Celano, il paese piange la morte di Flavio Ciciotti

Celano – Si è spento Flavio Ciciotti, cinquantenne malato da diversi anni di SLA. Era ricoverato da qualche giorno all’ospedale San Salvatore.
Da tempo lottava contro una malattia con tenacia contro la Sla che purtroppo non gli ha dato scampo.
Molto conosciuto conosciuto in paese, lascia la moglie e due bambini.

Il messaggio di cordoglio sui social del Sindaco di Celano Settimio Santilli

“Flavio è stato uno strenuo combattente contro una malattia terribile che ti debilita e consuma giorno dopo giorno. Una sofferenza disumana ed inaudita alla quale lui si è però ribellato con una forza e dignità esemplari, supportato dalla sua cara e amorevole moglie Carmela, dai suoi magnifici figli Rita e Pierpaolo e da tutta la famiglia che non lo hanno mai lasciato solo nella sua lunga battaglia.
Ha dimostrato nell’orribile decorso debilitativo quanta voglia avesse di combattere e quanto desiderasse vivere pur soffrendo atrocemente.
Flavio si è fatto volere un gran bene in vita e i numerosi amici che non si sono mai risparmiati in gesti di solidarietà e affetto nei suoi confronti, ne sono la più ampia testimonianza.
Che riposi ora finalmente nella pace che merita.
Le più sentite condoglianze alla famiglia.
 .

Il ricordo di don Ilvio Giandomenico

Caro Flavio, mi dicevano che non eri un tipo “da chiesa” e io non sapevo come avresti accolto un prete a casa tua. All’epoca non avremmo mai immaginato che ti avrebbe scritto perfino Papa Francesco! Ma il nostro primo incontro fu sereno; e quando ti salutai, dicendoti che sarei passato a trovarti, mi rispondesti: “Puoi tornare, tanto io sto qua”!
Mi colpì quel tuo grande e sincero sorriso mentre facevi questa battuta sulla SLA, che ti inchiodava a letto.

E cosi sono tornato, abbiamo parlato del più e del meno tante volte. Non ti dicevo molto: io avevo solo da imparare dalla tua forza, dal tuo coraggio, dalla tua simpatia, dall’amore che sapevate scambiarvi in famiglia.

Tu ed io non avevamo mai parlato esplicitamente di Dio, fino alla vigilia di quel Natale quando passai da te prima della Messa di mezzanotte. Tu e la tua famiglia mi accoglieste con tanto affetto, come sempre, ormai mi sentivo di casa. Già eri diventato “il mio amico guerriero”.
Dovevo andare, presi coraggio e ti dissi: “Sentirai suonare le campane verso mezzanotte: sarà il segnale che in chiesa avranno tolto il velo che copre Gesù bambino. Ma voglio dirti una cosa: io Gesù bambino lo vedo già adesso, lo vedo in te, perché anche tu, come un bambino, dipendi in tutto da chi ti vuole bene”. Per un istante, lo confesso, ho temuto di aver esagerato. Invece, a sorpresa, mi rispondesti: “Allora potresti fare una preghiera per me”.

Fu allora che ti proposi di fare la Comunione…e spesso, quando te l’ho portata, mentre nel silenzio si sentiva solo il rumore del respiratore e dei macchinari, mi chiedevo: chissà cosa si staranno dicendo Gesù e Flavio.
Non lo saprò mai, caro amico guerriero. Ma so che ora tu puoi pregare per me.

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