Abruzzo – Recuperare l’autentico pastore abruzzese e farlo diventare il simbolo del sistema agropastorale regionale. E’ l’obiettivo di quanto deliberato questa mattina dall’associazione regionale degli allevatori d’Abruzzo (Ara) che, ad Onna (L’Aquila), in assemblea straordinaria, ha approvato una modifica statutaria che apre un’era importante per la valorizzazione della razza canina originaria degli appennini dell’Italia centrale e ancora oggi utilizzata dai pastori per la custodia delle greggi.
La modifica, fortemente voluta da Coldiretti, consiste di fatto nell’entrata degli allevatori di pastore abruzzese tra i soci dell’associazione riconosciuta giuridicamente dalla Regione Abruzzo dal 1987. Si tratta di una “new entry” unica nel suo genere, che si verifica per la prima volta in una associazione regionale aderente all’Aia (prima con l’ingresso a livello provinciale), con l’obiettivo di dare giuste tutele e garanzie a coloro che allevano la razza autoctona evitando incroci e mantenendola in purezza che sono garanzia della duttilità e della precisione del lavoro del cane, non soltanto della bellezza.
“Si tratta di un passo decisivo verso la tutela degli allevatori di una razza canina caratteristica del nostro territorio e delle sue tradizioni – dice Pietropaolo Martinelli, presidente ARA in quota Coldiretti – oggi, a conclusione di un lavoro di studio e riflessione nonché dei dati che arrivano direttamente dagli Stati Uniti in cui il pastore è maggiormente diffuso come cane da lavoro, abbiamo posto una pietra importante per consolidare un simbolo in cui l’immaginario collettivo ritrova e riscopre la nostra terra, il suo sistema agropastorale. Non serve ricordare – aggiunge Martinelli – che, citato e decantato già in età romana, il canis pastoralis dal pelo bianco ha continuato a svolgere indisturbato le sue mansioni di guardiano di greggi nel corso dei secoli, senza mai allontanarsi dall’appennino centro-meridionale dove aveva fatto specie a sé con il nome di Cane dei marsi”.
Ma l’entrata degli allevatori del pastore abruzzese tra i soci dell’Ara Abruzzo non è l’unica novità approvata dall’assemblea nella suggestiva Casa Onna, quasi simbolicamente a celebrare una rinascita dopo la tragedia che nel 2009 colpì la città dell’Aquila. L’assemblea dell’associazione ha deliberato, anche in questo caso tra le prime in Italia, l’iscrizione della categoria degli apicoltori in qualità di allevatori di api.
“Un passo decisivo voluto fortemente da Coldiretti – dice il direttore regionale di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici – l’entrata in Ara degli apicoltori è una esigenza che abbiamo sostenuto con un obiettivo preciso. Quello di garantire maggiori tutele e tracciabilità ad un prodotto pregiato dell’economia agricola regionale ma non ancora adeguatamente valorizzato ancor più se si pensa che le api sono in pericolo di estinzione con conseguenze prevedibili sulla produzione alimentare. Con l’entrata in Ara verranno garantite maggiori tutele per gli allevatori che potranno avere la dovuta assistenza tecnica, professionale ed economica con l’obiettivo della conservazione della biodiversità, l’innalzamento della qualità del prodotto e maggiori controlli della materia prima a garanzia del consumatore“.
“Non serve evidenziare – aggiunge Federici – che l’obiettivo finale è il riconoscimento di una denominazione di origine protetta che valorizzerà il prodotto veramente made in Abruzzo contro l’importazione indiscriminata di miele “artificiale” e straniero spacciato per italiano”. Soddisfatto della doppia delibera anche l’assessore regionale all’agricoltura Emanuele Imprudente. “La giornata di oggi segna un importante tassello nella valorizzazione di due simboli del sistema agroalimentare regionale e delle sue tradizioni – dice Imprudente – da una parte il pastore abruzzese e dei suoi allevatori e dall’altra il mondo apistico che intendiamo ulteriormente valorizzare nell’ottica di una economia sempre più rivolta alle eccellenze regionali”.