Elezioni Avezzano, i propositi di Milo Di Battista, candidato con la lista Riformisti per Avezzano nella coalizione che sostiene Gianni Di Pangrazio

Avezzano – Milo Di Battista è un quarantenne alla sua prima esperienza da candidato in una tornata elettorale. Si occupa di Risk Management ed è sempre stato attento alle tematiche sociali. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per capire come, quelli della sua generazione, guardano al futuro della loro città.

Nella tua presentazione fai riferimento alla Cittadella dello Sport e al turismo sportivo, questo era un punto qualificante anche del programma del gruppo, Il Coraggio delle idee, di cui fai parte, il cui capofila ha deciso poi di appoggiare Di Pangrazio.

«Aderire al progetto di Di Pangrazio, è stata la naturale conseguenza dell’esperienza maturata insieme agli amici del Coraggio delle idee, dopo che Di Cintio, per motivi suoi personali, ha dovuto recedere dalla candidatura. Fra i punti programmatici affini a quelli proposti dalla coalizione, il tema dello sport e di tutto l’indotto collegato, è sicuramente uno dei punti che ha favorito una collaborazione, che ci ha consentito di non buttare alle ortiche i sette, otto mesi di intenso lavoro ed elaborazione di idee.»

Cosa puoi dirci di più?

«Ho sempre creduto nello sport come elemento di sviluppo di una comunità. A partire dallo stadio dei Pini, oggi ridotto in condizioni pietose, è possibile, secondo noi, elaborare un piano di riqualificazione delle infrastrutture sportive che messe a sistema, consentirebbero di rinverdire i fasti del passato, quando nei meeting estivi, ad Avezzano, arrivavano i grandi campioni dell’atletica, per partecipare a eventi di risonanza nazionale e non solo.»

Per quanto riguarda il sociale invece hai posto l’accento sulle barriere architettoniche.

«Io spingo moltissimo sul sociale. Avezzano è una città piena di barriere architettoniche. Fra le priorità c’è da mettere senz’altro quella di andare incontro a quei cittadini che vivono quotidianamente disagi enormi per accedere nei luoghi pubblici, anche solo per il passeggio. C’è un problema legato alla disabilità dei sordi, molti dei quali in grado di districarsi nei meandri della pubblica amministrazione, altri invece, con notevoli difficoltà a comunicare, perché negli uffici pubblici sono poco diffuse figure professionali che conoscono la Lis, ovvero il linguaggio dei segni.»

Nel tuo video di presentazione fai riferimento anche alla Smart city.

«Si, col candidato sindaco abbiamo individuato degli edifici da destinare al co-working. Abbiamo diverse sensibilità artistiche che necessitano di spazi dedicati perché non tutto può essere fatto e rappresentato al teatro dei Marsi

Hai fatto un appello ai ragazzi della tua generazione chiedendo loro di interessarsi alla cosa pubblica.

«La mia generazione è cresciuta in un ambiente caratterizzato da un determinato modo di fare politica che non ci ha giovato assolutamente. Oggi ci sono le condizioni per provare a dire la nostra, per metterci in gioco con la consapevolezza di chi ha vissuto un pezzo della propria vita, facendo ognuno le proprie esperienze. Ora c’è anche la determinazione di voler prendere in mano il nostro futuro, per noi stessi e per i nostri figli. Le competenze ci sono, e sono ben distribuite.»

Questa è la tua prima esperienza da candidato?

«Si è la prima volta che mi candido, anche se in passato più volte mi è stato offerto di farlo, ma ho sempre preferito delegare ad altri. Puntualmente però sono rimasto deluso, e allora, a un certo punto mi sono detto che forse era arrivato il momento di metterci la faccia e di prendere in mano il mio destino, e così ho fatto.»

In passato sei stato un attivista dei così detti forconi!

«Si è vero, è stato un momento di presa di coscienza di ciò che non funzionava e della necessità di scendere in campo per provare a cambiare le cose. Io sono un amante del mio paese e farò di tutto per contribuire a renderlo migliore.»

Restando sempre sul sociale, che idea ti sei fatto sul fenomeno dell’immigrazione e soprattutto sulla sua gestione?

«Quello degli immigrati è un problema molto complesso. Parto dal presupposto che se riesco a far star bene quelli che stanno a casa mia, allora non ho nessun problema a far stare alla mia tavola chi non ha nulla. La cosa cambia quando io non riesco a garantire le condizioni minime di benessere a chi vive con me. Come faccio a gestire le necessità di chi arriva da fuori, se non riesco a far fronte neanche alle esigenze di chi sta in casa con me? Molti immigrati, probabilmente vedono l’Italia come i nostri progenitori vedevano l’America nei primi anni del novecento. Purtroppo la realtà, oggi, è ben diversa. L’Immigrazione incontrollata finisce spesso per diventare un problema di sicurezza e facciamo fatica a contenere gli effetti negativi che essa produce.»

Come ti sei preparato per questa campagna elettorale estiva?

«Mi metterò a disposizione di tutte le persone che vorranno avere delucidazioni e spiegazioni sulle nostre proposte, e come sempre, mi metterò in ascolto per capire le reali necessità dei cittadini nel tentativo di inquadrare i problemi cercando di risolverli, quando questo è possibile. Nessuno ha la bacchetta magica, ma c’è molta voglia di fare.»

Quelli che ti sostengono in questa avventura, gli amici, la tua famiglia, cosa ti hanno detto?

«Qualcuno se lo aspettava che, prima o poi, avrei fatto un passo di questo tipo, anche perché sono una persona che non si è mai tirata indietro quando c’è stato bisogno di dare una mano. Voglio essere l’artefice del mio futuro e possibilmente del futuro della mia generazione. Questo è il nostro momento!»

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