Un tesoro archeologico

(Testi tratti dal periodico Radar Abruzzo )
(Testo a cura del Prof. Giuseppe Grossi)

Era il luglio del 1878 quando nel casale Tarofi di Lecce dei Marsi il capomastro Antonio Spallone, durante i lavori di sistemazione della sua cantina, rinvenne la prima tomba rupestre della necropoli di età giulio-claudia di Taroti: la tomba interamente ricavata nella roccia, era a camera rettangolare con soffitto piatto ed era preceduta da una porta sepolcrale in pietra con iscrizione: P. Octavius. tertiu/s /Attia G.l. Prima uxofr / Attia Q 1 cnidia / h.rn.h.n.s.; “… sebbene l’iscrizione accenni a tre individui quivi sepolti, pure non si trovano che gli avanzi di due cadaveri soli, coî piedi rivolti verso l’entrata sui due rialzi paralleli ” […] “…vennero raccolti due dischi levigati, e senza alcuna graffitura o rilievo in metallo bianco, certamente serviti ad uso di specchi; tre catenine di bronzo attaccate ad un anello; due aghi crinali di osso; un unguentario in vetro di forma ordinaria, con un piccolo cucchiaio in metallo; quarantadue piccole ampolle comuni di vetro; due fiale della stessa materia; un piatto, una ciotola, ed un vaso più grande in terracotta rigata; una piccola pomice ed altri frammenti insignificanti…(l).

Successivamente nelle vicinanze nel 1887 “… furono rinvenute da alcuni contadini, nel costruire piccole stalle, sei tombe scavate nel vivo sasso, lunghe m 2,00, dell’altezza di m 1,30, danneggiate per antecedenti esplorazioni. Una sola di esse sfuggita ai predatori, conserva la porta, ove distribuita sull’architrave e negli stipiti leggesi l’iscrîzione: ” f… Latinus. vi(v)us sibef… / v.m.h.n.s. / h.m.s. Manca il pezzo sinistro dell’architrave. Queste tombe sono prossime al luogo; ove alcuni anni or sono si scopri il sepolcro descritto nelle Notizie 1878, p. 139. Entro le tombe si sono trovati gli scheletri, vasi lacrimatori vitrei, un pezzo di serratura di bronzo, un frammento di specchio metallico, ed altri pochi oggetti di niuno interesse… ” (2). Un’altra tomba rupestre a camera fu rinvenuta ” prima della guerra ” in via Cona nell’abitazione del Sig. Mimmi Simonicca, chiusa da una stele-porta a lastra rettangolare con iscrizione f.l Nummius.pro s / filbi.et. (3).

L’insieme dei rinvenimenti conferma la presenza di una necropoli di tombe a camera rupestri nell’attuale quartiere di Taroti posta ai margini di una strada antica che provenendo dall’attuale sede di Gioia dei Marsi (in antico 1ocalità ” Alto Le Ripe “), attraversava le località ” Colle di S. Vincenzo ” a Tarotî per poi risalire, sul margine nordest del vallone Macrano, verso Gioia Vecchio attraversando le località ” Scalelle “, ” Case Trivegna ” e ” S. Antonio “. Il percorso è testimoniato da una serie di insediamenti e tombe: sulle pendici nord del Colle di S. Vincenzo (a quota 730 all’altezza del Km 1 della strada Gioia-Lecce) sono i resti di un terrazzo in opera poligonale di III maniera, probabilmente riferibile ad un santuarietto italico-romano (4) ; un’altra tomba rupestre a camera è visibile sulle pareti rocciose nord-est del vallone Macrano, poco dopo Taroti sempre lungo il sentiero antico (5); resti di un santuario posizionato su un terrazzo in opera poligonale di III maniera con superiori murature in opera incerta sono visibili presso le case Trivegna di Gioia dei Marsi ed una tomba a camera rupestre è presente vicino la chiesa di S. Antonio ed è detta ” la tomba dell’appestato ” (6).

Nel sito dell’attuale quartiere di Castelluccio è da riconoscere il Vicus Anninus, compreso fra il torrente Tavana e i1 Vallone di S. Emma con al vertice, sulla sommità dell’abitato vicino alla chiesa di Sancti Martini in Agne, il santuario maggiore dell’insediamento dedicato alla dea Valetudo di cui abbiamo due attestazioni epigrafiche: V. Uetius. Sa. f/Va1etudne /d.d.l.m.; An(n)inus /vecus. /Valetudn feJ/donum/dant (‘7).
I ritrovamenti avvenuti in passato e materiali presenti nelle viuzze di Castelluccio (capitelli, fusti di co1onne, blocchi e 1astre modanate) attestano la presenza di un insediamento attivo dalla fine del IV secolo a.C. fino alla tarda età romana: numerose le iscrizioni sepolcrali relative alle necropoli del vicus, fra cui una con rappresentazione di uno specchio e di un uomo appiedato che porta uri mulo carico di legna che attesta lo sfruttamento dei grandi boschi di 1ecci e querce che dovevano essere assai numerosi nelle vicinanze del vicus ed ancora alla fine dell’ottocento, prima dell’incontrollata azione di taglio avvenuta in età recente.
La fase preromana è invece rappresentata dall’ocri (centro fortificato) di ” Cirmo “, quota 1095 sul monte sovrastante Castelluccio (nelle vicinanze del ” Pozzo dell’Otre “), che in età italico-romana (III-I secolo a.C.) dovette costituire anche l’acropoli del vicus Anninus. Sulla quota si vedono i resti della recinzione poligonale di I maniera che racchiudono un’area ovale di 0,6 ettari con ceramica d’impasto, vernice nera, dolia e numerosi frammenti di tegulae (9), Sistemi d’arginatura antica sono presenti nel centro del Torrente Tavana costituiti da due muri paralleli in opera poligonale di IV maniera, purtroppo in gran parte distrutti recentemente durante lavori moderni di arginatura del torrente; in passato erano visibili per circa 300 metri con due o tre filari di blocchi in elevato. Si tratta del secondo esempio di sistema di arginatura di età repubblicana presente nella Marsica attestato anche per il torrente ” Fossato ” di Angizia (10) e sul Rio di Aielli.


NOTE
(1) O. Mattei in Notizie Scavi 1878, p. 139 s. Anche in C. Letta -S. D’Amato, Epigrafia della regione dei Marsi, op. cit., p. 166 s.,n. 112 e tav. XXXVII (C. L L IX, 3820). La porta, dotata di cardini di pietra ed anello mobile di ferro, è conservata fin dal 1889 al Museo Civico di Avezzano.
(2) E. Canale Parola in Notizie Scavi 1887,p. 292.
(3) Letta D’Amato, Epigrafia ecc., cit., p. 163 s.; la porta è in possesso del rinvenitore. Questo tipo di tombe rupestri è ampiamente diffuso nella Marsica nei territori comunali di Lecce, Ortucchio, Gioia e Pescina; G. Grossi, Ortucchio e il suo territorio dal periodo italico alla fine del rnedioevo, in AA. VV., Storia di Ortucchio. Da11e origini alla fine del rnedioevo, I, Roma 1985 p. 113, n. 56. Altre tombe rupestri simili sono state individuate recentemente ad Aielli (due tombe lungo il Rio di Aielli nelle vicinanze di Aielli Vecchio) e Gioia dei Marsi (sotto Gioia Vecchio ” la tomba dell’appestato “) ; per esse vedi le schede relative ad Aielli e Gioia in questo volume.
(4) Per i muri poligonali del probabile santuarietto italico-romano de! colle di S. Vincenzo vedi G. Grossi ir Storia di Ortucchio ecc., cit., p. 128 n. 69.
(5) In questo tratto il vallone vieni detto anche ” di S. Lucia “; per la sc gnalazione della tomba vedi C Grossi, Storia di Ortucchio, cit., ~ 113 s., n. 56.
(6) A. De Nino in ‘ tizie Scavi 190á, p. 467 s. (con fot( ll De Nino fa riferimento ai soli ‘ti murari delle Case Trivegna o ” ‘ ricaglie ” e prospetta la possibilità di essere di fronte ad un insediamento rurale.
(7) Le due iscrizioni votive sono relative a due basi di ex-voto in pietra calcarea che contenevano nella parte superiore un hronzetto della divi nità o dell’offerente. Esse sono databili in periodi cronologici diversi: la prima di V. Vetius (‘C. 1. L., IX, 3812) entro il II secolo a.C.; la seconda (C.I.L, IX, 3813) nel I secolo a.C.. Per la seconda iscrizione e il culto della dea Valetudo vedi Letta – D’Amato, Epigrafia, cit., p. 164 s., n. 111, tav. XXXUII. Per l’abitato di Castelluccio e la chiesa di S. Martino, vedi il Di Pietro, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Afarsi, op. cit., p.283.
(8) Per le iscrizioni sepolcrali del vicus Anninus vedi il C.I.L., IX, nn. 3810-3819 (con raffigurazioae del legnaiuolo)-3831-3B32. Per una descrizione del paesaggio dietro Ortucchio con la presenza di una vasta foresta di querce nel primo ottocento vedi, Hon. Richard Keppel Craven, Escursioni negli Abruzzi (ristampa in Ita1iano dell’originale del 1837), Sulmona 1981, p. 99; anche in G. Grossi, Storia di Ortucchio, cit. p. Z11 s. nella stessa area di Castel1uccio fu rinvenuto nel 1954 un ripostiglio monetale composto da 24 diagrammi di A’eapolis e, nel 1957, un vaso di terracotra che conteneva ben 7 Kg. di monete d’argento romano-campane; F. Catalli, Circolazione monetaria in Abruzzo e 1lfolise tra IV e III secolo a.C., in ” Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia “, XX, nuova serie VI, 1982/1983 (1, ST1JDI CLASSICI), p. 182, nn. 18-19.
(9) G. Grossi, L’assetto storico-urbanistico del tenitorio del Fucino nel periodo italico, op. cit., p. 170, n. 30 (sbagliata la quota citata nel testo).
(10) C. Letta, Il territorio del Fucino in età prerornana e romana. Problemi topografici, storici, archeologici, art. cit., p. 124, n. 82. Resti di muri in opera poligonale di arginatura furono visti nell’estate del 1975 lungo il ” Fossato ” di Angitia a Luco dei Marsi, durante i lavori di realizzazione dell’Acquedotto Trasacco-Luco-Avezzano.

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