Il Dicastero per il Clero ha recentemente promulgato un nuovo decreto che aggiorna la disciplina riguardante le intenzioni delle Sante Messe e le relative offerte.
Questo intervento normativo si inserisce in una lunga tradizione ecclesiale che riconosce la legittimità per il sacerdote di ricevere un’offerta dai fedeli in occasione della celebrazione eucaristica per una specifica intenzione.
Tale prassi, come sottolinea il decreto, non è solo approvata ma anche promossa dalla Chiesa, in quanto espressione della partecipazione dei fedeli al Sacrificio di Cristo e del loro contributo alle necessità della comunità ecclesiale e al sostentamento dei suoi ministri.
Tuttavia, il nuovo decreto si concentra in particolare sulla regolamentazione delle cosiddette “Messe collettive”, una prassi sviluppatasi per far fronte alla carenza di clero e alla volontà di non frustrare le pie intenzioni degli offerenti.
Pur riconoscendo la validità di tale pratica in determinate circostanze, il documento pone dei paletti ben precisi per evitare abusi e per garantire la giustizia nei confronti di coloro che offrono.
Un punto centrale del decreto è la necessità del consenso esplicito e informato da parte di tutti gli offerenti nel caso di una Messa celebrata per più intenzioni.
Viene chiarito che tale consenso non può mai essere presunto, ma deve essere manifestato chiaramente. Questa disposizione mira a tutelare la volontà dei fedeli e ad assicurare che la loro offerta sia effettivamente destinata all’applicazione di una Messa secondo la loro intenzione, anche se unita ad altre.
Il decreto ribadisce con forza il principio che a ogni offerta deve corrispondere una distinta applicazione della Messa da parte del sacerdote, condannando pratiche scorrette come l’applicazione di una sola Messa per più intenzioni con offerte separate o la sostituzione dell’applicazione promessa con semplici intenzioni di preghiera.
Tali comportamenti vengono definiti contrari alla giustizia e suscettibili di generare anche la mera apparenza di un “commercio” di cose sacre, un rischio sempre da evitare nella vita della Chiesa.
Un’altra novità significativa riguarda il ruolo dei concili provinciali o delle riunioni dei Vescovi della provincia. Saranno questi organismi a poter stabilire, tenendo conto delle specifiche condizioni locali, i criteri e i limiti entro i quali sarà possibile celebrare Messe collettive.
Il decreto non manca di richiamare l’attenzione sul dovere di celebrare Messe anche per i più poveri senza richiedere alcuna offerta, in linea con il principio della gratuità dei sacramenti.
Inoltre, incoraggia la lodevole usanza di trasferire le intenzioni di Messe in esubero, insieme alle relative offerte, ai territori di missione, promuovendo così la comunione tra le diverse Chiese.
In conclusione, il nuovo decreto del Dicastero per il Clero rappresenta un importante passo avanti verso una maggiore chiarezza e trasparenza nella disciplina delle offerte per le Sante Messe.
Ribadendo principi dottrinali consolidati e introducendo norme più specifiche per le Messe collettive, il documento mira a tutelare i diritti dei fedeli, a prevenire abusi e a promuovere una prassi che sia sempre espressione di fede, di carità e di partecipazione al mistero eucaristico.
Spetterà ora agli Ordinari locali il compito di informare e guidare il clero e i fedeli nell’applicazione di queste nuove disposizioni, affinché questa venerabile tradizione continui a portare frutti spirituali per tutta la Chiesa.