TRADIZIONI E FOLCLORE NELLA MARSICA (Religiosità popolare nel ‘700)

Un ulteriore esempio è fornito da un documento, anch’esso inedito, del 28 maggio 1799, consistente negli atti di un processo criminale a carico del sacerdote don Nicola Nicolucci di Avezzano, accusato di violenze e percosse ai danni di un suo concittadino, un certo Giovanni Cerfoglia:

In un giorno dello scorso mese di Marzo corrente anno mille settecento novantanove, non ricordandomi il preciso per la lunghezza del tempo, si facevano in questa città [di Avezzano] illuminazioni e fuochi in onore della Miracolosa Immagine della Madonna SS.ma di Pietracquaria, trasferita dalla sua Chiesa in questa Colleggiata [di S.Bartolomeo] per implorare la sua intercessione per la conservazione del nostro Sovrano (D.G.) e della Reale Famiglia. Uno di tali fuochi era situato nel capovicolo detto de i Nanni, vicino la casa abitativa del sacerdote D.Nicola Nicolucci mio concittadino. Circa l’ora prima della notte erasi acceso detto fuoco, ed eravi intervenuta molta gente di quel vicinato, uomini e donne, fra li quali vi ero io ancora, ed eravi intervenuto ancora il novizio Gabriele Ietti, anche di questa città, il quale cantava l’Eviva Maria a canto a detto fuoco.

Mentre si cantava da detto Novizio, uscì di sua casa il detto Sacerdote D.Nicola Nicolucci, armato di grosso bastone in mano, come io viddi col beneficio di detto fuoco acceso, il quale fattosi avanti al detto Giovanni Cerfoglia, il quale si trovava pure in quella conversazione, diede al medesimo un forte pugno in petto, come io viddi col lume sudetto, dicendo esso Nicolucci che non volea sentire romori avanti a casa sua, e proruppe in moltissime parole oscene, sporche e scandalose, dicendo, come io intesi e viddi, contro detto Cerfoglia: coglione, vatti fa’ buzzarare, cazzo, ed altre simili, senza riflettere a donne zitelle e maritate e ragazzi, che vi erano presenti, per cui tutti scandalizzati se ne fuggirono dicendo: Gesù e Maria, questo è sacerdote o demonio? E come va a dire la Messa? Ed io anche me ne andiedi […] 40.

Il processo criminale a carico del suddetto sacerdote don Nicola Nicolucci (accusato, dunque, di aver provocato una violenta rissa con la gente che, cantando l’Evviva Maria e le Litanie della Madonna, disturbava la sua quiete notturna) ci interessa, in questa sede, esclusivamente perché costituisce il più antico documento originale (e inedito) sul culto popolare della Madonna di Pietraquaria in Avezzano, almeno per quel che riguarda la tradizione dei canti e del fuochi cittadini (i cosiddetti focaracci). Non ci sembra opportuno trascrivere qui, per ragioni di spazio, anche le altre numerose testimonianze raccolte nel fascicolo, testimonianze che però risultano estremamente interessanti perché possono essere agevolmente paragonate alle odierne informazioni orali, a quelle cioè che vengono raccolte “sul campo”.

È da rilevare come gli informatori (i testimoni) appartengano ai due sessi e a diverse fasce d’età (uomini e donne), oltre che a diverse categorie sociali (due studenti di 16 e 19 anni, due giovani ragazze, tre casalinghe dai 38 ai 49 anni, due contadini, un sacerdote, un disoccupato, un “tonsore” o barbiere, un sarto), tanto da creare, quasi visivamente, l’immagine di quel fuoco notturno acceso nel capovicolo de i Nanni, con attorno quel variegato campionario umano di piccola città di campagna (“stavano radunati uomini e donne d’ogni età del vicinato” e facevano un “baccano troppo grande attorno al detto fuoco, che era inteso dalla Piazza”). E due dei testimoni, interrogati dall’uditore della Curia di Pescina, accennano anche alla ragione primaria per cui la popolazione di Avezzano si era rivolta alla Madonna di Pietraquaria: “Illuminazioni e feste si facevano per tutta questa città, in onore della Madonna SS.ma, per le passate critiche circostanze”; “Feste, con fuochi ed illuminazioni, in onore della Vergine SS.ma di Pietracquaria, per i presenti bisogni dello Stato”; “illuminazioni e fuochi in onore della Beatissima Vergine di Pietracquaria, pregandola per i presenti bisogni”; “fuochi in onore della Miracolosa Immagine della Madonna SS.ma di Pietracquaria […] per implorare la Sua intercessione per la conservazione del nostro Sovrano e della Reale Famiglia… come si faceva per tutti i capovicoli di questa città” 41.

Di qualche anno prima (1789) è la famosa pergamena (oggi introvabile) di cui parla il Brogi, nella quale si accennerebbe alla leggenda del pastorello sordo-muto e al miracolo della pioggia 42; e del 1780 sono alcuni fogli d’archivio, nei quali si legge che “li 14, 15, 16 del corrente mese Aprile et anno 1780 per l’intemperie de’ tempi” il popolo di Avezzano aveva fatto “varie processioni nella Chiesa della Madonna SS.ma di Pietracquaria” 43. Ma il documento del 1799 è il primo testo, in assoluto, nel quale si descrive esplicitamente, e nei particolari, lo svolgimento della festa:

1. trasferimento della sacra immagine dal santuario di Pietraquaria nella chiesa parrocchiale di Avezzano (“essendo stata trasportata giorni prima in questa nostra Colleggiata l’Imagine Miracolosa della Madonna SS.ma di Pietracquaria dalla sua chiesa, che resta fuori di Avezzano lontana circa tre miglia”);
2. coinvolgimento collettivo della cittadinanza, rione per rione (capovicolo per capovicolo), al di fuori del rigido controllo del clero ufficiale;
3. motivazioni pratiche, politico-devozionali, del culto (intercessione della Madonna per la salvaguardia della monarchia borbonica contro l’aggressione francese);
4. accensione dei fuochi nei vari rioni della città;
5. canti notturni attorno ai fuochi (le Litanie della Madonna e l’Evviva Maria).

Una festa, questa di Pietraquaria, che non ha subito sostanziali modificazioni dal Settecento ad oggi e che, nelle convinzioni popolari, trae origine dalla leggenda di fondazione del pastorello muto, di cui parleremo più avanti. Da allora, i festeggiamenti hanno inizio, ogni anno, la sera del 26 aprile, quando nei vari quartieri della città vengono accesi grandi fuochi, che illuminano e scaldano i fedeli fino alla mattina successiva. La notte, dunque, “si fa la veglia” e i vari gruppi gareggiano “a chi fa il fuoco più alto”. A sera inoltrata si effettua una processione (la “fiaccolata della Madonna” fino al santuario) e la mattina del 27 questa, tornando in città, si incontra con una seconda processione che, partendo dalla cattedrale, si reca “a dare il benvenuto e il saluto della città alla Vergine” 44.

Il documento del 1799 acquista, dunque, un’importanza rilevante quale segnale non solo di una continuità culturale e rituale dal Settecento ad oggi, ma anche e soprattutto quale testimonianza di un profondo mutamento della religiosità popolare marsicana avvenuto (come, del resto, in tutto il meridione della penisola) proprio verso la fine del XVIII secolo, e non prima 45.
Abbiamo già visto, parlando del culto di S.Maria delle Grazie in Cerchio, come le motivazioni politiche fossero preminenti anche in quella località (richiesta di protezione contro l’invasione francese). Ed è sempre dalla seconda metà del Settecento che proliferano, in Marsica, le testimonianze di miracoli e le richieste di riconoscimenti ufficiali dei vari culti religiosi della zona (dall’Oriente di Tagliacozzo alla Madonna delle Grazie di Luco, dal S.Cesidio di Trasacco alla Madonna del Gonfalone di Celano e alla Madonna del Fulmine di Corona di Massa d’Albe), oltre che le ricerche di “corpi di santi martiri” da trasportare nei singoli paesi, facendoli consacrare ufficialmente come veri o presunti Protettori (S.Generoso, in Ortona dei Marsi, anno 1756; S.Vincenzo, in Gioia dei Marsi, anno 1757; S.Orante, in Ortucchio, 1751; S.Felice, in Avezzano, 1749; S.Fortunata, in Tagliacozzo, 1752) 46.

È del 1752 la prima notizia di un miracolo patrocinato da S.Gemma di Goriano Sicoli (“un giovanetto della Terra di Gioia in Marsi fu di subito ad intercessione di Santa Gemma liberato da grave malore, per cui si trovava rotto nella pelle, che sostiene gl’intestini”) 47 ed è sempre del XVIII secolo il miracolo degli indemoniati della Marsica che, colpiti da attacchi di epilessia, si erano recati in pellegrinaggio alle Coste di San Falco presso Palena, dove era un Eremo che si diceva fosse stato abitato da quel santo: e lì “restarono liberi coll’intercessione di S.Falco […] dopo di avere quel sacro luogo divotamente Eglino visitato” 48. Ed infine, per tornare a parlare dei culti mariani, è del Settecento la notizia che in Gioia dei Marsi fosse stato eretto un altare dedicato alla Madonna della Neve (cui successivamente sarà innalzata una vera e propria chiesa), e che il 5 agosto di ogni anno gli abitanti del paese celebravano una solenne festa in onore di questa Madonna, che “accolse sempre con dimostrazioni di benignità e di compiacimento i loro ossequi, col preservarli, ogni qual volta fecero a Lei ricorso, e dai tremuoti, e dalle siccità, e dalle grandini, e dalle inondazioni, e da’ morbi contagiosi. Oprò ancora dei molti miracoli a favore di coloro, che erano affetti da diverse malattie […]” 49.

È proprio in quei decenni (seconda metà del Settecento), dunque, che cominciano ad assumere l’attuale fisionomia i culti delle sette principali Madonne della Marsica, ciascuna con un proprio santuario, ancor oggi meta di pellegrinaggi e di intensa devozione popolare: Madonna dei Bisognosi o del Monte presso Pereto (la cui bibliografia è la più ricca tra quelle concernenti i culti mariani e i santuari dell’intera regione abruzzese), Madonna dell’Oriente a Tagliacozzo (che suscitò la curiosità di viaggiatori stranieri come Lear e MacDonnel), Madonna di Pietraquaria ad Avezzano (su cui ci siamo già ampiamente soffermati), Madonna della Candelecchia a Trasacco, Madonna del Fulmine a Corona di Massa d’Albe, Madonna della Ritornata a Civita d’Antino, Madonna Nera Incoronata (di cui si è già detto) e Madonna Nera di Monte Tranquillo a Pescasseroli 50.

Sono queste, forse, le famose Sette Sorelle di cui parla Roberto De Simone, oppure si tratta, come è più probabile, di un raggruppamento casuale, per cui i santuari pellegrinali in Marsica oggi sono sette, ma potrebbero essere sei o otto, senza alcun nesso con la simbologia settenaria? Un indizio potrebbe farci accettare l’ipotesi che anche in Marsica, come altrove nel Mezzogiorno, il numero sette abbia avuto e abbia ancora un suo significato magico-sacrale: l’antica parrocchiale di S.Maria in Lecce (successivamente dedicata a S.Martino), infatti, aveva ottenuto da papa Urbano VIII (sec.XVII) il privilegio di indulgenze speciali per chi visitasse i suoi sette Altari: un privilegio sicuramente ancora posseduto da questa chiesa nel XVIII secolo, se il Corsignani nella sua Reggia Marsicana così scriveva:

La Chiesa parrocchiale di Lecce è dedicata in onore della Beatissima Vergine Maria […]. In questa medesima Chiesa nell’anno 1727 […] leggemmo il […] Breve di Urbano VIII, con cui le concede l’indulgenza plenaria per la visita dei suoi sette altari, come se si visitassero i sette altari della Basilica del Principe degli Apostoli in Roma 51.

Probabilmente, la consapevolezza a livello popolare della persistenza di questo magico numero sette è oggi quasi completamente scomparsa. Ma si consideri attentamente come tale numero ricorra frequentemente anche in altre tipologie di accorpamento territoriale delle chiese mariane della Marsica: erano sette le antiche badie dedicate alla Madonna nel passato; sette le principali chiese della Vergine in Val Roveto; sette i piccoli santuari di montagna nella diocesi dei Marsi, che sembrano far quasi da contraltare, più modesto e più nascosto, ai sette santuari prima ricordati; quattordici (multiplo di sette), o giù di lì, sono le chiese dedicate alla Madonna delle Grazie in tutta la Marsica, cui devono però aggiungersi due paesi, Luco e Cerchio (di quest’ultimo si è parlato in precedenza), nei quali la devozione alla Madonna delle Grazie, ancor oggi decisamente viva, si giustifica con la presenza di sacre immagini che testimoniano di un culto secolare.

Sono circa 28, infine, le altre chiese intitolate alla Madonna, anche queste raggruppabili grosso modo in gruppi di sette, ciascuno inserito in una precisa entità geografico-territoriale: 1) Marsica orientale (Bisegna, Carrito, Gioia Vecchio, Opi, Ortucchio, Pescasseroli, Venere); 2) Marsica occidentale (Carsoli, Pietrasecca, Poggio Cinolfo, Roccacerri, Rocca di Botte, Sperone, Tagliacozzo); 3) Marsica di nord-ovest (Celano, Corona, Magliano, Marano, Ovindoli, Rovere, Santa Jona); 4) Marsica meridionale (Val Roveto). Insomma, pur consapevoli che il raggruppamento settenario sia più casuale che voluto e possa probabilmente essere confutato sulla base di un calcolo più preciso e storicamente attendibile delle presenze cultuali – c’è da prendere atto della consistenza numerica delle chiese mariane in ogni ben definita unità territoriale: quasi una specie di “cordone sanitario”, innalzato a tutela sacrale di ogni singolo territorio e della sua gente.


NOTE

1 A.Melchiorre, Storia dell‘Abruzzo tra fatti e memoria, Penne, F.Ambrosini, 1989, pp.324-325.
2 G.Marucci-E.Di Renzo, Fratelli in grotta. Un rituale maschile di solidarietà, Colledara, Andromeda Editrice, 1999, passim.
3 A.Melchiorre, Vita e folklore nella Marsica di ieri, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1984, pp.106-107.
4 C.LETTA, Inchiesta agraria, Milano 1884, pp.206-207.
5 Citazione tratta da una trasmissione radiofonica della RAI (RAI 3), Ad ogni santo la sua candela, mandata in onda nel corso del 1978.
6 G.GALASSO, L’altra Europa, Milano, Mondadori, 1982, p.91 (vi è anche un cenno su santi e santità nella Marsica).
7 F.VERLENGIA, Le leggende e i santuari abruzzesi, in “Rivista Abruzzese di Scienze Lettere ed Arti”, Teramo 1916.
8 R.DE SIMONE, La Gatta Cenerentola, Torino, Einaudi, 1977.
9 R.SALVATORE, Polivalenza del culto mariano in terra d’Abruzzo, in questo stesso volume.
10 G.D’ANNUNZIO, La Vergine Anna, in Novelle della Pescara (1884-86), Milano, Mondadori, 1964.
11 Cfr. A.MELCHIORRE, La diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, estr. da “Bull.Dep.Abr.Storia Patria”, L’Aquila 1986, pp. 265-299.

12 M.SENSI, Santuari, culti e riti “ad repellendam pestem”[…], in S.BOESCH GAJANO – L.SCARAFFIA, Luoghi sacri e spazi della santità, Torino, Rosenberg & Sellier, 1990, pp.135-136. Sulla Madonna della Libera di Pratola Peligna e il pellegrinaggio da Gioia dei Marsi, cfr.: La solenne festa di Maggio, in “La Madonna e noi”, bollettino del Santuario, num.spec., 1974, II, 5, pp. 15-17; E.GIANCRISTOFARO, Pellegrinaggio a Pratola Peligna, in “Rivista Abruzzese”, Lanciano, 1978, XXXI, 2, pp. 70-73, poi riportato in Totemaje, Lanciano, Carabba, 1978, pp. 83-87; R.GAROFALO, Motivazioni e caratteri della religiosità popolare nella Valle Peligna, in “Cronaca e Storia”, Sulmona, s.d., n.1, p. 40; A.CIVITAREALE, Sagre e paesi d’Abruzzo, L’Aquila, Japadre, 1982, p. 100; A.MELCHIORRE, Gioia dei Marsi in tre quadri, in AA.VV., Breve viaggio a Gioia dei Marsi e dintorni, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1982, pp. 37-71; A.M.BARBACCI, La Madonna Libera, un culto giovane e vivo, in “Il Tempo”, pagina di Sulmona, 16 gennaio 1987.

13 ADM (Archivio Diocesano dei Marsi), Visite pastorali, fondo B, busta 1, vol.2, anno 1637.

14 M.FEBONIO, Historiae Marsorum libri tres, Napoli, Monaco, 1678; P.A. CORSIGNANI, Reggia Marsicana, Napoli, Parrino, 1738.
15 ADM, fondo B, busta 52, vol. 138, foglio 89.
16 ADM, ivi, busta 54, vol.140, foglio 46.
17 P.A.CORSIGNANI, op.cit.
18 ivi.
19 N.VITALE, Gemellaggio della transumanza nel segno della Madonna Nera, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 8 settembre 1983. Sul tema della “Madonna brutta”, ha scritto Roberto De Simone, in La tradizione in Campania, Roma, EMI, 1979, p. 23: “Erano sette sorelle, sei belle ed una brutta e nera. La brutta se ne andò sulla montagna di Montevergine e così ebbe inizio il culto a quest’ultima sorella brutta che invece è la più bella”.
20 F.S.SIPARI, note illustrative a Canto sacro, Aquila, Tipografia Aternina, 1852. Cfr. anche: B.CROCE, Pescasseroli, Bari, Laterza, 1922, pp. 19-20; G.D’ONOFRIO DE MEO, L’Incoronata di Pescasseroli, Isernia, Arti Grafiche S.Giorgio, 1985; F.MERCURI, Fratelli di Foggia, in “Il Messaggero”, pagina d’Abruzzo, 8 settembre 1984; G.TARQUINIO, Pescasseroli: lineamenti di storia dalle origini all’unità d’Italia, L’Aquila 1987.
21 F.M.AMICONI, Storia della Madonna delle Grazie in Cerchio, Cerchio, s.n.e., 1995.

22 ADM, fondo C, relazione manoscritta di Mons. Bolognese, Pescina 1798.

23 ADM, ibidem.
24 B.D’AMORE, Raccolta de’ portenti e miracoli fatti dalla Madonna delle Grazie la di cui sacra Immagine si venera nella terra di Cerchio, Aquila, Grossi, 1855 (rist. in F.M.AMICONI, op.cit., pp. 153-163).
25 F.M.AMICONI, op.cit.
26 C.GINZBURG, Folklore, magia, religione, in AA.VV., Storia d’Italia Einaudi. I caratteri originali, II, Torino, Einaudi, 1989, p. 650.
27 R.COLAPIETRA, Omogeneità e differenziazioni nella società post-tridentina del mezzogiorno medio adriatico, in “Ricerche di storia sociale e religiosa”, 1987, 31-32, p. 84.
28 Vedasi, tra l’altro, in ADM, fondo C, il fascicolo intitolato Super distributione candelarum in die Purificationis et panettarum in die S.Sebastiani, anno 1712.
29 Sugli ex-voto di Tagliacozzo, cfr.: P.TOSCHI, Bibliografia degli ex-voto italiani, Firenze, Olschki, 1970, p. 67; P.TOSCHI, Ex-voto abruzzesi, in “Abruzzo”, Pescara, 1967, V, 1, pp. 45-49; A.CIOFANI, La raccolta degli ex-voto nel Santuario d’Oriente, in “Il Tempo”, pagina d’Abruzzo, 31 agosto 1975; E.GIANCRISTOFARO, Totemaje, Lanciano, Carabba, 1978, pp. 140-141; E.GIANCRISTOFARO, Le tradizioni ricche e povere della cultura popolare abruzzese, in AA.VV., Abruzzo nel Novecento, Pescara, Costantini, 1984, p. 280.
30 G.SIGNOROTTO, Lo spazio delle devozioni nell’età della Controriforma, in S.BOESCH GAJANO – L.SCARAFFIA, op.cit., p. 316.
31 Un quadro più o meno completo delle confraternite del Sacramento e del Rosario, sorte in Marsica negli anni del Concilio di Trento, è in A.MELCHIORRE, La diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, op.cit., pp. 293-295. Sull’assetto amministrativo, giurisdizionale ed economico della diocesi dei Marsi dopo il Concilio di Trento, cfr.: A.MARANI, La diocesi dei Marsi al tempo di Muzio Febonio, Avezzano 1970; B.PELLEGRINO, in DONVITO-PELLEGRINO, L’organizzazione ecclesiastica degli Abruzzi e Molise e della Basilicata nell’età postridentina, Firenze 1973; L.PICCIONI, Marsica vicereale. Territorio, economia e società tra Cinque e Settecento, Luco, Aleph Editrice, 1999 (cfr.soprattutto il capitolo sulla organizzazione ecclesiastica, pp. 52-58).
32 ADM, fondo C, busta 90, fascc. 2129 e 2130, anno 1887 (Scurcola). Si legga, in proposito: A.MELCHIORRE, I Cenacoli di Scurcola, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 24 marzo 1982.
33 ADM, fondo C, busta 43, fasc. 977, anno 1770 (Luco). Cfr.: A.MELCHIORRE, Si rinnova tra i Signori di Luco la panarda dello Spirito Santo, in “Il Tempo”, pagina della Marsica, 20 maggio 1983.
34 Su Cocullo e i serpari, la bibliografia è sterminata. Cfr., in merito: A.M.DI NOLA, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Torino, Boringhieri, 1976; G.PROFETA, Il serpente sull’altare, L’Aquila, Japadre, 1998.
35 Vedasi precedente nota 19.
36 Per quanto riguarda la condanna di manifestazioni di religiosità popolare da parte della Chiesa, cfr.: C.GINZBURG, op.cit.
37 Vedasi, in particolare: F.LEBRUN, Le Riforme: devozioni comunitarie e pietà personale, in Ph.ARIÈS – G.DUBY, La vita privata dal Rinascimento all’Illuminismo, Roma-Bari, Laterza, 1988, pp. 44-75.
38 Sulla Controriforma e sui Gesuiti, si veda ancora C.GINZBURG, op.cit.
39 G.DE ROSA, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Napoli, Guida Editori, 1983, passim. La Via Crucis, almeno nella forma quasi identica a quella attuale, fu introdotta in Europa nel XVI secolo dal belga van Adrichem; ma fu il francescano A.Brinkmann, di Fulda, il primo ad erigere nel 1737 la prima Via Crucis all’aperto, nella forma odierna (cfr.: R.FRASCISCO, Via Crucis, in Grande Dizionario Enciclopedico UTET, XII, Torino, UTET, 1962, p. 1081). Il culto pubblico del Sacro Cuore di Maria fu introdotto, invece, da papa Pio VII nel 1806 (cfr.: Cuore di Maria, Culto del, in Grande Dizionario… cit, IV, Torino, Utet, 1956, p. 237).

40 ADM, fondo C, busta 59, fasc. 1162, Avezzano 1799.

41 ibidem.

42 Sulla pergamena e sul miracolo della pioggia, cfr.: T.BROGI, Il Santuario ed il Castello di Pietraquaria nella Marsica, Roma 1889 (rist. a cura di G.B.BROGI, Roma 1954); G.PAGANI, Pietraquaria e il suo santuario, Avezzano, La Voce di Pietraquaria, 1979.
43 ADM. Fondo C, busta 50, fasc. 1051, Avezzano 1780.

44 Cfr.: M.DI BERARDINO, Il culto della Madonna nella Marsica, tesina inedita, Università di Chieti 1989. Per un’ampia bibliografia (aggiornata fino al 1988) sulle tradizioni popolari della Marsica, vedasi: A.MELCHIORRE, Tradizioni popolari della Marsica. Saggio bibliografico (1604-1988), quad. n.3 (vol.VI) della rivista “Storia e medicina popolare”, Roma 1988.

45 Sulla religiosità popolare marsicana, cfr.: A.MELCHIORRE, Vita e folklore nella Marsica di ieri, Avezzano, Polla, 1981; A.MELCHIORRE, Tradizioni popolari della Marsica, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1984.
46 Per S.Generoso, cfr. G.BUCCELLA, Ortona dei Marsi in una cronaca inedita del XVIII secolo, Roma 1972, p.23; per S.Felice, vedasi ADM, Avezzano: ricognizione del Sacro Corpo e del vaso col sangue di S.Felice, estratto dal Cimitero di S.Callisto in Roma, fondo B, “Rogiti”, anno 1749; per S.Orante, ADM, Ortucchio: rinvenimento del corpo di S.Orante, ivi, anno 1751; per S.Fortunata, ADM, Tagliacozzo – Monache Benedettine – Riconoscimento del corpo di S.Fortunata M. estratto dal Cimitero di Priscilla in via Salaria, ivi, anno 1752; per S.Vincenzo, ADM, Gioia – Riconoscimento del corpo di S.Vincenzo Martire estratto dal Cimitero di S.Agnese, ivi, anno 1757. Per questa problematica, vedasi: A.MELCHIORRE, Gioia dei Marsi in tre quadri, in AA.VV., Breve viaggio a Gioia dei Marsi e dintorni, Roma, Edizioni dell’Urbe, 1982, pp. 61-63.
47 P.A.CORSIGNANI, op.cit., II, lib.IV, p. 197.
48 ibidem, pp. 205-206.
49 D.DI SANT’EUSANIO, Le città di rifugio nell’Abruzzo Aquilano, Aquila 1861, pp. 135-138.
50 Sui sette santuari della Marsica, in generale: M.FEBONIO, op.cit., lib.III; P.A.CORSIGNANI, op.cit. (ristampa anastatica, Bologna, Forni, s.d.); A.L.ANTINORI, Annali e Corografia, volumi manoscritti del sec.XVIII conservati nella Biblioteca Provinciale dell’Aquila; P.BONTEMPI, Santuari d’Abruzzo, Casamari, Abbazia, 1972; D.CASCIOLA, Le città del rifugio nell’Abruzzo Aquilano o sia descrizione storica delle più venerabili chiese ed immagini di Maria Santissima, Aquila, Gran Sasso, 1861.
51 P.A.CORSIGNANI, op.cit., pp. 701-702. Su questo privilegio della chiesa di S.Maria in Lecce, cfr. anche: ADM, fondo B, busta 2, vol.9, Visite pastorali di mons.Lorenzo Massimi, anno 1645; G.A.DE BENEDICTIS, Santuario di Lecce ne’ Marsi ovvero indulgenza cotidiana perpetua per chi visita sette altari nella di lui Chiesa matrice, Roma, Casaletti, 1770; A.MELCHIORRE, Lecce dei Marsi: profilo storico, in “Radar Abruzzo”, 1989, XVIII, n. 5-6, p. 9.

52 P.COLLETTA, Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825, Capolago 1834.

53 Cfr. nota 7. Il Verlengia viene ricordato in A.MELCHIORRE, La discesa al “mondo infero” nella cultura popolare degli Abruzzi, Penne, Core, 1987; in G.PROFETA, Le sette Madonne sorelle e la magnificazione del nume, L’Aquila, Japadre, 1997.
54 Vedasi: R.DE SIMONE, La Gatta Cenerentola, Torino, Einaudi, 1977. Sulle “sette Sorelle”, oltre ai lavori di Giuseppe Profeta (vedasi nota precedente, ma anche gli scritti ricordati nella successiva nota 55), cfr.: G.SAVERONI, Sette Sorelle, in “La Tenda”, Teramo, aprile 1988; G.SGATTONI, Sette Sorelle, in “La Tenda”, aprile 1988; G.SAVERONI, I santuari delle Sette Sorelle, in “La Tenda”, maggio 1994.

55 Oltre al volume ricordato in nota 53, di G.PROFETA vedansi anche: La devozione delle sette Madonne, in “La Tenda”, Teramo, marzo 1988; I sistemi di tutela sacrale del territorio e i santuari mariani delle sette Sorelle, in “Abruzzo”, Chieti, 1992, pp. 235-286; Le sette Madonne sorelle e la magnificazione del personaggio sacro: demopsicologia delle credenze, in “Rivista Abruzzese”, Lanciano, 1996, XLIX, 4, pp. 354-358.

56 Sulla Madonna di Vico, cfr.: B.JATOSTI, Storia di Avezzano, Avezzano, Magagnini, 1876; G.PAGANI, Avezzano e la sua storia, Casamari, Abbazia, 1968. Su S.Maria della Vittoria in Scurcola: F.BUONTEMPI, Pochi cenni su l’origine ed invenzione della Sacra Immagine di Maria SS.ma della Vittoria che si venera nel Comune di Scurcola diocesi de’ Marsi, Napoli, Serafini, 1856; V.DE GIORGIO, Cenno storico dell’edificio abbaziale dal titolo di Maria SS.ma della Vittoria che si venera in Scurcola de’ Marsi, Siena, Tip.S.Bernardino, 1900; V.M.ERCOLE, Novena di apparecchio alla festa di S.Maria della Vittoria che si celebra nella chiesa sotto tal titolo nella Terra di Scurcola ne’ Marsi, Aquila, Grossi, 1801; O.EGIDI, Carlo I d’Angiò e l’Abazia di S.Maria della Vittoria presso Scurcola, in “Archivio Storico per le Provincie Napoletane”, 1909, XXXIV, II, pp. 252-291, e IV, pp. 732-767, 1910, XXXV, I, pp. 125-175; C.GRASSI, S.Maria della Vittoria in Scurcola nel secondo centenario dell’Incoronazione, Avezzano, Tip.Don Orione, 1957; D.QUERCIA, Memoria che s’umilia a S.R.M. a favore dell’insigne Real Abbazia di Scurcola dal suo Regio Abate D.Domenico Quercia per la causa contro l’Illustre Gran Contestabile Colonna che si deve decidere nella Curia di Monsignor Cappellan Maggiore, Napoli s.d. (ma sec. XVIII).
57 G.PROFETA, Le leggende di fondazione dei santuari. Avvio ad un’analisi morfologica, in “Lares”, 1970, XXXVI, III/IV. Vedasi anche: R.SALVATORE, Polivalenza del culto mariano in terra d’Abruzzo, in questo stesso volume.

58 Su questi santuari marginali, cfr.: S.DE CRISTOFARO, S.Maria sopra il Monte in Capistrello, s.n.e. 1980; G.SQUILLA, L’incoronazione della Madonna del Buon Consiglio a Civitella Roveto (10 settembre 1978), Casamari, Abbazia, 1979; G.SQUILLA, Alla Madonna del Caùto (Morino), Casamari, Abbazia, 1977; F.SIMONE, Madonna del Pertuso, tesina inedita, Sora 1995; D.ANTONELLI, Abbazie, prepositure e priorati nella diocesi di Sora nel Medioevo (secc.VIII-XV), Sora, Tip.Pasquarelli, 1986; W.CIANCIUSI, Collelongo, Teramo, Edigrafital, 1972; O.MATTEI, Ester. Azione sacra da cantarsi in Luco in occasione della Incoronazione della Madonna SS.ma dell’Ospedale i giorni 9 e 10 giugno 1872, Avezzano, Magagnini, 1872; A.DI PIETRO, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della diocesi dei Marsi, Avezzano, Magagnini, 1869. Per la Madonna delle Grazie in Cerchio, vedansi indicazioni bibliografiche in nota 24.

59 T.BROGI, Il Santuario ed il Castello di Pietraquaria nella Marsica, Roma 1889 (rist.: Roma 1954, pp. 24-25 e 42). Cfr. ancora: A.BLASETTI, Storia del santuario di Pietraquaria, in “La Voce”, I, 1-2, II, 3-4 e 8-9; E.GROSSI, Una Madonna Carbonara, Aquila, Vecchioni, 1907 (riportato in G.JETTI, Fucino massoni e preti, Avellino 1983, pp. 45-55); B.JATOSTI, L’Incoronazione della Madonna di Pietraquaria, estratto da Storia di Avezzano, op.cit., e riportato su “La Voce”, 1978, XXIX, num.unico, pp. 30-42; U.JACOBUCCI, Pietraquaria e il suo Santuario, in “La Voce”, 1983, XXXIII, 1-2; G.PAGANI, Avezzano e la sua storia, op.cit.; G.PAGANI, Pietraquaria e il suo Santuario dalle origini ai nostri giorni, Avezzano, ed.La Voce, 1979; s.a., Il Santuario di Pietraquaria, Casamari, Abbazia, 1969; s.a., Statuto della Congregazione Spirituale di Maria SS.ma Vergine di Pietraquaria, Aquila, Vecchioni, 1923. Vedansi anche: (MARSUS), La vera storia del Santuario di Pietraquaria sul Monte Salviano, in “Il Messaggero”, pagina d’Abruzzo, servizio in più puntate, giugno-luglio 1964; A.MELCHIORRE, Nascita della Confraternita di Maria SS.ma di Pietraquaria, in “La Voce”, 1983, XXXIII, 1, pp. 10.15. Una scheda di rilevazione è stata approntata, nel 1999, dalla studentessa M.Carmen Ciccarini, dell’Università dell’Aquila (cfr. cattedra di Etnologia).
60 M.Febonio, Historiae Marsorum libri tres, Napoli 1638 (trad.ital. a cura di Giulio Butticci, Roma, De Cristofaro Editore, s.d., I, pp. 211 e 218). Per una completa bibliografia, cfr.: E.BALLA, Pereto: storia, tradizioni, ambiente, statuti, Roma, s.n.e., 1986; M.BASILICI, Santa Maria dei Bisognosi, Roma, Fracassi, 1984; F.A.BONOMO, Racconto eroico della Immagine di S.Maria dei Bisognosi presso Carsoli, Aquila, Castrati, 1685; A.CALVANI, Santuario della Madonna dei Bisognosi, Roma, De Luca, 1980; G.COSTA, Storia della prodigiosa Immagine di Maria SS.ma dei Bisognosi che si venera sul monte Carsoli nel santuario posto tra i confini di Pereto e Rocca di Botte, Manoppello, s.n.e., 1910 (ristampe: Terni 1943; Sulmona 1950; Sulmona 1976); G.DI NEMI, Il monte Carsoli illustrato nella prodigiosa Immagine di Maria SS.ma de’ Bisognosi, Roma, Ajani, 1841; A.DI PIETRO, Catalogo dei Vescovi della diocesi dei Marsi, Avezzano, Magagnini, 1872; M.EBOLI, Carsoli e il suo territorio nella storia medievale della Marsica, Roma, Santarelli, s.d.; F.GIULIANI, Istoria della miracolosa Imagine di S.Maria de’ Bisognosi […], Ronciglione, s.n.e., 1763; A.LOZZI, Santa Maria dei Bisognosi, in “Boll.Storico-archeologico”, Tivoli, s.d., pp. 523-528, 593-596, 677-680; s.a., Madonna dei Bisognosi, n. 87 della “Voce del Santuario”, Roma, Studio Effe, 1987; G.MAZZOLARI, Il Santuario di Maria SS.ma de’ Bisognosi ne’ Marsi, Roma, Salomoni, 1785; G.ROSA, Istoria della SS. Immagine della Madonna del Monte Carsoli, Aquila, s.n.e., 1604; s.a., Santa Maria dei Bisognosi, opuscolo a cura del Comitato per il XIII Centenario, Subiaco, Angelucci, 1909; s.a., Il Santuario di Maria SS.ma dei Bisognosi posto sul monte Carsoli ne’ Marsi, Roma, Tip.Propaganda, 1876 (ristampe: Roma 1883; Avezzano 1905); A.SONSINI, Maria SS.ma de’ Bisognosi sul monte Pereto-Rocca di Botte ne’ Marsi nel XIII Centenario della sua traslazione, Mondovì, Ed.Vescovile, 1910; s.a., Storia di Maria SS.ma dei Bisognosi, Pereto 1976; G.VETOLI, Historia della miracolosa Immagine di S.Maria de’ Bisognosi portata dalla Spagna in Italia detta poi la Madonna di Monte Carsoli, nella quale si descrive la traslazione fatta da un gentiluomo sivigliano d’ordine d’essa SS. Madre l’anno 610 con molti successi meravigliosi, Roma, Stamp. R.C.A., 1687.
61 E.FRITTELLA, Credenze e leggende relative a località particolari della Marsica, tesi di laurea in Tradizioni Popolari, Università dell’Aquila, anno accademico 1972-73. Vedasi anche scheda di identificazione (depositata presso la cattedra di Etnologia dell’Università dell’Aquila) a cura di Nausica Capone (anno 1999). Bibliografia fondamentale: M.LAURINI (a cura di ), Abruzzo Molise, Milano, T.C.I., 1979, p. 227 (breve descrizione della processione notturna della Madonna della Ritornata a Civita d’Antino); S.MACIOCIA, Civita d’Antino: storia, arte, leggenda, Roma 1956; G.SQUILLA, Valle Roveto nella geografia e nella storia, Casamari, Abbazia, 1966.

62 Resoconto manoscritto di don Ludovico Pietrangeli (12 giugno 1795), riportato in V.DI GIOVAMBATTISTA, Il Santuario di Maria SS.ma del Fulmine in Corona di Massa d’Albe (L’Aquila), Genova, Marconi Arti Grafiche, 1994. Bibliografia fondamentale: V.ANGELONI, La Madonna del Fulmine ed il suo Santuario in Massa Corona dei Marsi, Sulmona, La Moderna, 1981; F.RESTA, Relazione della prodigiosa Immagine di nostra Signora scoverta per mezzo di un fulmine alli 8 giugno 1795 nella parrocchiale chiesa di S.Maria di Corona, posta sotto il monte Velino nel contado di Alne, s.n.e. 1796; s.a., Il Santuario della Madonna del Fulmine in Massa Corona nei Marsi, Roma, Tip.Ciotola, 1895; C.TOLLIS, Origini e vicende di Massa d’Albe, Pescara, Fabiani, 1967. Scheda di rilevazione approntata da M.Carmen Ciccarini, studentessa dell’Università dell’Aquila, anno 1999.

63 Da un anonimo informatore orale: intervista effettuata dallo scrivente nella piazza di Pescasseroli il giorno 3 settembre 1999. Per la bibliografia fondamentale, vedansi precedenti note 19 e 20. Una scheda di rilevazione sul santuario

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