Abruzzo – Oltre 2 km di gallerie da scavare con l’esplosivo tra il lago di Campotosto e quello di Provvidenza; 250.000 mc di inerti prodotti. La società ammette impatto sulla falda acquifera e possibili sversamenti di inquinanti nel Vomano dimenticando pure l’esistenza del potabilizzatore di Piaganini che fornisce l’acqua a centinaia di migliaia di persone. Le associazioni scrivono al Ministero, al Parco e agli altri enti: semplicemente vietato dalle norme, archiviate il progetto.
Enel Produzione S.P.A. lo scorso febbraio ha avviato la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale nazionale per un progetto di realizzazione di nuovi impianti attraverso lo scavo con esplosivo di oltre 2 km di gallerie e di una grande caverna tra il Lago di Campotosto e quello di Provvidenza in pieno territorio del Parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga. Il tutto per potenziare i pompaggi di acqua tra i due laghi. Peccato però che la stessa società nella documentazione depositata ammetta in maniera inequivocabile che gli scavi amplieranno, per quanto riguarda le acque sotterranee, “i volumi drenanti e conseguentemente abbassando ulteriormente il livello di falda” (neretto nostro, anche negli altri estratti citati, ndr).
Secondo i tecnici di Enel “Le nuove opere aumenteranno l’effetto di drenaggio profondo e potranno pertanto estendere il cono di influenza della perturbazione. Le sorgenti captate più prossime alla centrale (Sferraccione alto e basso e Mattone) distano circa 2-2.5 km, a quote superiori da 200 m a 380 m rispetto al fondo dello scavo sotterraneo, non si può pertanto escludere che lo scavo possa produrre una interferenza con una riduzione delle portate.”.
Per quanto riguarda le acque superficiali, i tecnici di Enel dicono testualmente che “Le fasi di cantiere possono essere fonte di impatto a causa della possibile perdita di sostanze inquinanti che potrebbero compromettere la qualità delle acque del lago Provvidenza e quelle del fiume Vomano.” Aggiungiamo noi, dove c’è un potabilizzatore, quello di Piaganini, che fornisce di acqua potabile tutta la provincia di Teramo e centinaia di migliaia di persone. Peccato che i tecnici di Enel si siano proprio dimenticati di questo piccolo particolare.
Che dire poi degli scavi con l’esplosivo? Così i tecnici dell’Enel descrivono l’operazione all’interno dell’area protetta “L’esplosione provoca, oltre alla frantumazione della roccia, una grande quantità di polvere che si mescola con i gas generati dall’esplosione. Per poter riprendere le attività di disgaggio e smarino del materiale frantumato, l’aria carica di polvere e gas deve essere allontanata dal tunnel, immettendo aria fresca. Questo viene fatto attraverso i sistemi di canalizzazione dell’aria ovvero lunghi tubi di acciaio oppure di plastica collegati sulla volta del tunnel. Le tubazioni convogliano aria fresca al fronte di scavo. La differenza di pressione localizzata spinge l’aria sporca verso l’uscita del tunnel.”
Secondo il progetto si produrranno circa 250.000 mc di inerti. En passant citiamo anche altre questioni rilevanti, dall’effetto di estremizzazione delle già pesanti oscillazioni del livello dei due laghi all’esistenza ammessa dagli stessi tecnici di faglie mappate dall’INGV. Sette associazioni, Stazione Ornitologica Abruzzese, Salviamo l’Orso, LIPU, Altura, Italia Nostra, Mountain Wilderness e Gruppo di Intervento Giuridico, hanno quindi scritto a tutti gli enti, dal Ministero dell’Ambiente al Parco nazionale del Gran Sasso, per chiedere l’immediata archiviazione del progetto che viola palesemente numerose norme della Legge quadro sulle Aree Protette 394/1991 nonché il Piano del Parco. Tra queste il divieto di alterazione del ciclo delle acque, quello relativo all’asportazione di minerali, quello concernente l’uso di esplosivi e quello sull’alterazione della qualità di acqua e aria.
Fonte: Stazione Ornitologica Abruzzese, Salviamo l'Orso, LIPU, Altura, Italia Nostra, Mountain Wilderness e Gruppo di Intervento Giuridico