Canistro – Ad intervenire sugli scenari futuri è l’avvocato Salvatore Braghini, che dal 2015 ha seguito per conto del Comune di Canistro molte delle vicende giudiziarie che ruotano intorno a quella assurta agli onori delle cronache abruzzesi come la “guerra delle acque”.
“L’arresto per bancarotta fraudolenta – esordisce il legale – pur esulando dalla vertenza della concessione, non potrà non incidere sul futuro della Santa Croce. Il sequestro di 71 milioni di Euro, a prescindere dagli sviluppi dell’inchiesta, è tale da compromettere l’agibilità economica e patrimoniale del gruppo imprenditoriale, limitando di fatto la realizzazione del piano industriale e la possibilità di investimenti anche nel settore della concessione mineraria.
Ma a destare maggiore perplessità – secondo l’avv. Braghini – è la condotta della Regione Abruzzo, che ad oggi non ha assunto le dovute iniziative per dichiarare sia la decadenza dalla concessione della piccola sorgente Fonte Fiuggino, ancora assegnata alla Santa Croce, sia l’esclusione di quest’ultima dalla procedura per la concessione della Sponga.
Si tratta, infatti, di applicare le norme del codice degli di appalti, della legge regionale sulle acque minerali e dello stesso Bando di gara per il caso di violazione degli obblighi fiscali e previdenziali.
Eppure – osserva il legale – sono trascorsi più di 6 mesi da quel 24 luglio 2021, giorno in cui l’Ente ha intimato alla società di produrre idonea documentazione comprovante la richiesta di rottamazione in epoca antecedente alla domanda di ammissione alla gara (13 giugno 2019), per ben 12 violazioni definitivamente accertate dall’Agenzia delle Entrate, senza adottare, in assenza di riscontro da parte della società, il conseguente provvedimento di decadenza per le due concessioni di Canistro.
Il Comune ha anche chiesto alla Regione di acquisire l’eventuale risposta della Santa Croce e i documenti allegati, senza ricevere però risposta alcuna dall’Ente, segno evidente che non sussiste alcun procedimento di discarico fiscale.
Il prossimo 31 marzo si svolgerà l’udienza presso il Consiglio di Stato per decidere sull’appello avverso la sentenza del TAR dell’Aquila del 18 giugno 2021 presentato dalla società Santa Croce.
Ebbene, neanche nel procedimento pendente al Consiglio di Stato l’avvocatura dello Stato, unitamente alla memoria prodotta il 18 gennaio scorso, ha allegato alcuna documentazione giustificativa della Santa Croce, tanto che – chiarisce il legale – se ne deduce ancora una volta che la Regione Abruzzo, oltre al certificato dell’Agenzia delle Entrate relativo ai debiti societari accertati,
prodotto in giudizio, non ha acquisito dalla società alcun documento che attesti di aver rimediato alla carenza dei requisiti richiesti dalla legge.
LA SENTENZA DEL TAR DELL’AQUILA
Il Tar dell’Aquila, nel giugno 2021, ha accolto il ricorso dalla San Benedetto S.p.A. e annullato la determina regionale di aggiudicazione a favore della Santa Croce del 3 luglio 2020 per aver omesso di adottare il provvedimento di esclusione dalla gara della Santa Croce pur in presenza di inadempimenti fiscali della società, come documentati dal Comune di Canistro.
La sentenza del Tar ha già evidenziato che la Regione si era attivata con ritardo a richiedere la certificazione all’Agenzia delle Entrate dell’Aquila e non si era nemmeno rivolta alla direzione provinciale di Roma, competente in ragione dell’ubicazione della sede legale della società, tanto che la stessa Agenzia dell’Aquila doveva rimediare all’errore trasmettendo la richiesta all’Ufficio Territoriale di Roma.
L’ULTIMATUM DELLA REGIONE
L’Agenzia di Roma, quindi, il 24 maggio 2021, inviava alla Regione una certificazione relativa al controllo di veridicità delle dichiarazioni sostitutive della Santa Croce da cui risultano a carico della società violazioni definitivamente accertate, tra cui quelle relativamente al periodo di imposta dal 2004 al 2021 riferite alle società incorporate Sorgente S. Croce spa (11 cartelle) e società Castellina srl (una cartella).
Si tratta di 12 violazioni per un ammontare di € 14.931.713,84, per le quali la Regione, con nota del 24 luglio 2021 a firma del RUP Franco De Vincentiis e del dirigente del servizio Salvatore Corroppolo, ha chiesto alla Santa Croce di far pervenire entro 45 giorni eventuale provvedimento di accoglimento dell’istanza di rateizzazione dei debiti per ciascuna delle cartelle di pagamento come certificate dall’Agenzia delle Entrate di Roma, avente data antecedente la scadenza del termine per la presentazione delle domande per la gara (13 giugno 2019) o atto equivalente con pari efficacia probante, dal quale emerga l’impegno in modo vincolante a pagare le imposte dovute.
L’APPELLO DEL LEGALE
A questo punto – rileva l’avv. Braghini – non si comprende per quale motivo la stazione appaltante non abbia ancora proceduto, in assenza di comunicazioni giustificative da parte della Santa Croce, a dichiarare l’esclusione della società. E ancor meno perché riguardo alla Fiuggino non abbia applicato la disposizione della legge regionale di settore che impone in caso di violazioni accertate in via definitiva la decadenza del concessionario (la Santa Croce). Si consideri che nella richiesta del 24 luglio 2021 indirizzata dalla Regione alla società, viene espressamente precisato
“che in caso di inutile decorso del termine sopraindicato e/o in caso di documentazione incompleta e/o non rispondente a quanto sopra richiesto e riferita a ciascuna delle cartelle di pagamento come certificate dall’Agenzia delle Entrate di Roma e riportate nel prospetto estratto, la stessa Santa Croce sarà esclusa dal beneficio dell’ammissione alla procedura di gara in oggetto”.
Orbene, conclude il legale, se il termine di 45 giorni è spirato senza la trasmissione degli atti societari utili per il discarico fiscale, perché la Regione non ha ancora adottato i conseguenti provvedimenti di esclusione e di decadenza?
La Regione spieghi ai cittadini i motivi della sua inerzia. Si tratta di una comunicazione dovuta nei confronti della comunità di Canistro, che attende da anni un nuovo concessionario che rilanci l’economia del territorio. E’ un atto dovuto, ancor prima, nei riguardi degli ex operai, esasperati da un’attesa senza fine che ha tolto loro il lavoro e con esso la stessa dignità di lavoratori”.