Le numerose feste del passato sopravvivono ancor oggi – se non tutte, nella maggior parte – non solo per motivi di ordine turistico o, nella migliore delle ipotesi, religioso, ma anche e soprattutto per un certo rispetto della memoria storica o per una estrema difesa della propria identità originaria. Se altrove (si pensi a Siena, ad Arezzo, ad Assisi, a numerose altre località dell’Italia centro-settentrionale) vi sono tuttora manifestazioni legate alla storia civile e alla cultura laica (quella dei Comuni o delle Signorie).
Nell’Abruzzo anche i cosiddetti palii sono quasi esclusivamente di matrice religiosa: le processioni dei Turchi a Villamagna e Tollo, la corsa degli zingari a Pacentro, la sagra dei serpari di Cocullo, la festa dei donativi di Lanciano, la perdonanza aquilana, e così via, tutte manifestazioni che hanno la loro genesi nell’occasione sacra, così come appartengono al sacro le processioni e le rappresentazioni del periodo pasquale, le celebrazioni dei santi protettori, le popolari cerimonie devozionali del Sant’Antonio Abate, le originali Madonne che corrono di Corropoli, Sulmona e Lanciano, i variopinti e intramontabili pellegrinaggi verso i santuari piccoli e grandi della costa e dell’interno. Per questo, quindi, anche scrittori laici come Gabriele D’Annunzio e Ignazio Silone (per non parlare di Benedetto Croce), nelle loro opere abruzzesi, non hanno potuto non tener conto di questa realtà devozionale dell’Abruzzo; e le loro pagine sono piene di santi e processioni, preti e frati, immagini sacre e mistiche leggende popolari. Se a queste, poi, si aggiungono altre testimonianze, più strettamente legate ad ataviche persistenze di atteggiamenti e convinzioni di tipo magico-superstizioso, possiamo ben renderci conto di quanto sia ricca, dal punto di vista antropologico, la realtà storica abruzzese” 1.
Insomma, un insieme di cause storico-antropologiche, che forse poco hanno a che fare con l’autentica religiosità, ma che si aggiungono a quella ragione psicologica che è l’esigenza di crearsi uno “spazio numinoso” 2, entro il quale sentirsi rassicurati e protetti.
Ecco, dunque, nella Marsica, che S.Gemma di S.Sebastiano di Bisegna diventa la protettrice contro gli abusi e le sopraffazioni, il simbolo della verginità e della preghiera; S.Orante di Ortucchio è l’emblema non solo dell’umiltà e della carità, ma anche della garanzia della protezione divina dai mali di stomaco e dalle sofferenze della miseria; S.Domenico di Cocullo è colui che garantisce dai morsi delle serpi e dei cani rabbiosi, ed anche dal mal di denti, dalle intemperie e dalla voracità degli animali campestri; S.Cesidio di Trasacco è il santo patrono degli storpi e di tutti coloro che soffrono di infelicità fisiche, e lo è pure di coloro che sono stati invasi dal demonio; i Santi Martiri di Celano sono coloro che intervengono in qualsiasi circostanza e, da buoni celanesi, salvano soprattutto la loro città dai mali della storia e da quelli della natura; San Berardo di Pescina è il grande protettore dalla fame e da ogni sofferenza terrena; la Madonna di Pietraquaria è colei che tutela gli avezzanesi e i marsicani dalla siccità e dalle piogge rovinose, dai terremoti e dalle pestilenze e le altre Madonne, infine – dei Bisognosi, di Monte Tranquillo, dell’Oriente, della Vittoria, della Lanna, dell’Ospedale, del Fulmine, di Candelecchia, della Ritornata, ecc. – circondano quasi, con la loro presenza fisica, la Marsica tutta, difendendola dalle sventure piccole e grandi, sia storiche sia esistenziali 3.
Siamo di fronte, dunque, ad una miriade di culti, alcuni ancor oggi “in funzione”, altri invece dismessi e presenti solo nella memoria storica, che fanno però della Marsica un luogo privilegiato per la ricerca antropologico-culturale delle ragioni e delle modalità di quella che, con espressione ormai comune, viene chiamata “religiosità popolare”. L’aiellese Carmine Letta, attento osservatore della “questione” meridionale e abruzzese verso la fine del XIX secolo, così scriveva nel 1884:
Quanto alle feste, oltre a non esservene alcuna soppressa nel calendario, il contadino (marsicano) vi aggiunge tutte le altre dei protettori e di altri santi, che innumerevoli si succedono incessanti dal mese di maggio fino a tutto settembre, celebrandole con bande musicali, spari di mortaletti, fuochi pirotecnici, parature di chiesa, panegiristi, luminarie, ecc.ecc., tutte cose che importano ai Comuni del circondario centinaia di migliaia di lire all’anno, senza calcolare il tempo che si perde a detrimento dei lavori campestri e a danno della pubblica moralità […], perché è appunto in quei giorni che il contadino si abbandona ai sollazzi e all’orgia sfrenata […] 4.
Ma, a parte la critica moralista del Letta, anche nella Marsica le feste e le devozioni popolari avevano lo scopo – e per molti aspetti lo hanno ancor oggi – di esorcizzare il male e propiziare il bene: uno scopo legato al bisogno di reagire alle minacce materiali, psicologiche e sociali con l’aiuto di solidi modelli culturali, sperimentati da generazioni: “Il santo svolge un ruolo di mediatore efficace ed essenziale. Lo speciale potere di cui è dotato viene richiesto, sperato, voluto a volte anche con prepotenza” 5. E, tra i santi, la santa per antonomasia, specie nel meridione e in Abruzzo, è la Madonna. Ha scritto Giuseppe Galasso che la tradizione cristiana, intrecciandosi con quella pagana, attribuisce ben presto, nel meridione d’Italia, un ruolo di primaria importanza alla Donna, tanto che il culto della Donna (la Madonna) diviene il più diffuso e resistente in ogni centro, piccolo o grande, di quello che allora si chiamava Regno di Napoli 6. In alcune zone dell’Abruzzo, anzi, tale culto assume una fisionomia più complessa, intrecciandosi con tutta una simbologia magico-sacrale propria del meridione, qual è quella che si ritrova, ad esempio, nel rituale delle sette Madonne dell’Aventino ricordato da Francesco Verlengia per la provincia di Chieti e tale da richiamare, per analogia, il culto delle sette Madonne della vicina Campania. “Nella valle dell’Aventino – scrive il Verlengia – vi sono sette Madonne e sono sette sorelle […]. Chi si pone dal santuario della Madonna dell’Altare, che è il più alto, o da quello della Madonna delle Rose di Torricella, vede tutti gli altri delle altre Madonne sparse lungo le falde della Maiella da Lettopalena a Taranta, a Lama, a Civitella, a Palombaro.
E tutte le sette Madonne sono ugualmente miracolose, sebbene ogni paese abbia verso la sua il culto più fiducioso e devoto” 7. Una leggenda, questa – scrive Roberto De Simone – che “deriva evidentemente da un antico culto a diverse divinità sorelle associate alle stagioni, culto trasferito poi al segno della Madonna. In questo senso sembrerebbe anche di leggere un’antichissima storia dove a sei sorelle pagane sia succeduta l’ultima che le ha vinte tutte come vergine: Cenerentola o la Madonna” 8. Ma sul tema delle sette Madonne torneremo nel prosieguo della nostra trattazione. Per il momento, soffermiamoci ancora sulla diffusione del culto mariano nel meridione e, in particolare, in quella parte dell’Abruzzo montano che si chiama Marsica e sulla quale – in altro capitolo di questo stesso volume – scrive Rita Salvatore che essa “ha raggiunto un’ampiezza tale che la venerazione della Vergine non può essere posta sullo stesso piano di quella tributata agli altri numina cristiani. Quello che si stabilisce con la Madonna è, dunque, un rapporto che supera i limiti delle altre devozioni ed è per questo definito come iperdulia. Eleggendo un’immagine, una statua a “propria” Madonna, le collettività hanno iniziato a riconoscersi in lei, e l’hanno venerata attraverso mezzi che spesso sono andati oltre le loro stesse effettive risorse […]” 9:
[…] A Bugnara, sul ponte del Rivo – scriveva Gabriele D’Annunzio nelle sue Novelle della Pescara – più di cento giumenti, tra cavalli asini e muli, carichi di frumento vanno in processione alla Madonna della Neve: i devoti cavalcano su le some, con serti di spighe in capo, con tracolle di pasta; e depongono ai piedi dell’immagine i doni cereali. A Bisenti, molte giovinette, con in capo canestre di grano, conducono per le vie un asino che porta su la groppa una maggiore canestra; ed entrano nella chiesa della Madonna degli Angeli, per l’offerta, cantando. A Torricella Peligna, uomini e fanciulli, coronati di rose e di bacche rosse, salgono in pellegrinaggio alla Madonna delle Rose, sopra una rupe dov’è l’orma di Sansone […]. E il cappuccino disse della Madonna dell’Incoronata, dove per la festa di S.Giovanni i devoti si cingono il capo di vitalbe, e nella notte vanno al fiume Gizio a passar l‘acqua con grandi allegrezze […] 10.
Dunque, per entrare nel vivo del nostro tema, se si volesse tracciare un quadro statistico delle chiese e dei culti mariani nella Marsica, si arriverebbe ad una percentuale altissima, probabilmente circa il 50% di tutte le chiese presenti nel territorio 11. In questa sede, ci sembra opportuno elencare (pur sapendo di rendere il discorso alquanto arido e schematico) tutte le chiese marsicane dedicate, nel passato ed oggi, alla Madonna:
Santuari con pellegrinaggio: 1.Avezzano (Madonna di Pietraquaria); 2.Civita d’Antino (Madonna della Ritornata); 3.Corona di Massa d’Albe (Madonna del Fulmine); 4.Pereto (Madonna dei Bisognosi); 5.Pescasseroli (Madonna di Monte Tranquillo, cui è da aggiungersi la statua della Madonna Nera dell’Incoronata che si trova nella chiesa parrocchiale dei SS.Pietro e Paolo); 6.Tagliacozzo (Madonna dell’Oriente); 7.Trasacco (Madonna di Candelecchia).
Altri piccoli santuari mariani (con devozioni localmente circoscritte, limitate al solo giorno della festa): 1.Capistrello (Madonna del Monte); 2.Cese (Madonna della Rafia); 3.Collelongo (Madonna del Monte); 4.Ortona (Madonna sulla Villa); 5.Tagliacozzo (Madonna in Forca, divenuta poi S.Maria del Soccorso); 6.Venere (Madonna del Buon Consiglio); 7.Villavallelonga (Madonna della Lanna).
Chiese mariane in Val Roveto (diocesi di Sora): 1.Balsorano (Madonna delle Grazie); 2.Canistro Alto (S.Maria in Fonticella); 3.Canistro Nuovo (S.Maria delle Grazie); 4.Civitella Roveto (Madonna delle Grazie); 5.Grancia (Madonna della Stella); 6.Morino (Madonna del Caùto, o del Pertuso); 7.Roccavivi Vecchio (Madonna delle Grazie). A queste deve aggiungersi la Madonna della Ritornata, a Civita d‘Antino, già da noi compresa tra i primi sette santuari della Marsica.
Antiche badìe e prepositure (con sporadici culti residui, o perfino obliterati): 1.Albe (S.Maria, prepositura e collegiata, oggi scomparsa e sostituita dalla parrocchiale di S.Nicola); 2.Carsoli (S.Maria in Cellis, ex abbazia benedettina); 3.Cese (S.Maria, ex abbazia benedettina); 4.Luco (S.Maria, ex abbazia benedettina); 5.Ortucchio (S.Maria in Capodacqua, prepositura e collegiata, oggi sostituita dalla piccola chiesetta di S.Orante); 6.Rosciolo (S.Maria in Valle Porclaneta, ex abbazia benedettina); 7.Scurcola (S.Maria della Vittoria, ex abbazia cistercense).
Chiese e culti della Madonna delle Grazie: 1.Balsorano; 2.Canistro Nuovo; 3.Celano (S.Maria in Piedimonte); 4.Cerchio; 5.Cese; 6.Luco dei Marsi; 7.Civitella Roveto; 8.Collarmele; 9.Ortona dei Marsi; 10.Poggetello; 11.Roccavivi Vecchio; 12.Rosciolo; 13.Sante Marie; 14.Tufo. A sé e in posizione di preminenza è da considerarsi la chiesa parrocchiale di S.Maria delle Grazie in Pescina, cattedrale della diocesi dal 1580 al 1915.
Particolari culti mariani (senza chiesa specificamente intitolata alla Madonna): 1.Aielli (Madonna della Vittoria); 2.Carsoli (Assunta, con il rito della inchinata); 3.Cerchio (fiera annuale in occasione della festività della Madonna delle Grazie); 4.Collarmele (Madonna della Mercede); 5.Pagliara (Madonna dell’Oriente); 6.Poggio Filippo, Gallo e S.Donato (processione delle Tre Madonne); 7.Sorbo (Madonna della Vittoria, in cooperazione-contrapposizione con Scurcola).
Altre chiese mariane in diocesi dei Marsi: 1.Avezzano (Madonna del Passo, di recente costituzione); 2.Bisegna (S.Maria Assunta); 3.Carrito (S.Maria); 3.Carsoli (Madonna delle Rose, già Madonna di S.Vincenzo); 5.Carsoli (Madonna del Carmine); 6.Celano (Madonna del Carmine); 7.Celano (S.Maria Valleverde, o del Gonfalone); 8.Collelongo (S.Maria Nuova); 9.Corona (Madonna Immacolata); 10.Corona (Madonna di Ripoli); 11.Gioia Vecchio (S.Maria Nuova); 12.Magliano dei Marsi (S.Maria di Loreto); 13.Marano (S.Maria Assunta); 14.Opi (S.Maria Assunta); 15.Ovindoli (S.Maria Assunta, già S.Sebastiano); 16.Pescasseroli (Madonna del Carmine); 17.Pescasseroli (Madonna Addolorata, cappella della famiglia Sipari); 18.Pietrasecca (S.Maria, già S.Stefano); 19.Poggio Cinolfo (S.Maria); 20.Roccacerri (S.Maria); 21.Rocca di Botte (Madonna del Pianto, o della Febbre); 22.Rovere (S.Maria, divenuta poi S.Pietro); 23.Santa Jona (S.Maria Collemarciano); 24.Sperone (S.Maria); 25.Tagliacozzo (Annunziata); 26.Venere (S.Maria, già S.Silvestro).
Chiese mariane oggi scomparse: 1.Avezzano (Madonna di Vico); 2.Capistrello (S.Maria di Contra); 3.Carsoli (S.Maria di Luppa); 4.Casali d’Aschi (Madonna del Buon Consiglio); 5.Celano (S.Maria Fonte Coeli); 6.Cerchio (S.Maria in Corbarola; comunque, in Cerchio esistevano, nel passato, almeno cinque chiese dedicate alla Madonna, compresa l’antica parrocchiale); 7.Gioia dei Marsi (S.Maria della Neve); 8.Lecce (S.Maria, divenuta successivamente S.Martino); 9.Magliano dei Marsi (S.Maria, l’antica parrocchiale); 10.Marano (Madonna del Latte); 11.Oricola (S.Maria, una delle tre parrocchie originarie); 12.Ortucchio (Madonna del Pozzo); 13.Paterno (S.Maria del Paradiso, successivamente intitolata a S.Sebastiano).
Il numero così elevato di chiese dedicate alla Vergine ci fa ben comprendere quanto fosse diffusa e sentita, nella Marsica, la devozione popolare mariana fin dal lontanissimo passato. Ogni luogo, in diocesi, cercava di dare una connotazione originale e distintiva alla propria Madonna, con una posizione di particolare rilievo per la Madonna delle Grazie, cui ancor oggi sono dedicate una quindicina di chiese in tutta la Marsica. Un titolo, questo di Madonna delle Grazie, che così viene spiegato da Mario Sensi:
Al titolo di Madonna della Misericordia (o del Soccorso) fece ben presto parallelo riscontro quello di Madonna delle Grazie. A questi titoli, presenti in quasi tutte le contrade italiane e usati promiscuamente in alcune regioni dell’Italia centrale, si affiancarono, a partire dalla metà del secolo XV, quello di S.Maria della Pietà […], e ancora si diffuse l’eloquente titolo di S.Maria Liberatrice, appellativo corrotto in S.Maria della Libera […], uno dei toponimi più suggestivi dei santuari mariani contra pestem; e da ultimo, sull’esempio di Venezia, si diffuse il titolo di S.Maria della Salute […] 12.
Ma, oltre a questa e alle numerose dediche “classiche” (Madonna del Rosario, Assunta, Addolorata, del Carmine, Immacolata, Annunziata, ecc.), vi sono altre titolazioni più specifiche, spesso legate al ruolo tutto particolare attribuito alla Vergine in quel luogo (Madonna del Buon Consiglio, del Pianto, delle Rose, della Neve, del Fulmine, dei Bisognosi, del Latte, della Mercede, della Vittoria), ma anche strettamente connesse con il sito dove sorge la chiesa (Madonna della Lanna, del Monte, di Ripoli, di Valleverde, della Fonticella, del Caùto, di Monte Tranquillo, di Candelecchia, di Pietraquaria, in Cellis, in Valle Porclaneta, della Rafia, in Forca) o perfino legate all’origine leggendaria del quadro o dell’immagine sacra (Madonna dell’Oriente).
NOTE
1 A.Melchiorre, Storia dell‘Abruzzo tra fatti e memoria, Penne, F.Ambrosini, 1989, pp.324-325.
2 G.Marucci-E.Di Renzo, Fratelli in grotta. Un rituale maschile di solidarietà, Colledara, Andromeda Editrice, 1999, passim.
3 A.Melchiorre, Vita e folklore nella Marsica di ieri, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1984, pp.106-107.
4 C.LETTA, Inchiesta agraria, Milano 1884, pp.206-207.
5 Citazione tratta da una trasmissione radiofonica della RAI (RAI 3), Ad ogni santo la sua candela, mandata in onda nel corso del 1978.
6 G.GALASSO, L’altra Europa, Milano, Mondadori, 1982, p.91 (vi è anche un cenno su santi e santità nella Marsica).
7 F.VERLENGIA, Le leggende e i santuari abruzzesi, in “Rivista Abruzzese di Scienze Lettere ed Arti”, Teramo 1916.
8 R.DE SIMONE, La Gatta Cenerentola, Torino, Einaudi, 1977.
9 R.SALVATORE, Polivalenza del culto mariano in terra d’Abruzzo, in questo stesso volume.
10 G.D’ANNUNZIO, La Vergine Anna, in Novelle della Pescara (1884-86), Milano, Mondadori, 1964.
11 Cfr. A.MELCHIORRE, La diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, estr. da “Bull.Dep.Abr.Storia Patria”, L’Aquila 1986, pp. 265-299.
12 M.SENSI, Santuari, culti e riti “ad repellendam pestem”[…], in S.BOESCH GAJANO – L.SCARAFFIA, Luoghi sacri e spazi della santità, Torino, Rosenberg & Sellier, 1990, pp.135-136. Sulla Madonna della Libera di Pratola Peligna e il pellegrinaggio da Gioia dei Marsi, cfr.: La solenne festa di Maggio, in “La Madonna e noi”, bollettino del Santuario, num.spec., 1974, II, 5, pp. 15-17; E.GIANCRISTOFARO, Pellegrinaggio a Pratola Peligna, in “Rivista Abruzzese”, Lanciano, 1978, XXXI, 2, pp. 70-73, poi riportato in Totemaje, Lanciano, Carabba, 1978, pp. 83-87; R.GAROFALO, Motivazioni e caratteri della religiosità popolare nella Valle Peligna, in “Cronaca e Storia”, Sulmona, s.d., n.1, p. 40; A.CIVITAREALE, Sagre e paesi d’Abruzzo, L’Aquila, Japadre, 1982, p. 100; A.MELCHIORRE, Gioia dei Marsi in tre quadri, in AA.VV., Breve viaggio a Gioia dei Marsi e dintorni, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1982, pp. 37-71; A.M.BARBACCI, La Madonna Libera, un culto giovane e vivo, in “Il Tempo”, pagina di Sulmona, 16 gennaio 1987.
13 ADM (Archivio Diocesano dei Marsi), Visite pastorali, fondo B, busta 1, vol.2, anno 1637.
14 M.FEBONIO, Historiae Marsorum libri tres, Napoli, Monaco, 1678; P.A. CORSIGNANI, Reggia Marsicana, Napoli, Parrino, 1738.
15 ADM, fondo B, busta 52, vol. 138, foglio 89.
16 ADM, ivi, busta 54, vol.140, foglio 46.
17 P.A.CORSIGNANI, op.cit.
18 ivi.
19 N.VITALE, Gemellaggio della transumanza nel segno della Madonna Nera, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 8 settembre 1983. Sul tema della “Madonna brutta”, ha scritto Roberto De Simone, in La tradizione in Campania, Roma, EMI, 1979, p. 23: “Erano sette sorelle, sei belle ed una brutta e nera. La brutta se ne andò sulla montagna di Montevergine e così ebbe inizio il culto a quest’ultima sorella brutta che invece è la più bella”.
20 F.S.SIPARI, note illustrative a Canto sacro, Aquila, Tipografia Aternina, 1852. Cfr. anche: B.CROCE, Pescasseroli, Bari, Laterza, 1922, pp. 19-20; G.D’ONOFRIO DE MEO, L’Incoronata di Pescasseroli, Isernia, Arti Grafiche S.Giorgio, 1985; F.MERCURI, Fratelli di Foggia, in “Il Messaggero”, pagina d’Abruzzo, 8 settembre 1984; G.TARQUINIO, Pescasseroli: lineamenti di storia dalle origini all’unità d’Italia, L’Aquila 1987.
21 F.M.AMICONI, Storia della Madonna delle Grazie in Cerchio, Cerchio, s.n.e., 1995.
22 ADM, fondo C, relazione manoscritta di Mons. Bolognese, Pescina 1798.
23 ADM, ibidem.
24 B.D’AMORE, Raccolta de’ portenti e miracoli fatti dalla Madonna delle Grazie la di cui sacra Immagine si venera nella terra di Cerchio, Aquila, Grossi, 1855 (rist. in F.M.AMICONI, op.cit., pp. 153-163).
25 F.M.AMICONI, op.cit.
26 C.GINZBURG, Folklore, magia, religione, in AA.VV., Storia d’Italia Einaudi. I caratteri originali, II, Torino, Einaudi, 1989, p. 650.
27 R.COLAPIETRA, Omogeneità e differenziazioni nella società post-tridentina del mezzogiorno medio adriatico, in “Ricerche di storia sociale e religiosa”, 1987, 31-32, p. 84.
28 Vedasi, tra l’altro, in ADM, fondo C, il fascicolo intitolato Super distributione candelarum in die Purificationis et panettarum in die S.Sebastiani, anno 1712.
29 Sugli ex-voto di Tagliacozzo, cfr.: P.TOSCHI, Bibliografia degli ex-voto italiani, Firenze, Olschki, 1970, p. 67; P.TOSCHI, Ex-voto abruzzesi, in “Abruzzo”, Pescara, 1967, V, 1, pp. 45-49; A.CIOFANI, La raccolta degli ex-voto nel Santuario d’Oriente, in “Il Tempo”, pagina d’Abruzzo, 31 agosto 1975; E.GIANCRISTOFARO, Totemaje, Lanciano, Carabba, 1978, pp. 140-141; E.GIANCRISTOFARO, Le tradizioni ricche e povere della cultura popolare abruzzese, in AA.VV., Abruzzo nel Novecento, Pescara, Costantini, 1984, p. 280.
30 G.SIGNOROTTO, Lo spazio delle devozioni nell’età della Controriforma, in S.BOESCH GAJANO – L.SCARAFFIA, op.cit., p. 316.
31 Un quadro più o meno completo delle confraternite del Sacramento e del Rosario, sorte in Marsica negli anni del Concilio di Trento, è in A.MELCHIORRE, La diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, op.cit., pp. 293-295. Sull’assetto amministrativo, giurisdizionale ed economico della diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, cfr.: A.MARANI, La diocesi dei Marsi al tempo di Muzio Febonio, Avezzano 1970; B.PELLEGRINO, in DONVITO-PELLEGRINO, L’organizzazione ecclesiastica degli Abruzzi e Molise e della Basilicata nell’età postridentina, Firenze 1973; L.PICCIONI, Marsica vicereale. Territorio, economia e società tra Cinque e Settecento, Luco, Aleph Editrice, 1999 (cfr.soprattutto il capitolo sulla organizzazione ecclesiastica, pp. 52-58).
32 ADM, fondo C, busta 90, fascc. 2129 e 2130, anno 1887 (Scurcola). Si legga, in proposito: A.MELCHIORRE, I Cenacoli di Scurcola, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 24 marzo 1982.
33 ADM, fondo C, busta 43, fasc. 977, anno 1770 (Luco). Cfr.: A.MELCHIORRE, Si rinnova tra i Signori di Luco la panarda dello Spirito Santo, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 20 maggio 1983.
34 Su Cocullo e i serpari, la bibliografia è sterminata. Cfr., in merito: A.M.DI NOLA, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Torino, Boringhieri, 1976; G.PROFETA, Il serpente sull’altare, L’Aquila, Japadre, 1998.
35 Vedasi precedente nota 19.
36 Per quanto riguarda la condanna di manifestazioni di religiosità popolare da parte della Chiesa, cfr.: C.GINZBURG, op.cit.
37 Vedasi, in particolare: F.LEBRUN, Le Riforme: devozioni comunitarie e pietà personale, in Ph.ARIÈS – G.DUBY, La vita privata dal Rinascimento all’Illuminismo, Roma-Bari, Laterza, 1988, pp. 44-75.
38 Sulla Controriforma e sui Gesuiti, si veda ancora C.GINZBURG, op.cit.
39 G.DE ROSA, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Napoli, Guida Editori, 1983, passim. La Via Crucis, almeno nella forma quasi identica a quella attuale, fu introdotta in Europa nel XVI secolo dal belga van Adrichem; ma fu il francescano A.Brinkmann, di Fulda, il primo ad erigere nel 1737 la prima Via Crucis all’aperto, nella forma odierna (cfr.: R.FRASCISCO, Via Crucis, in Grande Dizionario Enciclopedico UTET, XII, Torino, UTET, 1962, p. 1081). Il culto pubblico del Sacro Cuore di Maria fu introdotto, invece, da papa Pio VII nel 1806 (cfr.: Cuore di Maria, Culto del, in Grande Dizionario… cit, IV, Torino, Utet, 1956, p. 237).
40 ADM, fondo C, busta 59, fasc. 1162, Avezzano 1799.
41 ibidem.
42 Sulla pergamena e sul miracolo della pioggia, cfr.: T.BROGI, Il Santuario ed il Castello di Pietraquaria nella Marsica, Roma 1889 (rist. a cura di G.B.BROGI, Roma 1954); G.PAGANI, Pietraquaria e il suo santuario, Avezzano, La Voce di Pietraquaria, 1979.
43 ADM. Fondo C, busta 50, fasc. 1051, Avezzano 1780.
44 Cfr.: M.DI BERARDINO, Il culto della Madonna nella Marsica, tesina inedita, Università di Chieti 1989. Per un’ampia bibliografia (aggiornata fino al 1988) sulle tradizioni popolari della Marsica, vedasi: A.MELCHIORRE, Tradizioni popolari della Marsica. Saggio bibliografico (1604-1988), quad. n.3 (vol.VI) della rivista “Storia e medicina popolare”, Roma 1988.
45 Sulla religiosità popolare marsicana, cfr.: A.MELCHIORRE, Vita e folklore nella Marsica di ieri, Avezzano, Polla, 1981; A.MELCHIORRE, Tradizioni popolari della Marsica, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1984.
46 Per S.Generoso, cfr. G.BUCCELLA, Ortona dei Marsi in una cronaca inedita del XVIII secolo, Roma 1972, p.23; per S.Felice, vedasi ADM, Avezzano: ricognizione del Sacro Corpo e del vaso col sangue di S.Felice, estratto dal Cimitero di S.Callisto in Roma, fondo B, “Rogiti”, anno 1749; per S.Orante, ADM, Ortucchio: rinvenimento del corpo di S.Orante, ivi, anno 1751; per S.Fortunata, ADM, Tagliacozzo – Monache Benedettine – Riconoscimento del corpo di S.Fortunata M. estratto dal Cimitero di Priscilla in via Salaria, ivi, anno 1752; per S.Vincenzo, ADM, Gioia – Riconoscimento del corpo di S.Vincenzo Martire estratto dal Cimitero di S.Agnese, ivi, anno 1757. Per questa problematica, vedasi: A.MELCHIORRE, Gioia dei Marsi in tre quadri, in AA.VV., Breve viaggio a Gioia dei Marsi e dintorni, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1982, pp. 61-63.
47 P.A.CORSIGNANI, op.cit., II, lib.IV, p. 197.
48 ibidem, pp. 205-206.
49 D.DI SANT’EUSANIO, Le città di rifugio nell’Abruzzo Aquilano, Aquila 1861, pp. 135-138.
50 Sui sette santuari della Marsica, in generale: M.FEBONIO, op.cit., lib.III; P.A.CORSIGNANI, op.cit. (ristampa anastatica, Bologna, Forni, s.d.); A.L.ANTINORI, Annali e Corografia, volumi manoscritti del sec.XVIII conservati nella Biblioteca Provinciale dell’Aquila; P.BONTEMPI, Santuari d’Abruzzo, Casamari, Abbazia, 1972; D.CASCIOLA, Le città del rifugio nell’Abruzzo Aquilano o sia descrizione storica delle più venerabili chiese ed immagini di Maria Santissima, Aquila, Gran Sasso, 1861.
51 P.A.CORSIGNANI, op.cit., pp. 701-702. Su questo privilegio della chiesa di S.Maria in Lecce, cfr. anche: ADM, fondo B, busta 2, vol.9, Visite pastorali di mons.Lorenzo Massimi, anno 1645; G.A.DE BENEDICTIS, Santuario di Lecce ne’ Marsi ovvero indulgenza cotidiana perpetua per chi visita sette altari nella di lui Chiesa matrice, Roma, Casaletti, 1770; A.MELCHIORRE, Lecce dei Marsi: profilo storico, in “Radar Abruzzo”, 1989, XVIII, n. 5-6, p. 9.
52 P.COLLETTA, Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825, Capolago 1834.
53 Cfr. nota 7. Il Verlengia viene ricordato in A.MELCHIORRE, La discesa al “mondo infero” nella cultura popolare degli Abruzzi, Penne, Core, 1987; in G.PROFETA, Le sette Madonne sorelle e la magnificazione del nume, L’Aquila, Japadre, 1997.
54 Vedasi: R.DE SIMONE, La Gatta Cenerentola, Torino, Einaudi, 1977. Sulle “sette Sorelle”, oltre ai lavori di Giuseppe Profeta (vedasi nota precedente, ma anche gli scritti ricordati nella successiva nota 55), cfr.: G.SAVERONI, Sette Sorelle, in “La Tenda”, Teramo, aprile 1988; G.SGATTONI, Sette Sorelle, in “La Tenda”, aprile 1988; G.SAVERONI, I santuari delle Sette Sorelle, in “La Tenda”, maggio 1994.
55 Oltre al volume ricordato in nota 53, di G.PROFETA vedansi anche: La devozione delle sette Madonne, in “La Tenda”, Teramo, marzo 1988; I sistemi di tutela sacrale del territorio e i santuari mariani delle sette Sorelle, in “Abruzzo”, Chieti, 1992, pp. 235-286; Le sette Madonne sorelle e la magnificazione del personaggio sacro: demopsicologia delle credenze, in “Rivista Abruzzese”, Lanciano, 1996, XLIX, 4, pp. 354-358.
56 Sulla Madonna di Vico, cfr.: B.JATOSTI, Storia di Avezzano, Avezzano, Magagnini, 1876; G.PAGANI, Avezzano e la sua storia, Casamari, Abbazia, 1968. Su S.Maria della Vittoria in Scurcola: F.BUONTEMPI, Pochi cenni su l’origine ed invenzione della Sacra Immagine di Maria SS.ma della Vittoria che si venera nel Comune di Scurcola diocesi de’ Marsi, Napoli, Serafini, 1856; V.DE GIORGIO, Cenno storico dell’edificio abbaziale dal titolo di Maria SS.ma della Vittoria che si venera in Scurcola de’ Marsi, Siena, Tip.S.Bernardino, 1900; V.M.ERCOLE, Novena di apparecchio alla festa di S.Maria della Vittoria che si celebra nella chiesa sotto tal titolo nella Terra di Scurcola ne’ Marsi, Aquila, Grossi, 1801; O.EGIDI, Carlo I d’Angiò e l’Abazia di S.Maria della Vittoria presso Scurcola, in “Archivio Storico per le Provincie Napoletane”, 1909, XXXIV, II, pp. 252-291, e IV, pp. 732-767, 1910, XXXV, I, pp. 125-175; C.GRASSI, S.Maria della Vittoria in Scurcola nel secondo centenario dell’Incoronazione, Avezzano, Tip.Don Orione, 1957; D.QUERCIA, Memoria che s’umilia a S.R.M. a favore dell’insigne Real Abbazia di Scurcola dal suo Regio Abate D.Domenico Quercia per la causa contro l’Illustre Gran Contestabile Colonna che si deve decidere nella Curia di Monsignor Cappellan Maggiore, Napoli s.d. (ma sec. XVIII).
57 G.PROFETA, Le leggende di fondazione dei santuari. Avvio ad un’analisi morfologica, in “Lares”, 1970, XXXVI, III/IV. Vedasi anche: R.SALVATORE, Polivalenza del culto mariano in terra d’Abruzzo, in questo stesso volume.
58 Su questi santuari marginali, cfr.: S.DE CRISTOFARO, S.Maria sopra il Monte in Capistrello, s.n.e. 1980; G.SQUILLA, L’incoronazione della Madonna del Buon Consiglio a Civitella Roveto (10 settembre 1978), Casamari, Abbazia, 1979; G.SQUILLA, Alla Madonna del Caùto (Morino), Casamari, Abbazia, 1977; F.SIMONE, Madonna del Pertuso, tesina inedita, Sora 1995; D.ANTONELLI, Abbazie, prepositure e priorati nella diocesi di Sora nel Medioevo (secc.VIII-XV), Sora, Tip.Pasquarelli, 1986; W.CIANCIUSI, Collelongo, Teramo, Edigrafital, 1972; O.MATTEI, Ester. Azione sacra da cantarsi in Luco in occasione della Incoronazione della Madonna SS.ma dell’Ospedale i giorni 9 e 10 giugno 1872, Avezzano, Magagnini, 1872; A.DI PIETRO, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della diocesi dei Marsi, Avezzano, Magagnini, 1869. Per la Madonna delle Grazie in Cerchio, vedansi indicazioni bibliografiche in nota 24.