Don Domenico Nucci. Una fotografia d’epoca e tanti bei ricordi

Don Domenico Nucci nasce ad Aielli il 10 febbraio 1927. Monsignor Valerii lo ordina sacerdote il 20 gennaio 1952. Come narrano le cronache, il primo incarico di don Domenico fu quello di vice parroco a Scurcola Marsicana, accanto all’abate don Carlo Grassi. Siamo dunque nei primi anni cinquanta, il paese di Scurcola, come ogni altro luogo d’Italia, si va risollevando, non senza difficoltà, dagli strascichi di una Guerra Mondiale che non ha portato niente di buono, come tutte le guerre. Don Domenico giunge dunque nel piccolo borgo di Scurcola, non lontano dalla sua Aielli, in cui le famiglie sono tante e numerose, in cui ognuno cerca di sfamare i propri figli come può, in cui si lavorano i campi e si allevano le bestie e da dove, chi riesce, cerca di scappare per fare fortuna a Roma o in un altro continente.

Don Domenico con i bambini di Scurcola (1954-55)

Sono queste le atmosfere che si percepiscono osservando la bellissima foto da cui parte questo scritto. Una foto che dovrebbe risalire intorno agli anni 1954/1955. Don Domenico è insieme a un gruppo di bambini e ragazzi di Scurcola. Sorride, il giovane sacerdote. Ed è proprio il suo immancabile sorriso il dettaglio che ho ritrovato costantemente nei ricordi di quei bambini che lo hanno conosciuto e frequentato e che ancora oggi, ormai piuttosto in là con l’età, serbano di lui un ricordo dolcissimo e pieno d’affetto. “Don Domenico aveva la buona abitudine di farci divertire sempre e come poteva, visti i tempi” racconta Enzo “Ricordo che quando c’erano le Quarantore, e quindi si adorava il Santissimo Sacramento per quaranta ore consecutive, lui ci portava in Chiesa. Dovevamo stare buoni e pregare accanto a lui ma, finite le preghiere di rito, ci portava fuori a giocare a pallone o a fare delle lunghe camminate. Spesso ci conduceva fin sopra alla Croce, in cima a Monte San Nicola. Lì recitavamo altre brevi preghiere e poi tornavamo in paese passando da Sorbo“.

Un giovane prete gentile e sempre vicino a più piccoli, don Domenico. La foto, probabilmente, è stata scattata durante una delle sue numerose passeggiate lungo le vie del paese. Elide, una delle tante bambine di Scurcola che frequentava don Domenico ai tempi del catechismo, rammenta: “Era un giovane coi capelli scuri e sempre dritti in testa, aveva un sorriso per tutti, un sorriso pieno di gioia autentica. Mi sembra di vederlo ancora mentre gioca a pallone con i ragazzini in piazza cercando di sollevare la tonaca per non farla sporcare troppo! Ricordo bene anche i suoi genitori, Giuseppina, che io chiamavo zia Peppina, ed Ettore perché, di tanto in tanto, rimanevano un po’ di tempo a Scurcola con il figlio. Il papà di don Domenico veniva spesso a casa perché era stato carabiniere a Tivoli insieme a mio padre Antonio e tra loro era nata, già tanti anni prima, una splendida amicizia“.

Moto Aermacchi dei primi anni ’50

Anche Giovanni conserva di don Domenico un buonissimo ricordo. “Don Domenico aveva una motocicletta. Una Aermacchi di colore grigio che incuriosiva e affascinava tutti noi, ragazzi un po’ più grandi. Una volta il mio amico Angelo gliela chiese in prestito perché voleva andare in un paese vicino a trovare la ragazza che gli piaceva. Don Domenico gliela diede senza problemi. Andai insieme ad Angelo e guidammo la moto un po’ per uno. Al ritorno, però, percorrendo una curva persi l’equilibrio e cademmo ammaccando leggermente la moto. Con grande imbarazzo tornammo da don Domenico e gli spiegammo l’incidente. Lui non ci rimproverò, anzi, si assicurò che non ci fossimo fatti male e che ai piccoli danni alla sua Aermacchi avrebbe provveduto lui“.

Don Domenico rimase a Scurcola per sette anni. Poi, nel 1959, gli viene offerta la possibilità di avere una parrocchia tutta sua. E’ la parrocchia di S. Pio X ad Avezzano. Con il suo ottimismo, con la sua fede, con la sua brillante intelligenza don Domenico ha lavorato per quarant’anni in questo contesto riuscendo a dare il suo fondamentale contributo nella costruzione di una comunità che, all’inizio, non aveva ancora una sua identità né una sua precisa fisionomia. Negli anni il suo legame con Scurcola non si è esaurito, anzi. Don Domenico ha continuato a mantenersi in contatto con molte famiglie scurcolane e con molti di quei bambini e ragazzi che aveva conosciuto e accompagnato e aiutato a crescere tanti anni prima. Non è quindi un caso che la sua presenza a Scurcola viene ricordata ancora oggi con estremo affetto e grande riconoscenza. Lo stesso affetto e la stessa riconoscenza che gli hanno tributato i suoi concittadini avezzanesi nel dedicargli, solo pochi giorni fa, un nuovo mausoleo presso il cimitero cittadino.

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