
Avezzano – In tanti questa mattina, nella chiesa Madonna del Passo, per l’ultimo saluto al giornalista Mario Sbardella, scomparso, il 1 gennaio, a 65 anni. Il giorno prima, mentre era in Comune, dove lavorava come addetto stampa, aveva accusato un malore. Trasportato in ambulanza al pronto soccorso, era stato subito operato. Poi il tragico epilogo. Nel giorno dell’ addio, a stringersi attorno al dolore della famiglia, della compagna Elisabetta e delle figlie Marta e Paola, c’erano amministratori marsicani, colleghi giornalisti e tanti amici. “Non dobbiamo – ha detto il parroco Don Vincenzo De Mario – rimpiangere le persone quando non ci sono più, abbandonandoci al solo ricordo. Dobbiamo apprezzare le persone care quando sono in vita e dire loro che le amiamo”. Al termine della celebrazione eucaristica, il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, ha voluto ricordare l’amico: “Sei stato – ha detto – un punto di riferimento per noi, per gli amici e per la città. Sei stata una persona speciale, il confidente e l’amico. Abbiamo lavorato insieme in sintonia. Volevi bene a questa città e alla Marsica. Eri una persona seria e onesta. Ciao Mario”.
Anche noi di Terre Marsicane vogliamo salutare, un’ultima volta, il nostro collega Mario che, negli anni passati, aveva rivestito il ruolo di direttore della nostra testata. Lo facciamo attraverso le parole di un altro nostro ex direttore e amico fraterno, nostro e di Mario, Francesco Vassallo:
“Ne avevamo parlato qualche tempo fa della possibilità che tornassi a scrivere. Quello che mai avrei immaginato, amico mio, è lo stato d’animo con cui mi trovo a farlo. Questo incipit, sono certo, me lo avresti corretto. ‘Troppo fumoso, non si capisce niente’ avresti detto. ‘Deve essere diretto, chiaro e sincero’. Come lo eri anche tu d’altra parte. Una fototessera. A quel punto io avrei accampato un paio di scuse per giustificarmi.
Ti avrei detto che non scrivo da 4 anni, che sono arrugginito. Ma la verità è che è difficile scrivere con il cuore svuotato e le lacrime agli occhi. Se ho iniziato a scrivere, se sono diventato giornalista, è solo grazie a te. Perché mi hai inserito in un giornale, mi hai sostenuto ed hai creduto in me più di quanto in realtà meritassi. Ci ridevamo spesso del modo bizzarro in cui si sono incrociate le nostre strade. Tu da ferroviere sei diventato giornalista, mentre io ho fatto esattamente il contrario: prima giornalista, ora ferroviere. La pizza che mi avevi proposto, a quanto pare, non riusciremo a mangiarla. Te ne sei andato di colpo dandomi, per una volta, la possibilità di essere io a correggere te. Diciamocelo, Mario: hai scritto finali decisamente migliori di questo. Potevi aspettare, dovevi aspettare.
Non mi resta che dirti grazie amico mio. Solo questo. Grazie di tutto”