Un film già visto i cui effetti continueranno ad abbattersi sugli abruzzesi fino a quando non si interverrà alla fonte del problema.
Ogni anno puntualmente ci troviamo a commentare con amarezza e con rabbia la notizia degli aumenti dei pedaggi autostradali che per gli abruzzesi assume una maggiore rilevanza in virtù della presenza sul nostro territorio di un’autostrada di montagna che come tale necessita di pesanti interventi manutentivi.
E non è un caso che l’aumento del 13,91% che interesserà dal 1° gennaio le due autostrade A24 e A25, sia enormemente superiore rispetto alla media nazionale dei rincari che è pari al 2,74% ovvero un quinto di quanto invece subiranno i cittadini abruzzesi.
Nel contestare questo inaccettabile rincaro che andrà ancora una volta a penalizzare le aree interne e quei pendolari abruzzesi che come è noto non dispongono di infrastrutture alternative in grado di assicurare spostamenti da e verso la capitale in tempi accettabili, crediamo tuttavia sia giunto il momento di affrontare il problema all’origine. Occorre a nostro avviso ripensare al modello di gestione dell’infrastruttura autostradale. Restiamo infatti convinti che un servizio pubblico peraltro ampiamente ripagato nel tempo con la fiscalità generale (come nel caso delle autostrade abruzzesi), non possa e non debba essere gestito da un’impresa privata.
Essendo tuttavia consapevoli che questo nostro orientamento, semmai condivisibile dalla politica, non sarà di facile ed immediata esecutività, è alquanto evidente che nell’immediato è auspicabile una revisione dei termini della concessione ma anche un intervento legislativo che vada a modificare i criteri con i quali vengono fissati gli aumenti dei pedaggi, prevedendo vincoli e correttivi in grado di equiparare i rincari che si abbattono ogni anno su tutte le regioni italiane.