L’Appennino, che correndo da nord a sud per circa 1.300 km costituisce la catena montuosa più meridionale d’Europa, è un «universo di valori» profondi e radicati, essenziali per sopravvivere alle difficoltà, soprattutto in montagna, dove la natura stabilisce il suo primato e determina la vita delle comunità che vi risiedono.
Questi territori, molto diversi tra loro per clima e paesaggio, sono legati dalle stesse fragilità e potenzialità, e presentano delle punte d’eccellenza che meritano di essere riportate in primo piano. Basta leggere i numeri: da qui proviene il 51% della produzione agroalimentare italiana certificata e il 37% di quella vinicola che, insieme al settore turistico-ricettivo, danno lavoro a circa un milione di imprese generando un pil di oltre 203 milioni di euro.
Il primo Atlante dell’Appennino, realizzato dalla fondazione “per le qualità italiane” Symbola con il contributo di diversi atenei e il finanziamento del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Direzione generale per la protezione della natura e del mare, delinea un quadro organico e particolareggiato, primo nel suo genere, di questa peculiare dorsale montuosa in tutte le sue ricchezze, toccando macrotemi quali la biodiversità e la demografia, la storia, la cultura, l’agroalimentare, le risorse idro-geologiche, l’economia e le produzioni tipiche.
È stato presentato nell’ambito del Festival Soft Econony 2018.
L’Atlante riconosce l’importanza dei Parchi nazionali e delle aree protette per la preservazione della biodiversità vegetale e animale, tema attuale di cui è ampiamente dimostrato il valore anche per la salute umana. Così, si legge, è al lavoro del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che si devono la tutela e il monitoraggio dell’orso bruno marsicano (ursus arctos marsicanus), il “grande carnivoro appenninico”, e della sua piccola ma significativa popolazione (circa 50 esemplari). Presente nel mondo solo in quest’area, l’orso marsicano è più piccolo rispetto a quello europeo, ha un cranio meno allungato e segue una dieta più vegetariana.
«A differenza del lupo, l’orso non ha mostrato una grande capacità di ripresa negli ultimi decenni: malgrado i numerosi progetti dedicati alla conservazione della specie, la mortalità inflitta dall’uomo annulla tutte le capacità riproduttive della piccola popolazione».
È una specie solitaria che non sopporta le elevate densità e trova un habitat ostile al di fuori delle aree protette. Il suo futuro è minacciato da queste condizioni sfavorevoli, ma l’orso marsicano ha sviluppato negli ultimi anni una grande capacità di adattamento alla vicinanza con gli umani, tanto da divenire in alcuni contesti urbanizzati una presenza frequente e familiare.
Tra i prodotti ortofrutticoli d’eccellenza Dop e Igp figura la carota del Fucino, vero e proprio simbolo dell’altopiano marsicano:
«13mila ettari pianeggianti tra i 650 e i 680 metri s.l.m. circondato da cime che arrivano anche a 2.500 metri di altitudine, bonificato alla fine dell’Ottocento per essere destinato all’agricoltura».