Cesira Donatelli festeggia le nozze di cuoio con il suo #poesiaovunque

Cesira Donatelli
Cesira Donatelli

Tre anni di #poesiaovunque, Cesira Donatelli rinnova la promessa ai suoi versi
Lanciato nel 2022, l’hashtag della poetessa roccolana celebra le sue “nozze di cuoio” tra liriche improvvise, sensualità e paesaggi d’Abruzzo. «Tutto si senta poetizzabile!» rilancia l’autrice.

Spegne la terza candelina l’hashtag della poetessa Cesira Donatelli. La festa è aperta a tutti e non è richiesto invito per prendere parte a questo brindisi stracolmo bollicine. Unico requisito imprescindibile, l’amore per la poesia. Nel marzo del 2022, la poco canonica autrice abruzzese Cesira Donatelli coniava e lanciava l’#poesiaovunque. Il tempo ha fatto il suo corso, permettendo alla natura di una poesia nata, già libera e senza capestro di rafforzarsi, di sconfinare e di diversificare oltremodo.

 Nasce e vive a lungo, nella sua amata Roccaraso Cesira Donatelli, questo forgia la sua poesia della sicurezza, del coraggio e della maternità che solo la montagna può imprimere. Ogni sua lirica si distingue, perché improvvisa ed incontenibile, proprio come una copiosa nevicata. Componimenti, quelli della Donatelli che, poco obbediscono alle scrivanie, ai luoghi chiusi e alla compostezza.  La poesia va scovata, cercata e conosciuta. La conoscenza con i propri versi va approfondita, anticipatamente, attraverso momenti di intimità con i luoghi che la custodiscono.

La poetessa Cesira Donatelli mette al mondo l’#poesiaovunque perché convinta che il concepimento di una poesia avviene attraverso la consumazione di un rapporto diretto e passionale. Tutto passa per un’eccitazione che il partner natura, il partner fotografia, il partner scultura, il partner opera d’arte, il partner luogo, all’improvviso instilla nell’animo di chi è pronto a recepire e a comporre carme. Nessun luogo è privo di poesia, il mondo in ogni sua infinitesimale particella si compone di versi armonici, non sempre fruibili ad un primo sguardo. Lecito chiedersi dove possa risiedere la poesia in luoghi in cui imperano le brutture e la ferocia, dove tutto appare saccheggiato, violentato o depauperato? Nella semina di bellezza e preghiera che la poesia possiede ed emana.  Cancellare l’ode e il fascino intrinseco ad ogni forma di vita e di sentimento è infattibile, da ciò, la necessità di avere la tenacia, l’animo e il tempo per ascoltare, per toccare, per vivere e quindi comporre. Il lirismo è ovunque ed è inestirpabile, attraverso flebili vagiti può confermare il battito, anche, nei “terremoti” esistenziali che la natura umana, mette continuamente in atto, perché affetta da acuta cecità.

Non si aggiunge alla lista della spesa, la voce “comporre poesia”, bensì si incontra per caso, se ne può avvertire il richiamo o riconoscerne la voce e l’andatura fra il quotidiano, fra il comune o fra l’inaspettato. In questo modo sono nate e continuano a nascere la maggior parte delle poesie di Cesira Donatelli.

Di una potenza inaudita la lirica “Voglio stare con te, in Terra Madre Nostra” nata e composta a Siena, in una giornata settembrina, dinnanzi alla scultura del noto scultore Andrea Roggi esposta al belvedere di San Prospero. Inutile descrivere la foga e la passione che attraversa corpi e natura, bene permearsene leggendo.

Voglio stare con te/ per saper compormi a unico frutice del germoglio novello/ a restar argine dello scorrer tuo in terra nostra/ feconda dal sol tatto di mano tua/ siam prole di sguardo devoto/ dell’una, all’altro/ nuda e cocente carne a polpa del mondo…

Poetizzando intorno all’opera del pittore del palio di Siena Roberto Di Jullo, ha messo “mano a ferro caldo” la poetessa Donatelli, ben inteso che ha scelto un’opera pittorica fra le più accattivanti del maestro dei cavalli. Ispirata dall’ Apollo e Dafne di Di Jullo, un carnale genio dell’amplesso dal titolo Concupente Equinozio

 Che l’intelletto annuncia al corpo, l’iniziazione ad un volteggio/che detien sol lirica di passione, null’altro. /D’una briglia senza capo e priva di fine è l’immenso consacrarsi, creature dell’empireo carnale a mostrar consapevolezza/dell’io e del noi, senza voce di spazio…

Non meno sagaci i versi dedicati alla Fontana Luminosa dell’Aquila, non ancora divulgati che, succintamente si vanno a spoilerare.

A custodir funzione vostra la vetta che è madre/d’acqua santa e femmina ha carestia il giorno/ da un sol comune grembo a figlia, da un sol comune grembo a sorelle…

Apprezzato e custodito con cura il componimento Nostro Tratturo donato all’IIS Arrigo Serpieri di Castel di Sangro che è ode ai tratturi in quanto riconosciuti, dalla poetessa roccolana, come safene per la vita.

 Eterno e sancito il diritto a muovere a giuridico ristoro/via orienta a vettovaglia misera e onesta/Cammino del noi da valli a cime/in terra da storia incisa meta di giorni di raccolto probo, a spartir l’andatura…

Interminabile la produzione poetica nata e dedicata a paesi, a santi patroni, a fiumi o a contesti a volte bizzarri.

 I festeggiamenti per questo anniversario dai colori, dal profumo e dalla resistenza tipica del cuoio trovano ancor più valenza e fondamento nei meriti e nei riconoscimenti che, alla poesia, sta riconoscendo Sua Santità. Il libro Viva la Poesia di Papà Francesco riconosce alla poesia la capacità di farsi messaggio evangelico, di elevare e di riportare alla capacità dell’ascolto del bisogno e del bello. Papa Francesco “incarica”, anche, la poesia di raccontare l’arte e le bellezze del creato.

Non vi è uscio che resta chiuso dinnanzi alla poesia, non vi è fenditura che la poesia non possa aiutare nel processo di rimarginazione. I versi non devono essere collocati in luoghi remoti, devono essere i commensali di ogni pasto, i guanciali di ogni notte e l’acqua sul viso al mattino.

Non conosce scorciatoie la poesia che ama comporre la poetessa abruzzese e non disconosce nulla.  Nei suoi componimenti si respira il viscerale rapporto con madre natura, la voglia di contribuire a rendere le donne libere e ribelli, l’amore per i luoghi di origine, identificabili in un DNA non scientifico, bensì, sentimentale. Ci si imbatte, continuamente, in uno sfacciato e cristallino, verseggiare dedito alla passione, alla sessualità e all’irriverenza.

Colma di poesia della libido, la sua prossima fatica letteraria che, si annuncia in larga misura peccaminosa e lussuriosa.

Nulla può con la poesia, non vi sono argini che tengono e non vi è luogo, opera o stato d’animo che non possa venir messo in versi. Forti le convinzioni e i poteri che Cesira Donatelli affida alla sua natura poetica, tanto da dirsi ancora più pronta e ancora più decisa a dare estensione territoriale e concettuale al suo #poesiaovunque.

La poesia si fa ambulante, congiungendo domanda ed offerta. A disciplinare la richiesta di bellezza con la brama di creare bellezza non il denaro, ma la creazione di un cordone ombelicale perenne fra ciò che si compone di poesia e lo ignora e la penna di Cesira Donatelli. Si punta ad unire luoghi differenti e distanti, a far conoscere l’intimità di scorci nascosti o dimenticati, la poesia si assume la responsabilità di liberare ciò che in maniera peculiare appartiene a ciò che ci circonda creando occasioni di inaspettate conoscenze e crescita.

Tra il minaccioso e l’ironico Cesira Donatelli afferma: “tutto si senta poetizzabile!”.

Una concezione poetica dal futuro mutabile ed in estensione quello a cui Cesira guarda, non pervenute canonicità e conformità. Verosimile incontrala in ogni dove a dar linfa al suo #poesiaovunque.

Se il nono comandamento recita: “non desiderare la donna d’altri”, il sentire connaturato che Cesira Donatelli riserva alla poesia è: “desidera e impossessati della poesia che è nell’ovunque!” Tutto con l’augurio di cento di questi giorni!

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