Un recente contributo sulla mitologia fascista, ripercorre la genesi del ventennio, inquadrando in maniera efficace il modello interpretativo di tale periodo: «Per due decenni, sotto il governo fascista, le piazze d’Italia dalle grandi città ai piccoli paesi, furono trasformate in un unico, immenso scenario dove milioni di persone celebravano, con una simultanea coralità, scandita da un ritmo continuo, le feste della nazione, gli anniversari del regime, le vittorie della rivoluzione, il culto dei caduti, la glorificazione degli eroi, la consacrazione dei simboli, le apparizioni del duce. Molte altre cerimonie, adunate, parate, mostre e pellegrinaggi d’occasione moltiplicavano il ciclo annuale dei riti di massa del regime fascista» (1).
In riferimento a tali affermazioni, occorre inserire nella nostra narrazione episodi molto significativi, riguardanti, appunto, questa sacralizzazione del «culto del littorio» anche nella Marsica.
La sera di mercoledì (18 aprile 1928), in seconda convocazione, il «Circolo del Littorio» di Avezzano, convocò l’assemblea ordinaria dei soci: «imponente per il numero degli intervenuti e per la significazione che si volle dare all’intervento stesso». Dopo il discorso del presidente Ercole Nardelli (professore del Ginnasio), che illustrò agli intervenuti la relazione morale e finanziaria del circolo, l’avvocato Alfredo Tomassetti propose di votare il seguente ordine del giorno: «Constatato che con il ritorno del nostro concittadino cav.Enrico Pamphili al comando della 132ª Legione M.V.S.N ed alla direzione politica della Marsica, è cessato uno stato di cose che non corrispondeva ai bisogni ed alle aspirazioni della cittadinanza, e che faceva apparire il paese diviso da profondi dissidi, i quali per altro non erano determinati da divergenze politiche, perché del Fascismo son tutti seguaci convinti; e da mancanza di sentimento di patriottismo, da tutti altamente sentito. Constatato che la generale e spontanea partecipazione di tutti i numerosi Soci alla nuova vita del Circolo del Littorio, sta a dimostrare l’unione, la concordia, la vis unita di tutta la cittadinanza per il migliore avvenire della nostra Avezzano; Constatato che dall’unione di tutti i Cittadini possono efficacemente partire le più nobili e fattive iniziative per gli ideali della nuova fede e per il benessere della nostra Città, l’Assemblea approva le constatazioni esposte ed i concetti sopra espressi; esprime al Duce Benito Mussolini, Nume tutelare della Patria nostra, i sentimenti della più incondizionata devozione, porge a S.E. il Prefetto della Provincia il più deferente omaggio; esprime al Console cav.Enrico Pamphili l’unanime compiacimento e l’incondizionata solidarietà per tutte quelle iniziative che Egli, con quella fede ed entusiasmo che lo distinguono andrà a svolgere a vantaggio della nostra Regione». L’ordine del giorno fu infine votato per acclamazione, dimostrando al console riabilitato, la stima e la simpatia di tutti, poiché con la sua tenacia era riuscito a far dimenticare gli: «incresciosi incidenti che avevano prodotto l’allontanamento di numerosi soci». A far parte del nuovo consiglio direttivo furono eletti: l’ingegnere Francesco Amorosi, il cavaliere Silvio Bonanni, il medico Edoardo Corbi, il professore Rocco D’Alessandro, il cavaliere Lamberto De Filippis, il dottore Leucio Di Ponzio, l’avvocato Antonio Falcone, il professore Ercole Nardelli, il conte Alessandro Resta, il cavaliere Alessio Sebastiani e l’avvocato Alfredo Tomassetti (2).
La cronaca degli Abruzzi riportava che il giorno 19 aprile dello stesso anno (giovedì), la borghesia patriottica avezzanese, promosse nell’aula magna del ginnasio, un ciclo di conferenze geografiche prescritte dal ministero: «Dopo la distribuzione delle tessere ai Balilla e dopo l’intervento del cav.Uff. Ercole Nardelli che parlò intorno all’utilità e alla necessità di dette conferenze, per infondere nei giovani una conoscenza più profonda dei problemi politici, sociali e morali e per rafforzare in essi il sentimento patriottico, parlò la professoressa di matematica Maria Santoro sulla Jugoslavia e al riguardo sulle relazioni con l’Italia». La docente trattò con profonda competenza: «e con metodo scientifico interessanti ed attuali problemi geografici e politici con particolari sguardi alle relazioni della Jugoslavia con l’Italia». La lezione fu accolta con entusiastici applausi dal numeroso pubblico intervenuto (3).
Nell’ambito delle riunioni provinciali, invece, il direttorio federale del partito nazionale fascista, convocò un’assemblea nella sala delle commissioni al palazzo del Littorio (L’Aquila), alla presenza dell’onorevole Adelchi Serena, del vice segretario Oreste Cimoroni, del segretario amministrativo Alarico Bernardi, dell’avvocato Guido Bellei, dell’avvocato Ellodoro D’Achille, dell’avvocato Gustavo Marinucci e del console Enrico Panfili. Presente all’incontro, anche il capo dell’ufficio stampa Giovanni Alessandri. L’onorevole Cimoroni, prendendo la parola: «parlò del criminoso e nefando attentato di Milano, proponendo l’invio di telegrammi al Re, al Duce, all’on.Turati e all’on.Belloni, indi il Segretario Federale ha riferito sulla situazione politica della Provincia esponendo i termini delle maggiori questioni di interesse collettivo in via di soluzione, specialmente nel campo economico e sindacale». Esaminando i problemi marsicani, venne accolta la proposta del fascio di Antrosano, che suggerì la nomina del segretario politico Capoccetti. L’onorevole Bernardi espose all’assemblea la situazione finanziaria della provincia, mentre Serena fece promuovere la costituzione di «una cattedra di Apicoltura e i consorzi, presso ogni comune della Provincia, per il potenziamento e la tutela degli interessi boschivi». Oltretutto, venne trattata la grave questione della crisi edilizia: «ricordando che tuttavia il R.Decreto 23-1-1928, A.VI, concedeva mutui fino al 75% per case di civile abitazione». Infine, la commissione provinciale di propaganda granaria, assegnò al geometra Luigi Colabianchi: «attivo e infaticabile comandante della IV Centuria nella 132ª legione M.V.S.N., su proposta della Commissione Ambulante di Agricoltura di Avezzano, il diploma di benemerenza agricola» (4).
La “sacralità” della nazione, con uso di riti e simboli sempre ben in evidenza, fu celebrata a Pescina il 21 aprile dello stesso anno: «La celebrazione del Natale di Roma in questo anno VI ha avuto in Pescina un’espressione grandiosa. L’iniziativa della bella festa è stata spontaneità di popolo, che fin dalle prime ore del mattino fece suonare la banda per tutto il paese e riunì la cospicua somma di Lire 500 che fu devoluta a beneficio dei musicanti. Appresa poi la nomina a segretario politico del seniore Migliori cav.Alfonso, l’animo del popolo si accese maggiormente. Alle ore 15 si è formato un grande corteo al suono di inni patriottici eseguiti dalla banda diretta dal valente prof.Paolo Riversa. Precedevano il seniore Salvatore Migliori, il Pretore del nostro Mandamento, il Tenente ed il Maresciallo dei carabinieri, l’avv. notar Serafino Macarone, l’avv. De Giorgio e Taddei, il Gr.Uff. dott. Ambrogio Freda, il cav. dott. Canale, Biondi e Jacobucci, i sigg. D’Amore, Guglielmi e Ricci, l’ing. Paolini e Di Muzio, il rappresentante del clero, del Banco Abruzzese e tutti i componenti la Milizia e le categorie degli impiegati, artieri e contadini, i Balilla e le Piccole Italiane col corpo insegnante, tutte con le proprie bandiere e gagliardetti.
Il corteo, partendo dalla sede del Fascio, in ordine perfetto percorse fra bandiere, festoni, archi e fiori Via Serafino Rinaldi – Lungo Giovenco – Piazza del Duomo – Viale degli Alianti e Piazza Mazzarino. Ivi il popolo sostò per udire la parola dell’oratore prescelto, avv. Serafino Macarone, che rievocò le Feste Palilie della Fondazione di Roma. Ricordò come Romolo, sull’intatto suolo del Palatino, tracciò il primo solco della Roma quadrata, cioè il germe del più grande impero antico e di tutta la futura civiltà del mondo. L’oratore esaltò la civiltà romana e la folla scoppiò in un delirio di evviva al Re, al Duce, all’Italia, soprattutto quando l’oratore disse: Per opera di un Regime e di un Duce mandato da Dio, Roma è tornata ad essere un organismo vivente del resto d’Italia. L’Italia è Roma. La nobiltà, la gloria e la Religione di Roma sono inestinguibili fuochi, affidati alla responsabilità di tutti gli italiani». L’avvocato concluse la sua esaltante oratoria, dopo un inno rivolto alla dinastia dei Savoia, con i versi oraziani: «Oh Sole, almo Sole, che tu non possa mai illuminare cosa più grande di Roma!». Il corrispondente da Pescina, annotando alcuni commenti nel suo articolo di fondo, aggiunse con disinvoltura rimembranze classiche in sintonia con il culto della romanità:«Sembrò realmente di assistere alla celebrazione del Genetliaco di Roma fatta nell’Urbe dall’Umanista Pescinese, Paolo dei Marsi, incaricato a tale alta onorificenza dal papa Paolo IV e dal sodalizio Umanista Pomponio Leto. Pescina, da anni, non ricordava una manifestazione così grande ed imponente, voluta da tutto il popolo» (5).
NOTE
⦁ E.Gentile, Il culto del Littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Economica Laterza, Bari 2001, Premessa, VII.
⦁ Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno X – Num.790 – Roma, 29 Aprile 1928, p.2 Corriere di Avezzano. L’Assemblea del Circolo del Littorio.
⦁ Il Messaggero, Anno 50° – N.98 – Mercoledì, 25 Aprile 1928, p.6, Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, Da Avezzano. Conferenza geografica. Cfr. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, Anno X – Num.790 – Roma, 29 Aprile 1928, p.2, Corriere di Avezzano. Conferenza geografica.
⦁ Il Messaggero, Anno 50° – N.95 – Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, Venerdì, 20 Aprile 1928, p.6, Corriere di Aquila. Il Direttorio Federale.
⦁ Ivi, Anno 50° – N.99 – Giovedì, 26 Aprile 1928, p.6, Cronaca degli Abruzzi, Marche e Molise, Da Pescina. Celebrazione del Natale di Roma.