Castel di Sangro. Nel corso della mattinata odierna, i Carabinieri del Comando Compagnia di Castel di Sangro, agli ordini del Capitano Domenico Fiorini, con l’ausilio delle unità cinofile dei Carabinieri del Comando Legione Abruzzo e Molise hanno eseguito, su disposizione del Tribunale di Sulmona, due ordinanze di custodia cautelare in carcere, per il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, a carico di A. I. di anni 32 e di P. P. di anni 22, entrambe residenti a Castel di Sangro.
Le indagini di polizia giudiziaria, articolatesi con intercettazioni telefoniche, appostamenti e pedinamenti, condotte dal Nucleo Operativo, hanno avuto inizio nel mese di Novembre 2016 a seguito di alcuni sequestri di piccoli quantitativi di sostanza stupefacente, del tipo hashish e marijuana, a carico di alcuni minori del luogo. Gli sviluppi investigativi hanno così permesso di accertare, che i contatti tra gli arrestati e gli acquirenti avvenivano oltre che attraverso “sms” anche tramite l’uso di “social network”, utilizzando tra loro, termini convenzionali per indicare la tipologia della sostanza stupefacente.
Per il pagamento della sostanza, gli spacciatori accettavano oltre alle banconote anche oggetti in oro. Al termine delle attività investigative venivano emesse oltre alle due misure cautelari nei confronti dei suddetti arrestati, anche quattro perquisizioni domiciliari a carico di soggetti indagati che, in concorso tra loro avevano avviato una vera e propria organizzazione operante nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel corso dei controlli, eseguiti nella mattinata odierna in Castel di Sangro, Pratola Peligna, Sulmona e Montenero Val Cocchiara (IS), venivano rinvenuti presso l’abitazione di uno degli indagati oltre 130 grammi di droga del tipo hashish e due bilancini di precisione, sostanza già suddivisa in dosi e pronta per essere ceduta.
Z. G. di anni 33, veniva così arrestato in flagranza di reato per detenzione e spaccio, e condotto presso la sua abitazione al regime degli arresti domiciliari.
Foto d’archivio