Collarmele. Una “vittoria per l’ambiente”: così viene definita la risoluzione unanime del Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione d’Impatto Ambientale della Regione Abruzzo, adottata nella seduta del 29 gennaio, di rinviare al VIA il progetto di realizzazione di un impianto di produzione di biometano da rifiuti nel territorio di Collarmele. Sono infatti state accolte “le osservazioni in contrarietà al progetto presentate dal Comune di Collarmele, dall’Ing. Giuseppina Ranalli e dal Dott. Giuseppe Walter Delle Coste sui potenziali impatti ambientali negativi legati alla realizzazione dell’impianto di trattamento rifiuti e della produzione di digestato”, si legge in una nota congiunta diramata oggi, e prosegue:
Nella seduta sono intervenuti in audizione l’Ing. Iulianella Pacifico, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Collarmele, il Dott. Domenico Lacasasanta ed il Dott. Giuseppe Walter Delle Coste, noto attivista ambientalista, già presidente del WWF Abruzzo Montano e candidato alla Regione Abruzzo del M5S, che hanno evidenziato le criticità ambientali relative alla qualità dell’aria, alle emissioni odorigene, alla vulnerabilità della falda, all’impatto acustico, nonché con gli strumenti pianificatori vigenti.
Le osservazioni sono state indirizzate al Dipartimento regionale per le opere pubbliche e depositate in Regione Abruzzo, Sportello per l’Ambiente, lo scorso novembre. L’impianto, si legge nell’intervento di Delle Coste, è “superfluo e ridondante per il territorio della Provincia dell’Aquila” essendo già in funzione e autorizzato l’impianto di compostaggio ACIAM di Aielli, a meno di 2 km e mezzo dal sito dove dovrebbe sorgere quello nuovo, che già soddisfa il fabbisogno di trattamento della frazione organica e del verde, così come da Piano Regionale Gestione Rifiuti 2016-2022 approvato con L.R. 23 gennaio 2018, n. 5. Altro nodo critico sarebbe costituito dalle ripercussioni sul traffico nella zona sia per “l’inadeguatezza della viabilità locale”, dove sono presenti molti incroci a raso tra le strade interne e la Statale 83 in punti dove la visibilità è limitata, sia per “l’aumento del traffico veicolare pesante causato dalla movimentazione delle matrici in ingresso e in uscita”.
Il Comune di Collarmele dispone già di numerosi impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, tra cui spicca un impianto Biogas con una potenza di 990 kW di una società privata denominata Thinkeco Agri, per un totale complessivo di 37,624 MW – secondo quanto riportato nella Relazione “100 Solutions for Climate – Proposta di Fattibilità Tecnica Progettuale” del Comune di Collarmele del 20 maggio 2016 a firma del sindaco Antonio Mostacci.
Ma le ombre si addensano anche sulla società che ha presentato il progetto presso gli sportelli regionali del Servizio Valutazione Ambientale lo scorso ottobre, la Make Energy Società Agricola s.r.l. . La Make Energy, osserva l’ing. Giuseppina Ranalli, “non è una società agricola” in quanto classificata tra le attività economiche Ateco con la dicitura “produzione di energia elettrica”. Inoltre, pur avendo sede a Collarmele, “non risulta abitualmente dimorante nella zona e quindi gli incentivi erogati in favore dello sviluppo di biometano non andrebbero a beneficio degli effettivi destinatari bensì, attraverso il raggiro formale di una norma, ad una società che, con molta probabilità, manifesta interesse unicamente perché sono disponibili gli incentivi”. Infine, il progetto prevede la realizzazione, in collaborazione con l’Universitò degli studi dell’Aquila, facoltà di ingegneria industriale, di un centro di ricerca di recupero RAEE, rifiuti elettronici pericolosi per il cui trattamento è previsto l’utilizzo di acidi forti.
Anche il Comune di Collarmele, con nota protocollata il 20 novembre scorso al Dipartimento regionale Opere pubbliche, lamenta la “non conformità” del progetto preliminare in quanto mancano alcuni documenti richiesti dalla normativa nazionale tra cui relazioni tecniche, studio di fattibilità ambientale ed elaborati grafici che illustrino “l’impatto potenziale sulle componenti ambientali” del territorio. In particolare, manca “una Relazione geologica, idrologica e idraulica inerente il sito di intervento con indicazione della modifica dello status quo in virtù della presenza di acque sotterranee e superficiali come indicato nella Carta Tecnica Regionale”. Si sottolinea infine l’impatto sul contesto paesaggistico e storico-architettonico poiché l’impianto si situerebbe in prossimità del sito archeologico di Cerfennia, antica cittadella fortificata di frontiera tra il territorio marso e quello peligno, risalente al I secolo d.C.