San Sebastiano dei Marsi – È accaduto il 2 aprile scorso a San Sebastiano dei Marsi, nel comune di Bisegna, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Due cani, a passeggio con il loro proprietario, si imbattono nella carcassa di un vitello, legata a un ginepro. Una scena insolita e inquietante. Il cocker, insospettito, ringhia al setter, quasi a volerlo avvertire, e si allontana senza toccare nulla. Ma il setter, poco dopo, torna indietro da solo, mangia la carcassa, e nel giro di un’ora vomita e muore.
Il giorno successivo vengono allertati i Carabinieri Forestali, che provvedono alla rimozione della carcassa. Ma resta il dubbio, fondato, che si sia trattato di un nuovo caso di avvelenamento.
A raccontarlo e a lanciare l’allarme è lo zoologo Paolo Forconi, che da anni documenta episodi simili lungo l’Appennino centrale. Forconi ricorda come già lo scorso anno, a Carrito (Ortona dei Marsi), un cane fosse morto in circostanze analoghe. “Tutto dimenticato, meglio non farlo sapere… sembra la politica di qualcuno”, scrive, denunciando una pericolosa tendenza a minimizzare o occultare questi episodi.
Forconi solleva anche una domanda inquietante: quanti cani, gatti, lupi, grifoni, orsi e altri animali sono ufficialmente morti avvelenati nell’Appennino centrale? E quanti invece non vengono mai trovati?
A supporto delle sue parole, cita un caso emblematico: nel 2023, nove lupi furono trovati morti all’Olmo di Bobbi, tra Ortona dei Marsi e Cocullo, e oltre venti grifoni persero la vita tra Abruzzo e Lazio, tutti per sospetto avvelenamento.
“Una strage silenziosa”, la definisce lo zoologo, che chiede maggiore attenzione, indagini approfondite e soprattutto trasparenza. Perché il veleno non uccide solo gli animali, ma anche la fiducia nelle istituzioni e nella tutela del territorio.