Qualche tempo fa il Presidente Draghi ha proferito una frase che, a primo impatto, poteva sembrare una boutade. In realtà non lo è affatto. Con “preferiamo la pace o il condizionatore acceso?” il Presidente del Consiglio ha voluto sottolineare che, con il perdurare della guerra mossa dalla Russia di Putin all’Ucraina di Zelensky, anche da noi, in Italia, ci sarà la necessità di ridurre i consumi energetici.
E la prima vera stretta giunge a partire dal prossimo 1° maggio. Con il nuovo decreto, infatti, è stato deciso di limitare i consumi energetici negli uffici pubblici (esclusi ospedali, cliniche e case di cura) e nelle scuole. Le nuove regole saranno in vigore fino al 31 marzo del 2023, quindi almeno per 11 mesi. In sostanze viene stabilito che le temperature, a scuola e in tutti gli uffici pubblici, non dovranno superare i 19 gradi durante la stagione invernale e dovranno non potranno essere inferiori ai 27 grandi in estate. È prevista una tolleranza di soli 2 gradi.
Per chi non dovesse rispettare le nuove regole sono previste multe che possono andare dai 500 ai 3.000 euro. I costi che lo Stato sostiene per l’energia nei luoghi pubblici, quindi, saranno limitati in questo modo. L’elettricità che viene consumata si produce, in Italia, ricorrendo a centrali a gas, proprio la materia prima che, per via del conflitto in Ucraina, sta subendo forti aumenti. Se l’Europa decidesse l’embargo sulle forniture di metano dalla Russia, sarà necessario correre ai ripari: nuove forniture da altri Paesi e, come detto, una importante stretta sui consumi. Il gas risparmiato potrebbe servirci il prossimo inverno.