Atti vandalici alla palestra della scuola Vivenza, Paolini (PD): “Ergersi a giudici e richiamare ad una educazione novecentesca non serve a nulla”

Avezzano – “Chi si ferma a guardare e a commentare unicamente il fenomeno come, ad esempio, chi si è preoccupato di fare la morale alle persone colpevoli – questo sì – di aver violato e devastato un luogo pubblico, della comunità come la palestra del plesso scolastico della Vivenza, non fa che guardare il dito e non la luna. Infatti, atti di vandalismo così gravi e violenti non possono essere disgiunti dalle loro cause, che in questa città sono sotto gli occhi di tutti e tutte. Parlare di disagio giovanile non è semplicemente ripetere a pappardella nozioni acquisite di sociologia spiccia: dovrebbe invece essere un’azione politica. Parlarne cioè vorrebbe dire porsi domande riguardo il presente ma soprattutto il futuro nostro e della nostra comunità”. Così, in una nota, la segretaria del circolo PD di Avezzano Anna Paolini.

“Sostanzialmente ergersi a giudici e richiamare nostalgicamente ad una educazione novecentesca fatta di severità e giudizio, di conformità e disciplina non solo non serve a niente ma allarga la forbice che segna la distanza di chi ci amministra dalla carne viva delle avezzanesi e degli avezzanesi.

Sono molte le ricerche, anche svolte nel nostro territorio da parte di associazioni benemerite che attirano risorse e attivano luoghi di riflessione e di azioni pedagogiche significative, che ci raccontano e restituiscono una verità ad oggi incontrovertibile: Avezzano non è un paese per le nuove generazioni, per le studenti e gli studenti, per i ragazzi e le ragazze che – alle prese con un periodo della loro vita certamente significativo e spesso ricco di contraddizioni e sofferenze – non trovano luoghi accoglienti fuori dalla famiglia, non istituzionali rispetto alla scuola, in cui potersi sperimentare e mettere alla prova, dando libero sfogo ai propri legittimi desideri di autonomia, autodeterminazione, relazione.  

Il presente è fatto di messaggi che inducono all’individualismo, che svalutano l’amicizia come sentimento residuale, utile solo ad attendere il momento in cui si chiederà loro di essere performanti di successo e conformi. Bene, la richiesta che facciamo è quella sì di una verifica puntuale, severa e se necessario esemplare delle responsabilità riguardo l’accaduto di cui si discute, ma al contempo sottolineiamo l’importanza e l’urgenza di affrontare il tema della mancanza di luoghi significativi per la comunità tutta, in primis per le nuove e nuovissime generazioni, ma anche per le donne e per le persone anziane, che sono sempre in maggior numero e sempre più sole”.


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