Celano – Non nasconde il suo rammarico, il dott. Claudio Peraino, della Biometano Energy, per l’assenza dei sindaci di Collarmele, San Benedetto dei Marsi e Pescina, i comuni interessati dall’impianto di biometano, la cui realizzazione, è stata autorizzata dalla Regione Abruzzo. «Gli assenti hanno sempre torto.» dice l’imprenditore.
In una sala semivuota l’azienda triestina ha messo attorno al tavolo dei relatori, tecnici e esperti del settore nell’intento, legittimo, di offrire un punto di vista razionale a quella che Peraino bolla come la sindrome di Nimby, acronimo di not in my backyard, ovvero, fate l’impianto dove volete ma non nel mio giardino.
La localizzazione dell’area dell’impianto, in linea d’aria rispetto ai municipi dei paesi, si trova a 4,5 km. da Collarmele, a 2,5 km. da San Benedetto, a 3,6 km. da Pescina, a 4,4 km. da Aielli, a 4,6 km. da Cerchio, a 7 km. da Celano, a 8 km. da Trasacco e a 8 km. da Ortucchio, in un’area esterna alla circonfucense.
Moderatore degli interventi Sergio Ferraris, giornalista, direttore responsabile di QualEnergia, rivista specialistica sulle fonti rinnovabili e sull’efficientamento energetico. Il boicottaggio del convegno, promosso dal comitato del NO, ha segnato probabilmente la rottura definitiva fra l’azienda e le comunità locali.
Per questo il sindaco di Celano, Settimio Santilli, ingegnere ambientale, parla con cognizione di causa sugli aspetti tecnici della questione, nel suo intervento di saluto, ha sottolineato l’importanza della trasparenza nei processi decisionali e autorizzativi, in questo genere di iniziative imprenditoriali, soprattutto quando l’impatto sulle convinzioni delle persone è più rilevante di quello sull’ambiente.
Santilli afferma che la mancata necessità di sottoporre il progetto alla valutazione di incidenza ambientale è sinonimo di nessuna rischiosità dell’impianto, «Ma nonostante ciò, per ben due volte» ci racconta Peraino, «Abbiamo richiesto l’attivazione di questa procedura alla Regione, la quale, ha ritenuto inutile farla, proprio perché nei sottoprodotti conferiti all’impianto, non ci sono metalli pesanti, né rifiuti nocivi. Ne abbiamo di simili a Matera, a Trani e a Roma. Nessuno ha obiettato nulla.»
«Sono certo che il progetto sia completamente ecosostenibile perché non tratta metalli pesanti e poi ne abbiamo già uno simile ad Aielli.» dice il sindaco Santilli, che aggiunge «Piuttosto mi chiederei come vengono trattati oggi, gli scarti dei prodotti agricoli che non vengono conferiti in nessun tipo di impianto. Inoltre chiederei a qualche politico che si oppone alla centrale di bio-metano cosa ci vuole fare, con gli scarti dell’agricoltura, che comunque continueranno a essere prodotti.»
Il sindaco di Celano continua. «Il punto è che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Dire no alle discariche, no ai termovalorizzatori, no a tutto, facendo passare il concetto del rifiuto zero è una sciocchezza. Non esiste, scientificamente. Però va detta la verità al popolo. Col popolo si deve parlare con la massima trasparenza e credo che l’azienda abbia le carte in regola per farlo »
Nel suo appassionato intervento, Claudio Peraino ha riferito della piena approvazione ottenuta in sede di conferenza dei servizi, con 17 diversi soggetti presenti, ognuno dei quali ha fatto i propri rilievi. Si è detto orgoglioso di svolgere un’attività che migliora l’ambiente e attenua l’inquinamento. Sostituire progressivamente l’energia fossile con la rinnovabile è la filosofia che accompagna tutta la normativa prodotta dai governi negli ultimi venti anni.
«L’operazione che stiamo facendo.» dice Peraino. «Prevede incentivi solo nella fase della produzione del biogas. Tutta la fase realizzativa dell’impianto, è fatta con soldi nostri. Un impianto di questo genere recupera l’investimento dopo 6 anni. Questa è la migliore garanzia che nessuno è venuto qui a costruire cattedrali nel deserto.»
L’imprenditore puntualizza sul fatto che in conferenza dei servizi sia stato chiesto dove venisse acquisita la risorsa per il biodigestore. «Abbiamo risposto che la prendiamo tutta dal Fucino, ma ci è stato contestato che le 113.000 tonnellate di sottoprodotto, non bastano a garantire la sostenibilità dell’impianto, ed è verissimo, ma proprio per questo preleviamo il sottoprodotto anche dai centri di confezionamento, che utilizzano da anni, materiali provenienti da altre regioni d’Italia.»
Peraino è un fiume in piena e continua. «Gli scarti fino ad oggi sono stati smaltiti non si sa come. Si ritrovano nei fossi d’irrigazione, le autorità del parco nazionale lamentano di trovarne sul territorio protetto. Numerosi sono i verbali spiccati dalla forestale per gli scarti lasciati a marcire in aperta campagna.»
Arriviamo infine al digestato. Il prodotto di risulta della produzione di gas metano. «Dopo il processo di fementazione controllata in maniera anaerobica» Peraino ci spiega. «Il digestato ha le caratteristiche di un fertilizzante sostitutivo dei concimi chimici. Esiste un protocollo per l’utilizzo di questo materiale come fertilizzante. Dire che il digestato fa venire il cancro è come dire che le vaccinazioni causano l’autismo.»
Il patron della Biometano continua. «Ci contestano che i finocchi hanno un basso contenuto energetico ed è verissimo, ma noi usiamo i finocchi per il loro elevato contenuto di acqua, in quanto il processo di fermentazione ha bisogno di un ambiente liquido per avere successo. L’Alternativa sarebbe stata captare acque pregiate di falda. Credo che la nostra soluzione sia molto meglio.»
Sull’aspetto estetico dell’impianto, Peraino dice che può piacere o meno, ma ci tiene a sottolineare che le dimensioni del digestore sono notevolmente minori di quelle dei lagunaggi. I lagunaggi sono i bacini artificiali chiusi ermeticamente dove viene stoccato il digestato.
La scelta sarebbe nata dall’esigenza di garantirsi la capienza necessaria a contenere il materiale anche nei periodi in cui non vengono fertilizzati i campi. «Se avessimo lagunaggi più piccoli lo spazio per lo stoccaggio si esaurirebbe rapidamente e saremmo costretti a svuotare i bacini anche in momenti in cui il mercato non richiede il fertilizzante. Con questa soluzione ci garantiamo un’autonomia di 7 mesi di stoccaggio.» Queste le parole di Peraino che parla anche delle ricadute occupazionali dell’impianto.
«Dei 12 milioni di euro di investimento previsti, 7 andranno in tecnologia e 5 in opere edilizie, manodopera qualificata e ricettività, per almeno un anno, che è la stima della durata dei lavori di realizzazione dell’impianto, dove a regime, lavoreranno 4 operai e 1 amministrativo. Inoltre, l’azienda distribuirà gratuitamente il fertilizzante a coloro che hanno sottoscritto i contratti di fornitura.»
Le 175 tonnellate di azoto presenti nel fertilizzante prodotto annualmente, secondo la Biometano, sostituiranno la concimazione di base del ciclo di coltivazione, che vuol dire un risparmio di 380 euro a ettaro, usando concime biologico al posto di un concime chimico. Tutto questo per 570 ettari farebbe risparmiare 216.000 euro all’anno, per 20 anni, senza nessuna componente negativa a deperimento del vantaggio acquisito.