Avezzano – Il giudice Giuseppe Grieco compie un’approfondita e accurata riflessione sull’appuntamento elettorale del mese di settembre 2020 durante il quale i cittadini di Avezzano saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Sindaco e il nuovo Consiglio Comunale. Il voto è un atto di responsabilità, di onestà, di consapevolezza e di svolta, per chi vota ma anche per chi vuole essere votato. Soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, reso ancora più complicato da una pandemia che ha mutato le vite di tutti. Grieco, inoltre, individua le maggiori criticità di Avezzano suggerendo alcune potenziali e positive soluzioni.
Di seguito, le parole del giudice Grieco.
Il prossimo mese di settembre i cittadini di Avezzano saranno chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio Comunale ed eleggere il futuro Sindaco della città. Credo che mai come in questa occasione la posta in palio sia così alta e richieda scelte decisive per il futuro cittadino; è sotto gli occhi di tutti l’oggettiva drammaticità della situazione economica e politica che l’intero Paese si trova a dover affrontare e la nostra città, lungi dal rappresentare un’eccezione in tal senso, si trova al contrario nel bel mezzo di quella che appare appropriato definire come “tempesta perfetta”.
La vastità e la complessità dei problemi che si troverà a dover affrontare la futura amministrazione fanno letteralmente tremare le vene dei polsi. Le gravissime ristrettezze finanziare rendono improbo e fuori da ogni paragone con il passato il compito che attende chi dovrà assumere le redini del governo cittadino.
L’epidemia da coronavirus è piombata su una città già attraversata da una gravissima crisi economica, sociale ed occupazionale: nel periodo precedente l’insorgere della pandemia, abbiamo assistito alla chiusura di molti esercizi commerciali; la vita sociale era pressoché inesistente e, uscendo di casa nelle ore un tempo dedicate agli acquisti ed agli incontri con gli amici, si restava profondamente colpiti nel constatare la totale assenza di persone nelle strade e dunque l’inesistenza di contatti sociali.
In un contesto già così disastrato l’impatto del virus, che per oltre due mesi ha costretto tutti a rimanere in casa, ha rappresentato lo tsunami che ha definitivamente spazzato via ogni minima, residua parvenza di normalità. Questa è la realtà che oggi – attoniti e ancora increduli e storditi – siamo chiamati ad affrontare; l’elezione della nuova Amministrazione rappresenta il primo passaggio, assolutamente decisivo, per iniziare un percorso che porti, attraverso scelte consapevoli, intelligenti, avvedute ed innovative, verso l’uscita dal lunghissimo tunnel che stiamo attraversando da troppo tempo.
Non è più accettabile che si compiano scelte sbagliate; non è più tempo di tergiversare con i vecchi e stantii riti della politica che nel passato hanno caratterizzato le scelte delle precedenti amministrazioni e che hanno portato la città così in basso. Come viene continuamente affermato e ribadito dalle voci più accorte ed autorevoli del Paese, è indispensabile affidare il nostro futuro a chi abbia comprovate capacità e competenze e decida di spendersi esclusivamente per perseguire l’interesse generale. In una parola servono persone che vogliano entrare nella vita pubblica animati dalla piena consapevolezza che la loro azione ed il loro operato debba essere declinato esclusivamente nell’offerta di un sincero, disinteressato e consapevole servizio alla collettività.
Dunque ogni interesse di natura personale è incompatibile nell’attuale contesto storico, sociale ed economico della città; è indispensabile, per chiunque voglia prendere parte alle scelte riguardanti il futuro di Avezzano, guardarsi allo specchio e domandarsi se sia o meno consapevole della gravità della situazione; se sia realmente dotato di competenze e capacità personali per fornire un contributo all’altezza dell’enorme portata dei problemi esistenti. Come detto non c’è più spazio per i vecchi riti della politica di basso cabotaggio, per la spartizione degli incarichi amministrativi basati sulle appartenenze partitiche o su interessi di parte; ogni scelta dovrà rispondere ai criteri della competenza e delle reali e comprovate capacità, oggettivamente rilevabili dal background personale di ciascun candidato.
Sono convinto che Avezzano abbia le potenzialità per esprimere una classe dirigente di adeguata levatura; si tratta semplicemente di saper ricercare, sollecitare e motivare le persone giuste, coinvolgendole nell’ardua sfida che attende l’intera cittadinanza. Vedo nei giovani un importante serbatoio da cui attingere; è nella loro naturale predisposizione ad affrontare senza timore il futuro; nella loro carica di entusiasmo, coraggio e pulizia morale individuo il volano necessario per riavviare un processo virtuoso, idoneo a ricostruire, sulle macerie del passato, la fiducia dei cittadini nell’Istituzione Comunale. Per favorire un processo di tal fatta è però imprescindibile un passo indietro da parte di chi ha avuto ruoli di potere e responsabilità nelle passate amministrazioni. I partiti politici dovranno prendere atto della necessità di un radicale ricambio generazionale e valoriale e avranno un ruolo importante, insieme all’intera società civile, nell’individuare e segnalare le migliori intelligenze da proporre agli elettori per il governo della città.
Avezzano ha bisogno di nuove idee per poter pensare di risollevare le proprie sorti e fermare il rovinoso declino che la accompagna da troppo tempo.
Lo stato di gravissima crisi che attanaglia il commercio pone l’improcrastinabile necessità di ripensare le scelte di fondo che, a partire dall’inizio del secolo, hanno ridisegnato l’intero settore; bisogna avere il coraggio di porre mano all’assetto dei centri commerciali, il cui numero ha raggiunto proporzioni fuori dall’ordinario. Le strade cittadine, prime tra tutte quelle del centro, non possono perdere la loro connotazione di luoghi di incontro e di scambio sociale che per moltissimi anni hanno accompagnato la crescita demografica ed economica del capoluogo. Quelle strade devono tornare ad essere il cuore pulsante della città e i negozi di abbigliamento, di scarpe, di ottica e di accessori per la persona in generale, devono di nuovo svolgere il ruolo di richiamo e di incontro, soprattutto per i giovani, che animi la vita delle persone. L’indirizzo dell’amministrazione comunale dovrà essere svolto attraverso scelte, anche di natura economica, che restituiscano il centro cittadino al suo ruolo di “salotto buono” ed elegante luogo di incontro svolto ininterrottamente per più di un secolo. In questa ottica assume primaria importanza la totale riqualificazione dell’intera area antistante la stazione ferroviaria; il degrado in cui versa è sotto gli occhi di tutti e la radicale trasformazione dell’area sarà compito imprescindibile del nuovo governo cittadino.
Quanto sin qui evidenziato, lungi dall’esaurire l’ambito degli interventi pubblici, troverà migliore e più appropriato sviluppo dai nuovi e più innovativi progetti ideati dalle giovani menti, cui dovrà essere demandato il compito di disegnare un volto moderno e più efficiente dell’assetto urbano.
Ma il vero banco di prova per i futuri amministratori è costituito dalle iniziative in campo economico ed occupazionale che impone e reclama la drammatica crisi. Non ci si può fare particolari illusioni su interventi del governo nazionale che possano portare in tempi brevi ad una reale ripresa del Paese; ogni comunità locale dovrà essere in grado di attivare proprie risposte ai bisogni primari delle persone disoccupate o sotto occupate che la pandemia rischia di aumentare in misura esponenziale.
L’unica reale e concreta risorsa su cui il nostro territorio può fare affidamento certo è rappresentato dalla piana del Fucino, da sempre fonte di ricchezza proveniente dalla fiorente attività agricola consolidata nel corso dei decenni. Lo sfruttamento intensivo dei terreni fucensi ha costituito storicamente il principale volano dell’economia di Avezzano e dell’intera Marsica, garantendo importanti risorse di cui hanno beneficiato, a vario titolo, i proprietari e gli addetti alla produzione, con le consequenziali positive ricadute per l’intera comunità. Ed è proprio dal processo di industrializzazione dell’attività agricola, attualmente realizzato solo in piccola parte, che dovrà iniziare il percorso virtuoso da intraprendere al più presto con determinazione, lungimiranza e competenza. Affinché l’enunciato non appaia una sterile e vuota esercitazione, è necessario provare a riempire di contenuti i concetti espressi. Lo sfruttamento agricolo del Fucino, a mio giudizio, deve subire una radicale trasformazione in termini organizzativi e di scelte industriali, che privilegi una serie di lavorazioni, ad alto valore aggiunto, che portino a risultati finora neppure immaginati in termini di resa economica ed occupazionale.
I terreni fucensi sono conosciuti da tutti come particolarmente fertili in ragione della loro origine lacustre; assai meno propagandata è viceversa la particolare purezza e salubrità dell’aria che abbiamo la fortuna di respirare, poco inquinata e totalmente priva delle polveri sottili che caratterizzano in senso negativo le aree agricole padane. A buon diritto può dunque affermarsi che i prodotti del Fucino meritano una classificazione di eccellenza, certamente superiore rispetto a quella delle altre aree agricole del Paese e del resto d’Europa; nessuna di esse, infatti, può vantare le peculiarità ambientali e naturali evidenziate. Ma il flusso economico riveniente dalla vendita dei nostri pregiati prodotti agricoli corrisponde al loro reale valore? E soprattutto, quei prodotti sono realmente sfruttati in proporzione alla ricchezza che generano? La risposta alle domande è chiaramente negativa; le insalate, le carote, le patate e tutti gli ortaggi coltivati nel Fucino finiscono per la maggior parte, non appena raccolti, sui tir che li trasportano in tutta Italia ed anche all’estero. L’utile che ne ritraggono i produttori, e conseguentemente la ricchezza che si genera in loco, è assolutamente sottodimensionata rispetto alle potenzialità che quei prodotti sono in grado di generare attraverso una più accorta, dinamica e moderna organizzazione locale del settore. I prodotti agricoli non devono lasciare il Fucino subito dopo il raccolto; occorre creare nuove realtà aziendali che siano destinate a portare a compimento il ciclo produttivo, ultimandolo attraverso il trattamento ed il confezionamento del prodotto. Ed è questa l’attività agricola industriale da cui scaturisce il più alto valore aggiunto dell’intera filiera; basta entrare in un qualsiasi supermercato per constatare quale sia la differenza di prezzo tra i prodotti non lavorati e quelli confezionati, lavati e pronti per il consumo: trattasi di importi cospicui e probabilmente poco conosciuti dalla maggioranza delle persone.
Negli ultimi anni i prodotti agricoli già pronti per il consumo hanno subito un enorme crescita commerciale, occupando un’importante fetta di mercato, come facilmente rilevabile dalla semplice osservazione dello spazio, sempre più grande, che tutti i punti vendita riservano ai prodotti agricoli già imbustati. La vecchia ed obsoleta zona industriale è pronta, con modesti interventi, per diventare il luogo ove far sorgere nuove aziende, piccole e medie, ove portare a termine il ciclo produttivo prima della commercializzazione del prodotto. Non ci vuole un particolare sforzo di fantasia per immaginare la misura del ritorno economico ed occupazionale che verrebbe a determinarsi per Avezzano e l’intera Marsica. Con l’enorme vantaggio di realizzare una realtà industriale importante ma con un modesto impatto ambientale e, soprattutto, non soggetta a scelte di soggetti estranei al territorio.
Il rilancio e l’auspicabile rinascita della nostra città non può assolutamente prescindere dalla sua storica vocazione agricola di cui i futuri governanti dovranno avere attenta memoria.
Con le considerazioni sin qui svolte si vuole semplicemente offrire un contributo all’individuazione delle più urgenti aree di intervento cui dovrà tempestivamente porre mano chiunque sarà chiamato a ruoli di responsabilità nel governo della città. E’ necessario che il nuovo sindaco, i suoi assessori e l’intero consiglio comunale abbiano piena contezza della complessità del compito che li attende; occorre dunque la totale sinergia tra tutte le componenti chiamate ad attuare un piano di intervento credibile e realmente risolutivo dei problemi sul tappeto. Si dovrà agire con competenza, capacità e trasparenza e nei processi decisionali dovrà essere tenuto in debito conto il parere di tutte le categorie produttive, dei corpi intermedi e dell’intera cittadinanza. L’azione dell’amministrazione comunale dovrà essere improntata alla totale trasparenza e il Comune dovrà essere la casa di vetro in cui ciascun cittadino possa trovare costante informazione, ricostruendo piena fiducia nelle scelte operate sempre nell’interesse generale.
Il fine di questo intervento è esclusivamente quello di fornire il mio modesto contributo per l’individuazione delle maggiori criticità di cui soffre la nostra città e l’auspicio che le sorti di tutti siano affidate in mani competenti, capaci, trasparenti e volte solo ed esclusivamente a perseguire il bene collettivo.
Escludo qualsiasi volontà di autocandidatura elettorale, mentre ribadisco la ferrea convinzione della necessità del coinvolgimento, quanto più possibile ampio, di forze giovani, preparate e pronte a mettere in campo il loro naturale entusiasmo, ormai imprescindibile per seppellire il passato e poter guardare al futuro con la ragionevole fiducia in un radicale cambiamento.