Avezzano – La Chiesa di San Giuseppe si trova in via Crispi, ad Avezzano. Una struttura dall’aspetto semplice e dalle dimensioni modeste rispetto a molti altri edifici sacri esistenti in città. Entro in questa piccola chiesa e noto la presenza di arredi liturgici diversi dal solito. Oltre alle statue di San Giuseppe e della Madonna, oltre a due confessionali in legno e al bel crocifisso dorato, ci sono teche che raccolgono varie icone dal luminoso sfondo dorato. Immagini sacre che appartengono alla tradizione cristiana, ovviamente, ma che denotano l’esistenza, in questa chiesetta avezzanese, di tracce di cultura ortodossa. Mi soffermo ad osservare gli oggetti esposti ma un uomo vestito di nero, apparso improvvisamente sulla porta della chiesa, mi invita ad uscire.
L’uomo, scoprirò subito dopo, si chiama Daniel, anzi padre Daniel Mititelu. E’ un reverendo ortodosso che vive ad Avezzano da dodici anni. Come mi viene spiegato, nella Chiesa di San Giuseppe, da diverso tempo, convivono pacificamente cattolici e ortodossi. In questo stesso luogo, dunque, convergono amabilmente e senza alcun dissidio, tradizioni, cerimoniali, liturgie e preghiere appartenenti a due chiese diverse. “Dio è uno solo, perché noi dovremmo litigare“, commenta sorridendo don Antonio Pecce, il parroco cattolico di San Giuseppe. Due sacerdoti, due culture, due fedi, due mondi che condividono lo stesso edificio sacro, quello di San Giuseppe.
“Andiamo perfettamente d’accordo, riusciamo a collaborare e a rispettarci l’uno l’altro. La nostra è una convivenza collaborativa“, raccontano don Daniel e don Antonio. Il Vescovo dei Marsi, Monsignor Pietro Santoro, ha permesso che nella piccola Chiesa di San Giuseppe potessero svolgersi sia messe di rito cattolico che messe di rito ortodosso. Don Daniel, che segue anche una comunità ortodossa a Sulmona, spiega “Ad Avezzano vivono ormai circa duemila romeni. Un gruppo consistente che ha sentito il bisogno di avere un luogo per celebrare i propri rituali. Si tratta per lo più di badanti, ma ci sono anche parecchi uomini che vengono dalla Romania e che lavorano soprattutto nel settore edilizio“. Don Daniel proviene da una città che si trova sul Mar Nero, ha gli occhi chiari e un figlio che gioca a basket. Si percepisce immediatamente che il legame tra lui e don Antonio è fatto di empatia, condivisione e rispetto.
Il 21 giugno 2019 don Antonio ha festeggiato il suo 50esimo anniversario di sacerdozio. E’ nato ad Ortona dei Marsi e attualmente è il Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. “Sono stato assegnato alla Chiesa di San Giuseppe qualche anno fa” racconta “e mi sono accorto presto che questa chiesa, dalla storia lunga e straordinaria, è un punto di riferimento per tante persone che, per memoria e per affetto, la frequentano regolarmente“. I due sacerdoti combinano perfettamente i loro impegni condividendo senza alcun problema gli stessi spazi. “Io conosco il suo calendario liturgico e lui conosce il mio“, spiega don Antonio “e quando ci sono festività che coincidono ci mettiamo d’accordo e le celebriamo in momenti diversi senza alcun problema“.
La Chiesa di San Giuseppe, la prima ricostruita immediatamente dopo il terribile terremoto del 13 gennaio 1915, fu aperta al culto il 29 aprile 1917. Qualche anno più tardi Monsignor Bagnoli, con una bolla datata 15 aprile 1924, elesse la Chiesa di San Giuseppe a Cattedrale di Avezzano. Svolse tale funzione fino alla definitiva costruzione dell’attuale Cattedrale, quella di San Bartolomeo. Un ruolo rilevante che questa piccola chiesa tornò a rivestire anche durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando la Chiesa di San Bartolomeo fu danneggiata dai bombardamenti. Negli anni successivi la Chiesa di San Giuseppe venne forse un po’ dimenticata ma nel 2016, a seguito di importanti lavori di ristrutturazione e restauro, è stata riconsegnata ad Avezzano più bella e vitale di prima.