Per contrastare gli aumenti vertiginosi sull’energia il governo ha stabilito, all’interno del decreto-legge n.17/2022 “Bollette ed Energia”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1° marzo 2022, la non necessità di un permesso per installare i pannelli solari sui tetti, equiparando l’installazione di un impianto solare alla manutenzione ordinaria. “L’installazione, con qualunque modalità, di impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici”, si legge nella relazione illustrativa che accompagna il decreto atteso in aula il 28 marzo, “non è subordinata all’acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso comunque denominati”. Basterà scaricare un modulo on line dal sito del Gse, il gestore dei servizi energetici, o da quello del ministero dello Sviluppo economico, e spedirlo allo stesso gestore a inizio lavori e alla loro conclusione.
La norma, spiega ancora la relazione, prevede l’estensione dell’ambito applicativo dello strumento del Modello unico semplificato per la realizzazione, la connessione e l’esercizio di piccoli impianti fotovoltaici integrati sui tetti degli edifici agli impianti di potenza superiore a 50 kW e fino a 200 kW. Un impianto fotovoltaico domestico permette un risparmio in media di 1.500 euro all’anno sulle bollette rispetto al prelievo di energia elettrica dalla rete, secondo il Solar Index Italy, uno studio sul mercato italiano del settore. Non poco in questi mesi di continui rincari dei prezzi dell’energia, tamponati solo in piccola parte dagli interventi del governo su Iva e oneri di sistema.
I pannelli non potranno essere posizionati ovunque. Restrizioni sono previste ancora per i beni vincolati, quelli che ricadono nel codice dei beni culturali e che, quindi, sono sottoposti alle autorizzazioni paesaggistiche. Fanno eccezione, spiega infatti la relazione che accompagna il provvedimento, gli immobili e le aree dichiarati di notevole interesse pubblico di cui all’articolo 136, comma 1, lettera b e lettera c del codice dei beni culturali e del paesaggio. Ossia ville, giardini e parchi, che si distinguono per la loro non comune bellezza, e i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale inclusi i centri ed i nuclei storici. Un passaggio importante, perché estende la limitazione per il pannello libero ai centri storici sottoposti a vincolo.
Come riporta anche le rivista scientifica Focus, si sta pensando anche a degli impianti fotovoltaici galleggianti per incrementare la produzione di energia. I pannelli fotovoltaici consumano suolo e sono poi complessi da smaltire, e la loro installazione rischia di andare a discapito di altri utilizzi, per esempio quello agricolo. Per questo motivo una delle soluzioni che si stanno soppesando è il cosiddetto solare galleggiante, che prevede la realizzazione di impianti solari da collocare come copertura di canali e bacini artificiali. Dal punto di vista tecnico la soluzione non è particolarmente complessa: basta montare i pannelli su supporti di plastica in grado di galleggiare: secondo gli esperti la loro collocazione su specchi e corsi d’acqua artificiali non avrebbe grande impatto sull’ecosistema locale, limiterebbe l’evaporazione nelle zone particolarmente siccitose e, soprattutto, ridurrebbe praticamente a zero il consumo addizionale di suolo. Non solo: l’acqua farebbe da refrigerante per abbassare la temperatura dei pannelli, che rendono meglio a temperature non troppo elevate. A parità di superficie un impianto galleggiante rende circa il 15% in più di uno sulla terraferma proprio grazie all’effetto refrigerante dell’acqua. Al momento solo il 2% della produzione fotovoltaica mondiale avviene in impianti galleggianti, ma secondo gli esperti potrebbe essere una soluzione per aumentare significativamente la produzione di energie rinnovabili. Non mancano comunque i punti da chiarire: i galleggianti di plastica delle floating farm potrebbero degradarsi e rilasciare nell’ambiente le solite microplastiche; la copertura in pannelli solari, poi, renderebbe inaccessibile vaste porzioni di superficie d’acqua a uccelli e altri animali, con tutte le conseguenze del caso.
La soluzione sembra comunque promettente e non mancano gli espertimenti nelle altre parti del mondo sul campo o, meglio, sull’acqua. In California un bacino per la raccolta delle acque reflue è stato ricoperto con pannelli fotovoltaici per un impianto da 5 megawatt di potenza, mentre la Corea del Sud ha iniziato interessanti test sul bacino idroelettrico di una grande diga, arrivando a 41 megawatt. E a Singapore l’azienda energetica SunSeap ha varato il primo impianto galleggiante del Paese in una baia ben riparata da mareggiate ed eventi avversi. Al momento, infatti, l’installazione di impianti solari in mare non è un’opzione considerata a causa di variabili imprevedibili legate al vento e alle onde.