“C33.E vennero giorni migliori”: una storia da raccontare ai giovani

Avezzano Nella mattinata di giovedì 19 settembre, alle ore 11.00, si terrà al Teatro dei Marsi la rappresentazione per le scuole dello spettacolo teatrale “C33. E vennero giorni migliori” liberamente ispirato al libro di Alfio Di Battista.

L’evento con la regia dell’attore Francesco Frezzini, patrocinato dai comuni di Avezzano, Capistrello, Luco dei Marsi, Canistro e Borgorose, mette in scena l’eccidio di 33 persone, tra pastori e contadini, torturati e uccisi barbaramente dai soldati nazifascisti.

Per i ragazzi delle scuole assistere allo spettacolo significa sperimentare una strada quella della “Storia locale” per aprire non solo la loro mente ma il loro cuore alle vicende nazionali ed internazionali.

Se la semplice lettura di un testo storico ricostruisce le vicende in base ai documenti il teatro coinvolge empaticamente il fruitore commovendolo e motivandolo allo studio di una disciplina che, al di là delle mode mediatiche, rimane lontana dagli interessi della maggior parte dei giovani. Se la storia va studiata per evitare gli errori del passato e comprendere il presente proiettandosi nel futuro le nuove generazioni devono sapere che la libertà e la democrazia odierna sono il frutto del sacrificio, a volte estremo, dei nostri avi. Il teatro quando parla dei luoghi che ci circondano e della nostra gente si fa “Vissuto” e quindi più coinvolgente in una relazione quasi amorosa.

I ragazzi rimangono sbalorditi, stupiti ed increduli quando ascoltano il racconto di episodi terribili accaduti a pochi passi da casa loro. Ascoltare le voci, guardare la gestualità drammatica, la dinamica cinetica delle figure in scena, la fissità tragica del silenzio e dell’immobilità è come gridare dal buio di uno scantinato o da un vicolo cieco il ripudio della violenza e della tirannia. Nell’entroterra della propria identità il ragazzo potrà scoprire nel racconto teatrale il riflesso della sua umanità. Una forza civile è quella della drammaturgia capace di far superare nei giovani la paura   dell’ingiustizia, dell’ignoto, del diverso e della morte. Non solo gli studenti ma anche noi adulti, docenti e genitori, abbiamo dimenticato o semplicemente rimosso, nei suoi episodi più cruenti, la guerra di liberazione in Abruzzo. Ne parla in modo dettagliato Enzo Fimiani, storico del Novecento abruzzese: “Nella regione la guerra è stata affrontata (…) soprattutto dagli occupanti tedeschi e dal neo-fascismo repubblicano, con notevole violenza. Essa di fatto, ha interessato in modo traumatico, pur se in forme e misure diverse, la totalità della popolazione. Ha suscitato drastiche lacerazioni nelle griglie sociali ed economiche che avevano retto i ritmi di vita. Ha prodotto la nascita di fenomeni resistenziali che pur disarticolati, limitati e spontaneistici sono stati anticipatori della vera e propria Resistenza dell’Italia centro-settentrionale. Ha provocato una serie drammaticamente considerevole di eccidi e rappresaglie da parte dei nazifascisti con pochi riscontri anche su più larga scala italiana. Ha costituito le condizioni perché la regione costituisse un tragico “Laboratorio” di guerra totale per l’esercito tedesco, con le sue razzie di cibo e bestiame. Ha avuto come sfondo generalizzato quel dirompente fenomeno che viene ricordato con il nome di sfollamento e che ha provocato molti problemi sociali, psicologici ed economici, tanto nella sfera collettiva quanto in quella privata”.

Alla luce della verità storica della nostra regione, lo spettacolo teatrale sull’eccidio dei martiri di Capistrello, raccontato sul palcoscenico come fosse un romanzo non rinuncia al rigore scientifico. Uno spettacolo teatrale per tutti quello di “C33.E vennero giorni migliori” in cui la storia locale si fonde con quella italiana ed europea, per fare della sala e del palco un unico paese dove ognuno può credere in ciò che sente sognando un mondo migliore. Soprattutto alle nuove generazioni auguro una civiltà teatrale come atto di comunione con il mondo capace di suscitare emozioni e nuovi saperi.

Lasciatemi concludere con le parole di Fabrizio Caruso: “Bisogna educare al teatro le nuove generazioni, non lasciarle in balia della Tv e dei videogiochi, educarle all’amore per le arti sceniche, portare il teatro nelle scuole, organizzare laboratori…Se il teatro lo si fa, difficilmente non ce ne s’innamora”.

A voi ragazzi che vi accingete ad assistere allo spettacolo auguro la magia dello stupore.

                      Maria Assunta Oddi

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