi e, dal 1239, sotto quella di Giovanni del Ponte (o De Pontibus). Piú o meno agli inizi del XIII secolo vien fatta risalire la costruzione di una torre, innalzata in prossimità della chiesetta di S.Maria in Forca (poi chiamata S.Maria del Soccorso), per iniziativa di Andrea De Pontibus.
Un’altra chiesolina, “eretta dai fedeli per ricovero dei viandanti” (G.Gattinara), era quella di S.Cosma in Silvis, donata nel 981 ai Benedettini di Subiaco dall’imperatore Ottone II e poi da costoro ceduta in enfiteusi alle monache benedettine, che risiedevano in Val di Varri. Tuttavia, le notizie su Tagliacozzo e sul suo contado cominciano ad essere piú precise e sicure solo all’epoca degli Angioini: fu allora che si delinearono i tre feudi di Albe, Celano e Tagliacozzo, essendo venuta meno – per usare un’espressione del Brogi – “la feudalità in pillole dei Normanni”. II passaggio di Corradino di Svevia per Tagliacozzo nel 1268 pare ampiamente dimostrato (almeno secondo G.Marini) non solo dalle cronache contemporanee alla battaglia e dagli storici successivi, ma anche dall’osservazione attenta dei luoghi, che dimostrerebbe ampiamente “l’impossibilità tecnico-militare del passaggio di Corradino dalla Valle di Luppa alla Bocca di Teve”. Nel 1268 Carlo I d’Angió concesse ad Andrea De Pontibus (non sappiamo se sia lo stesso cui piú tardi si attribuí la costruzione della torre) il privilegio “di poter estrarre vettovaglie per le sue terre fuori del Regno, poiché aveva possedimenti anche nel limitrofo Stato della Chiesa”. (T.Brogi).
Piú tardi, ridottisi i De Pontibus a possedere soltanto Corcumello (che nel XV secolo sará da loro trasmesso, a causa di un matrimonio, alla famiglia Vetoli), subentrarono nel possesso del feudo gli Orsini. Il vero fondatore della contea di Tagliacozzo, ad ogni modo, deve essere considerato quel Rainaldo Orsini che, nel 1379, diede aiuto a Ruggiero conte di Celano, nella lotta da costui intrapresa contro il ribelle figlio Antonio; ma la struttura moderna di Tagliacozzo fu opera del successore Roberto Orsini. Per un breve periodo, verso la fine del XV secolo, Albe e Tagliacozzo passarono direttamente sotto la Regia Camera. I Colonna ne approfittarono, per rivendicare i loro diritti sulla contea di Albe; ma Virginio Orsini, l’ultimo della casata, scatenò contro di loro una lotta furibonda, schierandosi dalla parte del papa. Dichiarato ribelle dal re, gli vennero confiscati i beni, e Fabrizio Colonna si vide riconosciuto il proprio diritto a quella contea.
Finita la guerra, si giunse a un accordo, in base al quale il feudo venne restituito agli Orsini; solo dopo alterne vicende (legate alla Congiura dei Baroni e, poi, all’invasione francese dell’Italia), gli Orsini furono definitivamente scacciati: il 6 luglio del 1497 il re Federico concesse a Fabrizio Colonna l’investitura dei feudi di Albe e Tagliacozzo, comprese le baronie di Carsoli e Civitella Roveto. Si formó, cosí, il vasto “Stato di Tagliacozzo”, e a Fabrizio e ai suoi successori venne attribuito il titolo di “duchi”. Gli Orsini tentarono piú volte la rivincita; ma ormai i Colonna avranno buon gioco nell’imporre il loro predominio, riconosciuto ufficialmente, dopo il 1559, anche dal papa Pio IV. Fu quello il periodo di maggiore splendore per il ducato, specialmente sotto il Gran Contestabile Marcantonio Colonna.
Sul piano della giurisdizione ecclesiastica, la chiesa dei SS. Cosma e Damiano (con l’annesso monastero delle Benedettine) era sotto l’influenza di Montecassino, contro cui i vescovi dei Marsi tenteranno per piú secoli di far valere le loro ragioni. Finita la feudalità, Tagliacozzo perde il suo ruolo primario nella Marsica e, negli anni 1860-61, è agitata da fermenti antipiemontesi e filo-borbonici. La Tagliacozzo di oggi, perduta la sua posizione di “caput Marsorum”, ha assistito al sempre piú rapido sviluppo di Avezzano, a cui ha dovuto cedere man mano uffici e privilegi. A Tagliacozzo è rimasta (assumendo notevole sviluppo) un’altra caratteristica, quella cioè di città turistica e culturale, la prima nella Marsica: un ruolo che nessuno, finora, si sogna di contenderle e che deve essere difeso e sostenuto con tutti i mezzi e con la cooperazione di tutte le forze politiche, sociali e culturali del territorio.
Cenni artistici
È interessante, ancor oggi, la struttura urbanistica di tutto il centro abitato, sia nella parte più antica (“Insulatera”), sia nella zona attorno a Piazza Obelisco, una delle piazze più armoniche di tutto l’Abruzzo. Un edificio di estremo interesse artistico e culturale è il “Palazzo Ducale”, la cui costruzione originaria è da attribuirsi a Roberto Orsini (seconda metà del XIV secolo): all’interno, ambienti vari e ricchi, affreschi nella cappella e nel loggiato.
Tra le chiese: S. Maria del Soccorso (già S. Maria in Forca); S. Francesco (con le spoglie di Fra Tommaso da Celano); SS. Cosma e Damiano (con il cinquecentesco portale dell’atrio e annesso convento); l’Annunziata (il convento contiguo è divenuto sede del Municipio); nelle vicinanze di Tagliacozzo, il santuario di Maria SS.ma dell’Oriente (con antica Immagine della Vergine).
Tra le costruzioni civili: la già ricordata Piazza Obelisco, con le belle abitazioni che le fanno da contorno; ma anche la Via Romana, la Piazza Argoli, e i numerosi palazzi signorili, costruiti tra il XVI e il XIX secolo; e, soprattutto, la Via Orsini, con due abitazioni che presentano splendide bifore quattrocentesche. Tra i monumenti più recenti, è da segnalare il Teatro Talia, inaugurato nel 1832 e più volte restaurato. Nelle frazioni di Roccacerro e Tremonti: resti di castelli medievali. A S.Sebastiano: chiesa madre di S.Bartolomeo, con statua del santo, eseguita da un allievo del Canova nel 1811.