L’economia abruzzese si trova a dover fronteggiare un problema imminente a causa delle nuove politiche commerciali restrittive adottate dagli Stati Uniti, che rischiano di incidere in maniera rilevante sul settore export e, di conseguenza, su decine di posti di lavoro. L’analisi condotta dal Sole 24 Ore su dati Prometeia e ISTAT evidenzia come in 22 province italiane le esportazioni superino la metà del PIL locale, una situazione che rende questi territori estremamente vulnerabili a eventuali restrizioni sul commercio internazionale, come riportato da Will Media Italia e Adecco.
“L’Abruzzo è la quarta regione d’Italia per grado di esposizione sul mercato statunitense, mentre L’Aquila risulta essere la provincia italiana che esporta di più in America.
Nel contesto nazionale il rapporto tra export e PIL si attesta al 31,1%, ma alcune aree mostrano percentuali molto più elevate. In particolare, i dati relativi all’Abruzzo costituiscono il cuore della questione: la provincia dell’Aquila, leader nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, si distingue per il notevole volume di merci esportate, soprattutto nel settore delle batterie industriali, con un valore pari a 1.269 milioni di euro nel 2024. Tale cifra evidenzia come l’Aquila rappresenti uno dei poli economici più esposti, seguita da Grosseto, trainata dal comparto chimico-industriale, e Isernia, sostenuta dal settore automobilistico.
Il valore complessivo dell’export italiano è cresciuto in maniera significativa nel periodo pre-pandemico, passando da 480 miliardi di euro nel 2019 a 623,5 miliardi nel 2024. Tuttavia, questo incremento è stato in parte alimentato dall’inflazione e dall’aumento dei prezzi delle materie prime, il che ha reso meno marcata la crescita reale. In un contesto globale segnato da instabilità geopolitica e volatilità della domanda internazionale, il 2024 ha visto anche una fase di stabilizzazione, con una variazione minima pari a -0,4% rispetto all’anno precedente.
L’amministrazione statunitense, guidata da Donald Trump, ha annunciato l’intenzione di introdurre nuovi dazi su una serie di prodotti, concentrandosi in particolare sulle importazioni provenienti dall’Europa. Questa mossa potrebbe avere ripercussioni significative sul Made in Italy, rallentando la ripresa del commercio internazionale e costringendo le imprese a rivedere le proprie strategie produttive. Come sottolineato da Confartigianato, un inasprimento dei dazi rischierebbe di compromettere ulteriormente l’accesso al mercato statunitense, fondamentale per l’economia italiana, e renderebbe ancora più urgente l’adozione di misure coordinate a livello di sistema paese per sostenere le aziende e preservare il tessuto occupazionale nelle aree maggiormente esposte”.
