TRADIZIONI E FOLCLORE NELLA MARSICA (Le sette Madonne della Marsica)

È lecito supporre che l’atteggiamento accondiscendente della Chiesa ufficiale, alla fine del ‘700, verso i culti più tipicamente popolari, dipendesse anche da un calcolo “ideologico”: la speranza, o meglio il desiderio che l’esaltazione del sentimento e delle emozioni popolari potesse costituire un valido contraltare di fronte alla diffusione del razionalismo e del secolarismo settecenteschi (soprattutto quando, nel regno di Napoli, si realizzò la politica anticurialista del Tanucci, anni 1759-76, i cui intenti erano quelli di “affrancare l’Impero dal sacerdozio e soggettare all’Impero i sacerdoti del regno”) 52. Da quel momento le manifestazioni devozionali assumono tutta una simbologia magico-sacrale, simile a quella notata da Verlengia per le sette Madonne dell’Aventino (cui abbiamo già fatto riferimento) 53 e da Roberto De Simone per la Campania (con l’accostamento tra la figura di Cenerentola e quella della Madonna) 54. Pur senza condividere l’ipotesi di De Simone, è curioso notare come anche nella diocesi marsicana si ripresenti questo magico numero sette. Abbiamo già ricordato il privilegio dei sette altari di S.Maria di Lecce; a Pescasseroli, la credenza diffusa è che l’Incoronata sia una delle sette antiche Madonne Nere giunte in Europa fin dal tardo medioevo. Leggiamo inoltre quanto ha scritto Giuseppe Profeta, raccogliendo i dati di una sua inchiesta sui santuari mariani dell’Abruzzo:

È risultato che in Abruzzo e nel Napoletano, e molto probabilmente in altre aree dell’Italia centro-meridionale, è ancora vigente la credenza-devozione delle sette Madonne sorelle. Detta credenza consiste nel ritenere che esistono sette diverse Madonne, considerate sorelle, alle quali vengono assegnati sette nomi diversi, tratti dalle varie attribuzioni della vita e del culto della madre di Gesù […]. Queste Madonne vengono rappresentate con immagini diverse, scolpite o dipinte, che hanno atteggiamenti vari e che sono conservate generalmente in sette santuari diversi, dove vengono variamente venerate e spesso anche idoleggiate, perché sono considerate di origine misteriosa o divina (dipinte da S.Luca, discese dal cielo, arrivate dall’Oriente, ecc.; oppure: immagini che sorridono, piangono, si spostano, fanno grazie, ecc.). I santuari ad esse dedicati sono raggruppati in numero di sette entro una determinata area, raggruppamento che può cambiare secondo il centro di osservazione e di culto […] 55.

Anche nella Marsica, dunque, sono sette le chiese-santuario mariane il cui culto popolare, sviluppatosi fondamentalmente nel XVIII secolo, permane ancor oggi con le medesime caratteristiche di allora. Esaurito il ruolo religioso e culturale di chiese più antiche e più famose (come la Madonna di Vico in Avezzano e la Madonna della Vittoria in Scurcola) 56, questi sette santuari sono rimasti vivi e funzionali all’interno del tessuto sociale marsicano, ciascuno con una propria storia, ma tutti ugualmente rispondenti ad un analogo clichè strutturale e ad un’unica “leggenda di fondazione” 57.

Gli elementi costitutivi di questa “leggenda” sono, più o meno, i seguenti:
a) un personaggio di umili origini (un pastorello, un boscaiolo, un soldato, un povero prete di campagna, ecc.) riceve una visione o scopre casualmente un’immagine miracolosa;
b) questo personaggio, tornato a casa, racconta a qualcuno quanto ha visto o sentito; i concittadini si recano sul posto e, trovata l’immagine, la trasferiscono in paese;
c) l’immagine, però, sparisce e prodigiosamente torna nel sito originario, manifestando così la propria volontà;
d) in genere (pur con qualche eccezione) l’immagine mostra la propria predilezione per un paese (risolvendo quindi preesistenti situazioni di conflittualità tra paesi confinanti: Pereto-Rocca di Botte, Trasacco-Luco, Avezzano-Cese, Corona-Massa d’Albe, Tagliacozzo-Sfratati, Pescasseroli-Campoli Appennino, Civita d’Antino-Civitella Roveto o Balsorano);
e) un animale (una mula, ecc.) lascia un’impronta sul terreno o su una pietra;
f) nel luogo del ritrovamento viene innalzato un santuario o un edificio cultuale;
g) ha inizio una lunga serie di miracoli, variamente documentati, per cui si accresce sempre più la devozione popolare, che si manifesta attraverso processioni, ex-voto, pellegrinaggi anche da luoghi abbastanza lontani.

Tali elementi si ritrovano, più o meno simili, in tutt’e sette i santuari mariani sopra ricordati. Tanto per limitarci ad un solo esempio (il rinvenimento della sacra immagine), il fattore comune alle sette leggende è quello della apparizione improvvisa (accompagnata, in genere, da luminosità intensa, bagliori, candele accese, un fulmine a ciel sereno) del quadro o della statua. In altri culti mariani marsicani, pur ugualmente interessanti dal punto di vista antropologico, quali S.Maria del Monte presso Capistrello, la Madonna del Caùto a Morino, la Madonna delle Grazie o dell’Ospedale in Luco, la Madonna delle Grazie in Cerchio, la Madonna del Monte a Collelongo, la Madonna del Buon Consiglio a Civitella Roveto, ecc., gli elementi di cui sopra o non si riscontrano affatto, o si ritrovano isolati (c’è la leggenda di fondazione, ma non il riscontro di una secolare devozione popolare; c’è quest’ultima, ma senza leggenda di fondazione) 58.
Per i sette santuari principali, invece, se agli “elementi di fondazione” di cui sopra si aggiungono i riscontri sull’esercizio attuale del culto, si può ben affermare, echeggiando il Verlengia, che anche nella Marsica “vi sono sette Madonne, e sono sette sorelle”.

Cerchiamo, dunque – servendoci sia di fonti letterarie, sia di testimonianze più recenti – di tracciare un quadro illustrativo delle sette “leggende di fondazione”:

Avezzano, Madonna di Pietraquaria:
Si narra che un dì ad un pastorello sordo-muto di Avezzano comparve nel monte Salviano una bella Signora, tutta vestita di bianco, la quale gli ordinò d’andare dal suo parroco, e dirgli che si portasse là in quella chiesa diruta a rimettere sull’altare l’Immagine della Madonna. Il pastorello ubbidì ed a sentirlo parlare, non è a dire quanto fosse lo stupore di tutti. Ciò fu chiaramente un miracolo, e quella bella Signora non poté essere che la Madonna stessa. Allora il parroco seguito da tutto il popolo accorse sul monte ed immediatamente riattata la chiesa, rialzato l’altare, fu restituita la Sacra Imagine al conveniente culto […]. S’aggiunge, che la Madonna comparve a cavallo ad una mula, e che questa fu trovata morta, dopo aver impresso sulla pietra uno dei ferri de’ suoi piedi in segno, che in quel luogo dovesse fabbricarsi la chiesa […]. La questione, che fu un tempo fra gli Avezzanesi e quei di Cese a chi appartenesse il Santuario, si narra che fu definita col prodigio, che l’Imagine della Madonna si volse dalla parte verso Avezzano 59.

Carsoli, Madonna dei Bisognosi:
La statua fu trasportata quassù dai lontani lidi della Spagna, per volontà di Dio e per esortazione della stessa Vergine. Chiaramente lo attesta una vecchia tavoletta corrosa dal tempo […]. [Un soldato reduce dalla Spagna, Fausto, e alcuni suoi compagni] si misero al lavoro, imbarcando sopra una navicella la venerata statua della Vergine, fecero rotta col favore del vento, sbarcarono in territorio frentano presso Francavilla e, per il trasporto della statua, acquistarono una mula mai in precedenza cavalcata. Caricatala sul dorso con la maggior devozione possibile, si accinsero a percorrere una strada ad essi sconosciuta, lasciandosi guidare dalla Vergine. Dopo tre giorni, percorrendo la Valeria, raggiunsero, dopo una ripida montagna, il pianoro di Carsoli. La mula, lungo i fianchi di un monte più alto degli altri, superando dirupi pietrosi, proprio quando stava per raggiungere la vetta, inciampò in un sasso, su cui il garretto piegato lasciò un segno. Il fatto miracoloso è attualmente dipinto nell’edicola eretta sul posto. Poi, diretta alla cima del monte, mise termine al suo cammino […]. Richiesto circa il luogo dove collocare la sacra statua, Fausto ricordò il luogo già indicatogli dalla Vergine e lo comunicò al figlio [Procopio]. Là venne collocata devotamente. Si affrettò la costruzione della chiesa e delle relative cappelle. Nel corso della costruzione, il primo miracolo fu la felice conclusione di una lunga lite fra la gente del luogo sulla determinazione dell’area […] 60

Civita d’Antino, Madonna della Ritornata:
Si racconta che un uomo del luogo, avendo trovato sulla montagna un quadro della Madonna, lo avesse appeso in segno di rispetto dentro una grotta. Gli abitanti di Civita, però, volendo quell’immagine per loro, andarono di notte a trafugarla e la portarono in paese, dove la collocarono dentro la chiesa. Ma la mattina dopo il quadro era miracolosamente tornato nella grotta. I fedeli lo riportarono giù altre volte, ma sempre il quadro tornava al suo posto, finché tutti si convinsero che la Madonna preferiva quella sede: e la grotta, da allora, trasformata in santuario, divenne meta di continui pellegrinaggi 61.

Corona di Massa d’Albe, Madonna del Fulmine:
Lunedì otto del corrente giugno 1795, trovandosi in questa Chiesa parrocchiale io con un tal Giovambattista Martorelli a sparecchiare l’Altare maggiore […], ebbimo la sorte di trovarci presenti allo scoppio terribilissimo di un fulmine, che colpì a man destra sull’ingresso della Chiesa, girò in alto alla volta per la medesima parte per poco spazio di muro, indi calando all’ingiù scovrì prodigiosamente un’Immagine di Maria Santissima col Bambino in braccio, impressa nel muro ed ignota affatto alli più anziani […]. Fu veramente un fulmine prodigioso, perché io me lo vidi fra le gambe e mi trasportò di due canne in distanza del luogo dove mi prese senza alcun danno […]. Nel medesimo giorno si divulgava per tutti i convicini paesi un tal discovrimento e dalla sera di quel giorno istesso vi è continuo concorso dei forestieri, e tutti restano meravigliati considerando i segni del fulmine, e ammirando la delicatezza e verità dell’Immagine […]. Ora il popolo, per mostrarsi grato verso la Madre Santissima, vuole erigervi l’Altare per accrescere il culto e la devozione […] 62.

Pescasseroli, Madonne Nere di Monte Tranquillo e dell’Incoronata:
Sono entrambe due statue lignee, di colore bruno, provenienti forse da Foggia e portate quasi sicuramente dai pastori al ritorno dalla transumanza. Quella di Monte Tranquillo, con ogni verosimiglianza risalente al XIV-XV secolo, è stata rubata nel 1979 (l’attuale statua lignea è solo una fedele riproduzione). La festa popolare si svolge, attualmente, l’ultima domenica di luglio: la processione-pellegrinaggio parte dalla chiesa parrocchiale e giunge al santuario (a due ore di cammino da Pescasseroli) dopo che i fedeli hanno compiuto le rituali “posate” (soste), nei tre punti dove, secondo la leggenda, la Madonna si sarebbe fermata per riposarsi, trasformando miracolosamente i sassi in veri e propri sedili. Nello stesso giorno giunge anche una compagnia di pellegrini da Campoli Appennino: la loro presenza si lega, in certo qual modo, alla “leggenda di fondazione”. Si narra, infatti, che una volta alcuni mercanti campolesi, diretti a Pescasseroli per i loro affari, appena superato il valico di Monte Tranquillo avessero rinvenuto una statuetta raffigurante una Madonna nera. Essi avrebbero tentato di trasportarla nel loro paese, ma, nonostante il soccorso dei taglialegna del posto e di alcuni muli, la Madonna sarebbe rimasta immobile. Diffusasi la notizia, gli abitanti di Pescasseroli, giunti sul monte, sarebbero finalmente riusciti a sollevare la statua e a portarla con loro in paese: segno che la Madonna aveva privilegiato Pescasseroli. Successivamente, però, la stessa Madonna, avviatasi a piedi verso il Monte Tranquillo, dopo aver fatto tre “posate” intermedie si sarebbe fermata nel luogo esatto dove, più tardi, per devozione della famiglia Pastore, fu costruito il piccolo santuario. L’altra Madonna Nera, quella che si trova nella chiesa parrocchiale di Pescasseroli, sarebbe stata portata direttamente dai “locati” possessori di pecore dopo una delle loro lunghe “transumanze” in terra di Puglia. La presenza di due Madonne Nere nello stesso centro marsicano non sta a significare che le Madonne siano due, bensì che la potenza della Madonna Nera è doppia e, come tale, sempre efficace nel proteggere i pescasserolesi da ogni pericolo, interno ed esterno 63.

Tagliacozzo, Madonna dell’Oriente:
La leggenda narra che, durante la lotta iconoclasta di Leone III l’Isaurico, due soldati tagliacozzani, che erano al servizio di quell’imperatore, avessero salvato il quadro, avendo udito una voce misteriosa che gridava: “Portatemi via!”. I due soldati, coperti da una nube di fumo, riuscirono ad allontanarsi da Bisanzio portando con sé il quadro della Vergine e, dopo aver peregrinato per lungo tempo, giunti nei pressi di Tagliacozzo, depositarono il quadro su un colle ai piedi di un albero e si adagiarono lì per riposarsi. All’improvviso, si diffuse per la notte un grande bagliore, tanto che accorsero sul posto tutti i pastori della montagna. Questi videro il quadro della Madonna, da cui emanava una luce intensa, mentre i due soldati continuavano tranquillamente a dormire. I pastori corsero subito a Tagliacozzo per informarne gli abitanti che, accorsi sul posto, convinsero i due soldati a trasportare il quadro in paese. La notte seguente, però, il quadro miracolosamente scomparve e fu ritrovato, tutto avvolto da intensa luminosità, sullo stesso colle da cui era stato prelevato. Pertanto i tagliacozzani compresero che quel luogo era stato scelto dalla Madonna per fissarvi la propria dimora. Posto provvisoriamente il quadro in una rozza casupola, venne ben presto dato inizio ai lavori di costruzione del santuario, anche per accogliere degnamente i pellegrini, che sempre più numerosi si recavano a venerare quella Madonna venuta dall’Oriente 64.

Trasacco, Madonna della Candelecchia:
La tradizione vuole che, un giorno, un boscaiolo, mentre stava tagliando la legna sulla montagna della Candelecchia, notò una grotta da cui usciva una luce straordinaria. Avvicinatosi ed entrato nella grotta, vi trovò un quadro della Madonna, circondato da moltissime candele accese. Tornato in paese, ne informò i propri concittadini, i quali si convinsero essere volontà della Madonna quella di far costruire in quel luogo un santuario in suo onore. Dal miracolo delle candele accese, quel posto venne chiamato “La Candelecchia”. Subito dopo, però, si accese una violenta disputa tra gli abitanti di Trasacco e quelli di Luco per il possesso sia del colle, sia del santuario. La leggenda vuole che a decidere la vertenza fosse stata la stessa Madonna: infatti, portato il quadro in cima al colle, la Madonna rivolse il viso verso Trasacco, e ciò avvenne per tre mattine di seguito. Fu quello il segno che la Vergine voleva essere la Madonna di Trasacco 65.


NOTE

1 A.Melchiorre, Storia dell‘Abruzzo tra fatti e memoria, Penne, F.Ambrosini, 1989, pp.324-325.
2 G.Marucci-E.Di Renzo, Fratelli in grotta. Un rituale maschile di solidarietà, Colledara, Andromeda Editrice, 1999, passim.
3 A.Melchiorre, Vita e folklore nella Marsica di ieri, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1984, pp.106-107.
4 C.LETTA, Inchiesta agraria, Milano 1884, pp.206-207.
5 Citazione tratta da una trasmissione radiofonica della RAI (RAI 3), Ad ogni santo la sua candela, mandata in onda nel corso del 1978.
6 G.GALASSO, L’altra Europa, Milano, Mondadori, 1982, p.91 (vi è anche un cenno su santi e santità nella Marsica).
7 F.VERLENGIA, Le leggende e i santuari abruzzesi, in “Rivista Abruzzese di Scienze Lettere ed Arti”, Teramo 1916.
8 R.DE SIMONE, La Gatta Cenerentola, Torino, Einaudi, 1977.
9 R.SALVATORE, Polivalenza del culto mariano in terra d’Abruzzo, in questo stesso volume.
10 G.D’ANNUNZIO, La Vergine Anna, in Novelle della Pescara (1884-86), Milano, Mondadori, 1964.
11 Cfr. A.MELCHIORRE, La diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, estr. da “Bull.Dep.Abr.Storia Patria”, L’Aquila 1986, pp. 265-299.

12 M.SENSI, Santuari, culti e riti “ad repellendam pestem”[…], in S.BOESCH GAJANO – L.SCARAFFIA, Luoghi sacri e spazi della santità, Torino, Rosenberg & Sellier, 1990, pp.135-136. Sulla Madonna della Libera di Pratola Peligna e il pellegrinaggio da Gioia dei Marsi, cfr.: La solenne festa di Maggio, in “La Madonna e noi”, bollettino del Santuario, num.spec., 1974, II, 5, pp. 15-17; E.GIANCRISTOFARO, Pellegrinaggio a Pratola Peligna, in “Rivista Abruzzese”, Lanciano, 1978, XXXI, 2, pp. 70-73, poi riportato in Totemaje, Lanciano, Carabba, 1978, pp. 83-87; R.GAROFALO, Motivazioni e caratteri della religiosità popolare nella Valle Peligna, in “Cronaca e Storia”, Sulmona, s.d., n.1, p. 40; A.CIVITAREALE, Sagre e paesi d’Abruzzo, L’Aquila, Japadre, 1982, p. 100; A.MELCHIORRE, Gioia dei Marsi in tre quadri, in AA.VV., Breve viaggio a Gioia dei Marsi e dintorni, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1982, pp. 37-71; A.M.BARBACCI, La Madonna Libera, un culto giovane e vivo, in “Il Tempo”, pagina di Sulmona, 16 gennaio 1987.

13 ADM (Archivio Diocesano dei Marsi), Visite pastorali, fondo B, busta 1, vol.2, anno 1637.

14 M.FEBONIO, Historiae Marsorum libri tres, Napoli, Monaco, 1678; P.A. CORSIGNANI, Reggia Marsicana, Napoli, Parrino, 1738.
15 ADM, fondo B, busta 52, vol. 138, foglio 89.
16 ADM, ivi, busta 54, vol.140, foglio 46.
17 P.A.CORSIGNANI, op.cit.
18 ivi.
19 N.VITALE, Gemellaggio della transumanza nel segno della Madonna Nera, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 8 settembre 1983. Sul tema della “Madonna brutta”, ha scritto Roberto De Simone, in La tradizione in Campania, Roma, EMI, 1979, p. 23: “Erano sette sorelle, sei belle ed una brutta e nera. La brutta se ne andò sulla montagna di Montevergine e così ebbe inizio il culto a quest’ultima sorella brutta che invece è la più bella”.
20 F.S.SIPARI, note illustrative a Canto sacro, Aquila, Tipografia Aternina, 1852. Cfr. anche: B.CROCE, Pescasseroli, Bari, Laterza, 1922, pp. 19-20; G.D’ONOFRIO DE MEO, L’Incoronata di Pescasseroli, Isernia, Arti Grafiche S.Giorgio, 1985; F.MERCURI, Fratelli di Foggia, in “Il Messaggero”, pagina d’Abruzzo, 8 settembre 1984; G.TARQUINIO, Pescasseroli: lineamenti di storia dalle origini all’unità d’Italia, L’Aquila 1987.
21 F.M.AMICONI, Storia della Madonna delle Grazie in Cerchio, Cerchio, s.n.e., 1995.

22 ADM, fondo C, relazione manoscritta di Mons. Bolognese, Pescina 1798.

23 ADM, ibidem.
24 B.D’AMORE, Raccolta de’ portenti e miracoli fatti dalla Madonna delle Grazie la di cui sacra Immagine si venera nella terra di Cerchio, Aquila, Grossi, 1855 (rist. in F.M.AMICONI, op.cit., pp. 153-163).
25 F.M.AMICONI, op.cit.
26 C.GINZBURG, Folklore, magia, religione, in AA.VV., Storia d’Italia Einaudi. I caratteri originali, II, Torino, Einaudi, 1989, p. 650.
27 R.COLAPIETRA, Omogeneità e differenziazioni nella società post-tridentina del mezzogiorno medio adriatico, in “Ricerche di storia sociale e religiosa”, 1987, 31-32, p. 84.
28 Vedasi, tra l’altro, in ADM, fondo C, il fascicolo intitolato Super distributione candelarum in die Purificationis et panettarum in die S.Sebastiani, anno 1712.
29 Sugli ex-voto di Tagliacozzo, cfr.: P.TOSCHI, Bibliografia degli ex-voto italiani, Firenze, Olschki, 1970, p. 67; P.TOSCHI, Ex-voto abruzzesi, in “Abruzzo”, Pescara, 1967, V, 1, pp. 45-49; A.CIOFANI, La raccolta degli ex-voto nel Santuario d’Oriente, in “Il Tempo”, pagina d’Abruzzo, 31 agosto 1975; E.GIANCRISTOFARO, Totemaje, Lanciano, Carabba, 1978, pp. 140-141; E.GIANCRISTOFARO, Le tradizioni ricche e povere della cultura popolare abruzzese, in AA.VV., Abruzzo nel Novecento, Pescara, Costantini, 1984, p. 280.
30 G.SIGNOROTTO, Lo spazio delle devozioni nell’età della Controriforma, in S.BOESCH GAJANO – L.SCARAFFIA, op.cit., p. 316.
31 Un quadro più o meno completo delle confraternite del Sacramento e del Rosario, sorte in Marsica negli anni del Concilio di Trento, è in A.MELCHIORRE, La diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, op.cit., pp. 293-295. Sull’assetto amministrativo, giurisdizionale ed economico della diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, cfr.: A.MARANI, La diocesi dei Marsi al tempo di Muzio Febonio, Avezzano 1970; B.PELLEGRINO, in DONVITO-PELLEGRINO, L’organizzazione ecclesiastica degli Abruzzi e Molise e della Basilicata nell’età postridentina, Firenze 1973; L.PICCIONI, Marsica vicereale. Territorio, economia e società tra Cinque e Settecento, Luco, Aleph Editrice, 1999 (cfr.soprattutto il capitolo sulla organizzazione ecclesiastica, pp. 52-58).
32 ADM, fondo C, busta 90, fascc. 2129 e 2130, anno 1887 (Scurcola). Si legga, in proposito: A.MELCHIORRE, I Cenacoli di Scurcola, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 24 marzo 1982.
33 ADM, fondo C, busta 43, fasc. 977, anno 1770 (Luco). Cfr.: A.MELCHIORRE, Si rinnova tra i Signori di Luco la panarda dello Spirito Santo, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 20 maggio 1983.
34 Su Cocullo e i serpari, la bibliografia è sterminata. Cfr., in merito: A.M.DI NOLA, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Torino, Boringhieri, 1976; G.PROFETA, Il serpente sull’altare, L’Aquila, Japadre, 1998.
35 Vedasi precedente nota 19.
36 Per quanto riguarda la condanna di manifestazioni di religiosità popolare da parte della Chiesa, cfr.: C.GINZBURG, op.cit.
37 Vedasi, in particolare: F.LEBRUN, Le Riforme: devozioni comunitarie e pietà personale, in Ph.ARIÈS – G.DUBY, La vita privata dal Rinascimento all’Illuminismo, Roma-Bari, Laterza, 1988, pp. 44-75.
38 Sulla Controriforma e sui Gesuiti, si veda ancora C.GINZBURG, op.cit.
39 G.DE ROSA, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Napoli, Guida Editori, 1983, passim. La Via Crucis, almeno nella forma quasi identica a quella attuale, fu introdotta in Europa nel XVI secolo dal belga van Adrichem; ma fu il francescano A.Brinkmann, di Fulda, il primo ad erigere nel 1737 la prima Via Crucis all’aperto, nella forma odierna (cfr.: R.FRASCISCO, Via Crucis, in Grande Dizionario Enciclopedico UTET, XII, Torino, UTET, 1962, p. 1081). Il culto pubblico del Sacro Cuore di Maria fu introdotto, invece, da papa Pio VII nel 1806 (cfr.: Cuore di Maria, Culto del, in Grande Dizionario… cit, IV, Torino, Utet, 1956, p. 237).

40 ADM, fondo C, busta 59, fasc. 1162, Avezzano 1799.

41 ibidem.

42 Sulla pergamena e sul miracolo della pioggia, cfr.: T.BROGI, Il Santuario ed il Castello di Pietraquaria nella Marsica, Roma 1889 (rist. a cura di G.B.BROGI, Roma 1954); G.PAGANI, Pietraquaria e il suo santuario, Avezzano, La Voce di Pietraquaria, 1979.
43 ADM. Fondo C, busta 50, fasc. 1051, Avezzano 1780.

44 Cfr.: M.DI BERARDINO, Il culto della Madonna nella Marsica, tesina inedita, Università di Chieti 1989. Per un’ampia bibliografia (aggiornata fino al 1988) sulle tradizioni popolari della Marsica, vedasi: A.MELCHIORRE, Tradizioni popolari della Marsica. Saggio bibliografico (1604-1988), quad. n.3 (vol.VI) della rivista “Storia e medicina popolare”, Roma 1988.

45 Sulla religiosità popolare marsicana, cfr.: A.MELCHIORRE, Vita e folklore nella Marsica di ieri, Avezzano, Polla, 1981; A.MELCHIORRE, Tradizioni popolari della Marsica, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1984.
46 Per S.Generoso, cfr. G.BUCCELLA, Ortona dei Marsi in una cronaca inedita del XVIII secolo, Roma 1972, p.23; per S.Felice, vedasi ADM, Avezzano: ricognizione del Sacro Corpo e del vaso col sangue di S.Felice, estratto dal Cimitero di S.Callisto in Roma, fondo B, “Rogiti”, anno 1749; per S.Orante, ADM, Ortucchio: rinvenimento del corpo di S.Orante, ivi, anno 1751; per S.Fortunata, ADM, Tagliacozzo – Monache Benedettine – Riconoscimento del corpo di S.Fortunata M. estratto dal Cimitero di Priscilla in via Salaria, ivi, anno 1752; per S.Vincenzo, ADM, Gioia – Riconoscimento del corpo di S.Vincenzo Martire estratto dal Cimitero di S.Agnese, ivi, anno 1757. Per questa problematica, vedasi: A.MELCHIORRE, Gioia dei Marsi in tre quadri, in AA.VV., Breve viaggio a Gioia dei Marsi e dintorni, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1982, pp. 61-63.
47 P.A.CORSIGNANI, op.cit., II, lib.IV, p. 197.
48 ibidem, pp. 205-206.
49 D.DI SANT’EUSANIO, Le città di rifugio nell’Abruzzo Aquilano, Aquila 1861, pp. 135-138.
50 Sui sette santuari della Marsica, in generale: M.FEBONIO, op.cit., lib.III; P.A.CORSIGNANI, op.cit. (ristampa anastatica, Bologna, Forni, s.d.); A.L.ANTINORI, Annali e Corografia, volumi manoscritti del sec.XVIII conservati nella Biblioteca Provinciale dell’Aquila; P.BONTEMPI, Santuari d’Abruzzo, Casamari, Abbazia, 1972; D.CASCIOLA, Le città del rifugio nell’Abruzzo Aquilano o sia descrizione storica delle più venerabili chiese ed immagini di Maria Santissima, Aquila, Gran Sasso, 1861.
51 P.A.CORSIGNANI, op.cit., pp. 701-702. Su questo privilegio della chiesa di S.Maria in Lecce, cfr. anche: ADM, fondo B, busta 2, vol.9, Visite pastorali di mons.Lorenzo Massimi, anno 1645; G.A.DE BENEDICTIS, Santuario di Lecce ne’ Marsi ovvero indulgenza cotidiana perpetua per chi visita sette altari nella di lui Chiesa matrice, Roma, Casaletti, 1770; A.MELCHIORRE, Lecce dei Marsi: profilo storico, in “Radar Abruzzo”, 1989, XVIII, n. 5-6, p. 9.

52 P.COLLETTA, Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825, Capolago 1834.

53 Cfr. nota 7. Il Verlengia viene ricordato in A.MELCHIORRE, La discesa al “mondo infero” nella cultura popolare degli Abruzzi, Penne, Core, 1987; in G.PROFETA, Le sette Madonne sorelle e la magnificazione del nume, L’Aquila, Japadre, 1997.
54 Vedasi: R.DE SIMONE, La Gatta Cenerentola, Torino, Einaudi, 1977. Sulle “sette Sorelle”, oltre ai lavori di Giuseppe Profeta (vedasi nota precedente, ma anche gli scritti ricordati nella successiva nota 55), cfr.: G.SAVERONI, Sette Sorelle, in “La Tenda”, Teramo, aprile 1988; G.SGATTONI, Sette Sorelle, in “La Tenda”, aprile 1988; G.SAVERONI, I santuari delle Sette Sorelle, in “La Tenda”, maggio 1994.

55 Oltre al volume ricordato in nota 53, di G.PROFETA vedansi anche: La devozione delle sette Madonne, in “La Tenda”, Teramo, marzo 1988; I sistemi di tutela sacrale del territorio e i santuari mariani delle sette Sorelle, in “Abruzzo”, Chieti, 1992, pp. 235-286; Le sette Madonne sorelle e la magnificazione del personaggio sacro: demopsicologia delle credenze, in “Rivista Abruzzese”, Lanciano, 1996, XLIX, 4, pp. 354-358.

56 Sulla Madonna di Vico, cfr.: B.JATOSTI, Storia di Avezzano, Avezzano, Magagnini, 1876; G.PAGANI, Avezzano e la sua storia, Casamari, Abbazia, 1968. Su S.Maria della Vittoria in Scurcola: F.BUONTEMPI, Pochi cenni su l’origine ed invenzione della Sacra Immagine di Maria SS.ma della Vittoria che si venera nel Comune di Scurcola diocesi de’ Marsi, Napoli, Serafini, 1856; V.DE GIORGIO, Cenno storico dell’edificio abbaziale dal titolo di Maria SS.ma della Vittoria che si venera in Scurcola de’ Marsi, Siena, Tip.S.Bernardino, 1900; V.M.ERCOLE, Novena di apparecchio alla festa di S.Maria della Vittoria che si celebra nella chiesa sotto tal titolo nella Terra di Scurcola ne’ Marsi, Aquila, Grossi, 1801; O.EGIDI, Carlo I d’Angiò e l’Abazia di S.Maria della Vittoria presso Scurcola, in “Archivio Storico per le Provincie Napoletane”, 1909, XXXIV, II, pp. 252-291, e IV, pp. 732-767, 1910, XXXV, I, pp. 125-175; C.GRASSI, S.Maria della Vittoria in Scurcola nel secondo centenario dell’Incoronazione, Avezzano, Tip.Don Orione, 1957; D.QUERCIA, Memoria che s’umilia a S.R.M. a favore dell’insigne Real Abbazia di Scurcola dal suo Regio Abate D.Domenico Quercia per la causa contro l’Illustre Gran Contestabile Colonna che si deve decidere nella Curia di Monsignor Cappellan Maggiore, Napoli s.d. (ma sec. XVIII).
57 G.PROFETA, Le leggende di fondazione dei santuari. Avvio ad un’analisi morfologica, in “Lares”, 1970, XXXVI, III/IV. Vedasi anche: R.SALVATORE, Polivalenza del culto mariano in terra d’Abruzzo, in questo stesso volume.

58 Su questi santuari marginali, cfr.: S.DE CRISTOFARO, S.Maria sopra il Monte in Capistrello, s.n.e. 1980; G.SQUILLA, L’incoronazione della Madonna del Buon Consiglio a Civitella Roveto (10 settembre 1978), Casamari, Abbazia, 1979; G.SQUILLA, Alla Madonna del Caùto (Morino), Casamari, Abbazia, 1977; F.SIMONE, Madonna del Pertuso, tesina inedita, Sora 1995; D.ANTONELLI, Abbazie, prepositure e priorati nella diocesi di Sora nel Medioevo (secc.VIII-XV), Sora, Tip.Pasquarelli, 1986; W.CIANCIUSI, Collelongo, Teramo, Edigrafital, 1972; O.MATTEI, Ester. Azione sacra da cantarsi in Luco in occasione della Incoronazione della Madonna SS.ma dell’Ospedale i giorni 9 e 10 giugno 1872, Avezzano, Magagnini, 1872; A.DI PIETRO, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della diocesi dei Marsi, Avezzano, Magagnini, 1869. Per la Madonna delle Grazie in Cerchio, vedansi indicazioni bibliografiche in nota 24.

59 T.BROGI, Il Santuario ed il Castello di Pietraquaria nella Marsica, Roma 1889 (rist.: Roma 1954, pp. 24-25 e 42). Cfr. ancora: A.BLASETTI, Storia del santuario di Pietraquaria, in “La Voce”, I, 1-2, II, 3-4 e 8-9; E.GROSSI, Una Madonna Carbonara, Aquila, Vecchioni, 1907 (riportato in G.JETTI, Fucino massoni e preti, Avellino 1983, pp. 45-55); B.JATOSTI, L’Incoronazione della Madonna di Pietraquaria, estratto da Storia di Avezzano, op.cit., e riportato su “La Voce”, 1978, XXIX, num.unico, pp. 30-42; U.JACOBUCCI, Pietraquaria e il suo Santuario, in “La Voce”, 1983, XXXIII, 1-2; G.PAGANI, Avezzano e la sua storia, op.cit.; G.PAGANI, Pietraquaria e il suo Santuario dalle origini ai nostri giorni, Avezzano, ed.La Voce, 1979; s.a., Il Santuario di Pietraquaria, Casamari, Abbazia, 1969; s.a., Statuto della Congregazione Spirituale di Maria SS.ma Vergine di Pietraquaria, Aquila, Vecchioni, 1923. Vedansi anche: (MARSUS), La vera storia del Santuario di Pietraquaria sul Monte Salviano, in “Il Messaggero”, pagina d’Abruzzo, servizio in più puntate, giugno-luglio 1964; A.MELCHIORRE, Nascita della Confraternita di Maria SS.ma di Pietraquaria, in “La Voce”, 1983, XXXIII, 1, pp. 10.15. Una scheda di rilevazione è stata approntata, nel 1999, dalla studentessa M.Carmen Ciccarini, dell’Università dell’Aquila (cfr. cattedra di Etnologia).
60 M.Febonio, Historiae Marsorum libri tres, Napoli 1638 (trad.ital. a cura di Giulio Butticci, Roma, De Cristofaro Editore, s.d., I, pp. 211 e 218). Per una completa bibliografia, cfr.: E.BALLA, Pereto: storia, tradizioni, ambiente, statuti, Roma, s.n.e., 1986; M.BASILICI, Santa Maria dei Bisognosi, Roma, Fracassi, 1984; F.A.BONOMO, Racconto eroico della Immagine di S.Maria dei Bisognosi presso Carsoli, Aquila, Castrati, 1685; A.CALVANI, Santuario della Madonna dei Bisognosi, Roma, De Luca, 1980; G.COSTA, Storia della prodigiosa Immagine di Maria SS.ma dei Bisognosi che si venera sul monte Carsoli nel santuario posto tra i confini di Pereto e Rocca di Botte, Manoppello, s.n.e., 1910 (ristampe: Terni 1943; Sulmona 1950; Sulmona 1976); G.DI NEMI, Il monte Carsoli illustrato nella prodigiosa Immagine di Maria SS.ma de’ Bisognosi, Roma, Ajani, 1841; A.DI PIETRO, Catalogo dei Vescovi della diocesi dei Marsi, Avezzano, Magagnini, 1872; M.EBOLI, Carsoli e il suo territorio nella storia medievale della Marsica, Roma, Santarelli, s.d.; F.GIULIANI, Istoria della miracolosa Imagine di S.Maria de’ Bisognosi […], Ronciglione, s.n.e., 1763; A.LOZZI, Santa Maria dei Bisognosi, in “Boll.Storico-archeologico”, Tivoli, s.d., pp. 523-528, 593-596, 677-680; s.a., Madonna dei Bisognosi, n. 87 della “Voce del Santuario”, Roma, Studio Effe, 1987; G.MAZZOLARI, Il Santuario di Maria SS.ma de’ Bisognosi ne’ Marsi, Roma, Salomoni, 1785; G.ROSA, Istoria della SS. Immagine della Madonna del Monte Carsoli, Aquila, s.n.e., 1604; s.a., Santa Maria dei Bisognosi, opuscolo a cura del Comitato per il XIII Centenario, Subiaco, Angelucci, 1909; s.a., Il Santuario di Maria SS.ma dei Bisognosi posto sul monte Carsoli ne’ Marsi, Roma, Tip.Propaganda, 1876 (ristampe: Roma 1883; Avezzano 1905); A.SONSINI, Maria SS.ma de’ Bisognosi sul monte Pereto-Rocca di Botte ne’ Marsi nel XIII Centenario della sua traslazione, Mondovì, Ed.Vescovile, 1910; s.a., Storia di Maria SS.ma dei Bisognosi, Pereto 1976; G.VETOLI, Historia della miracolosa Immagine di S.Maria de’ Bi

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