Avezzano – La diffida che l’Ufficio prevenzione e tutela sanitaria della Regione Abruzzo ha inoltrato alla ASL, all’ANCI, al Comando Carabinieri per la tutela della salute e a al N.A.S. di Pescara in merito alle iniziative volte all’effettuazione di test rapidi sulla popolazione asintomatica, ha suscitato non poche reazioni da parte dei sindaci delle località interessate da questa iniziativa.
La lettera della Regione sottolinea che l’effettuazione dei test diagnostici per Covid-19 è disciplinata da un’apposita circolare ministeriale, la n° 6337 del 27 febbraio 2020, e fa riferimento a un comunicato stampa del Comitato Tecnico Scientifico del Ministero della Salute, del 18 marzo, sulle problematiche inerenti il Coronavirus.
Il comunicato specifica che i test basati sull’identificazione di anticorpi (sia di tipo IgM che di tipo IgG) diretti a identificare il Virus SARS-Cov-2 non sono in grado di fornire risultati sufficientemente attendibili e di comprovata utilità per la diagnosi rapida nei pazienti che sviluppano il Covid-19.
Per il Comitato Tecnico Scientifico i test rapidi non possono sostituire il test basato sull’identificazione dell’RNA virale presente nel materiale ottenuto dal tampone rino-faringeo. Lo stesso comunicato stampa fa riferimento anche alle valutazioni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità starebbe facendo circa l’adozione di test rapidi, circa 200, basati su differenti approcci, rispetto ai quali, nelle prossime settimane, saranno assunte delle decisioni.
In attesa delle decisioni dell’OMS il Comitato Tecnico Scientifico ribadisce che l’approccio diagnostico standard, accettato a livello internazionale, resta quello basato sulla ricerca dell’RNA virale ottenuto dal tampone rino-faringeo. Tuttavia la Regione Veneto, ha autorizzato il test rapido massivo a partire dal personale ospedaliero per poi passare alle case di riposo e alla popolazione, mentre in Emilia Romagna, Toscana e Piemonte, sono iniziati i test sierologici sul personale sanitario nonostante le resistenze del Ministero della Salute. Insomma, «Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente…» La celebre frase attribuita a Mao durante la rivoluzione culturale, ben si adatta al clima di incertezza che viviamo oggi.
Fra l’altro è proprio di venerdì scorso la notizia riportata con ampio spazio da Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, di un sequestro operato dalla Guardia di Finanza in un centro analisi nella piana di Gioia Tauro di 900 kit per diagnosi Covid-19 privi di validazione da parte delle Autorità sanitarie Nazionali, mancanti di certificazione CE e quindi non autorizzati. I kit, importati dalla Cina, erano stati messi in vendita a 25 euro, ma poi, data la forte richiesta, il prezzo era lievitato a 30.
Nella nota della Gdf riportata dal quotidiano Avvenire si legge, «La vendita a cittadini ignari ed impauriti di dispositivi per i quali non è provata in alcun modo l’efficacia, pone in serio pericolo la salute e l’incolumità pubblica, atteso che l’eventuale responso di negatività del test, avrebbe potuto in ipotesi consegnare “patenti” di estraneità al contagio a soggetti che avrebbero così potuto contribuire alla diffusione del virus.»