Abruzzo – Pochi giorni fa sono stati resi noti i risultati delle operazioni di conta delle Femmine con i Cuccioli dell’anno svolte nel 2023. Come più volte sottolineato, lo sforzo profuso dal Parco è finalizzato all’ottenimento di dati ed evidenze utili per stimare i trend demografici di questa popolazione endemica degli Appennini centrali.
Dati che, con il passare del tempo, grazie alla costanza e all’impegno del personale del Parco e alla collaborazione dei Carabinieri Forestali, hanno permesso di ottenere una importante e preziosa serie storica che ha avuto inizio poco meno di 20 anni fa. Ad oggi, grazie ai risultati raccolti, è infatti possibile, sulla base delle analisi svolte, effettuare alcune valutazioni sugli andamenti demografici e sul futuro degli orsi dell’Appennino ed è proprio per questo che abbiamo deciso di “sdoppiare” il consueto post di inizio anno sull’esito delle conte delle Femmine con i Cuccioli.
Per un’analisi esaustiva è importante partire da un dato di fatto: in base alle stime condotte su base genetica all’interno del territorio del PNALM e Area Contigua tra il 2004 e il 2014, la popolazione di orsi si assesta a circa 50 esemplari (con un intervallo di riferimento di 45-69 individui).
Cosa ci dicono i dati della serie storica sulle femmine riproduttive?
Dal 2006 al 2023, ogni anno si osservano in media 4 femmine (con un intervallo variabile tra 1 e 7) nel 70% dei casi associate a 2 -3 piccoli, per un totale di nuovi nati/anno che varia da 3 a 16. Quindi basta una mano, massimo due, per contare tutte le femmine che si riproducono nell’area centrale. Tuttavia, il dato non sorprende perché si tratta pur sempre di una piccola popolazione, dei quali poco più della metà sono femmine. Considerando che le orse non si riproducono tutti gli anni (in media ogni 3-4 anni) ed escludendo da questo conto le femmine giovani, è raro aspettarsi più di 4 o 5 femmine che partoriscono ogni anno.
Osservando la serie temporale degli ultimi 18 anni, il numero di unità familiari risulta stabile così come il numero di cuccioli. Tuttavia si rileva un aumento del numero di femmine adulte riproduttive presenti nella popolazione, indicativo di un costante reclutamento di nuove femmine che contribuiscono alla nascita di cuccioli. Un segnale positivo, soprattutto osservando la serie dal 2015 ad oggi, sono i picchi di riproduzione, ovvero anni in cui partoriscono più femmine e/o nascono più cuccioli. Questo è avvenuto sia negli anni successivi a quelli di abbondanza di fruttificazione del faggio – come atteso – ma anche in altri anni, ad indicare che le femmine di orso hanno trovano cibo in abbondanza, tra ghiande (cerro e roverella) e altri frutti che maturano in estate e in autunno.
Cosa ci dicono i dati della serie storica sui nuovi nati?
Dal 2006 al 2022 sono nati almeno 144 individui e considerando una mortalità del 50% al primo anno, come stimata dai più recenti modelli pubblicati, sono almeno 72 i cuccioli sopravvissuti al primo anno di vita. Di questi, considerando la probabilità di sopravvivenza degli orsi maggiori di 1 anno (in media circa 90%), è possibile che un numero di circa 61-66 orsi potrebbe essere sopravvissuto alla età adulta.
È da considerare, inoltre, che in base all’ultima stima di popolazione del 2014, la densità degli orsi è circa 4 orsi/100 km2, un valore medio-alto se confrontato con altre popolazioni di orsi bruni in ambienti montani simili. Questo dato, insieme all’elevato grado di sovrapposizione delle aree vitali degli orsi dotati di radio collare e monitorati nel Parco rende ad oggi plausibile ipotizzare che sia stata raggiunta (o sia prossima) la capacità portante del Parco, ovvero che forse questo è il numero massimo di orsi che questa area può “ospitare”.
Quella che potrebbe sembrare una brutta notizia in realtà non lo è. L’aver raggiunto la capacità portante in un’area sorgente (fatto questo da verificare e confermare) è uno dei presupposti alla base del fenomeno di espansione dell’areale della popolazione e, quindi, di una sua potenziale crescita numerica. L’espansione di una popolazione può avvenire unicamente attraverso l’allontanamento degli individui dalle loro aree natali. Si tratta di un comportamento naturale nel mondo animale (si pensi a come il lupo è riuscito a riconquistare tutta l’Italia! Ma vale anche per le formiche) e rappresenta l’unica strategia che gli animali mettono in atto per evitare di accoppiarsi con consanguinei e soprattutto per avere più occasioni di riprodursi.
Questo fenomeno inizia a trovare conferma nei dati rilevati in questi 8 anni e non solo per gli individui maschi… Complessivamente, i dati degli ultimi anni sembrano essere compatibili con uno scenario di stabilità della presenza delle femmine nell’area del PNALM e quindi anche della popolazione, ma al tempo stesso ci restituiscono alcuni segnali di ripresa ed espansione della popolazione. Basti pensare che, nell’ambito delle attività delle Reti di Monitoraggio (Rete Abruzzo e Molise + Rete Lazio), soltanto nel 2021 è stata documentata, con il campionamento genetico, la frequentazione anche di aree esterne al Parco da parte di 45 orsi differenti.
Ma a far riflettere ancora di più è che dal 2014 a oggi (10 anni) è stata documentata la presenza anche in aree fuori dal PNALM di oltre 20 femmine e 21 eventi riproduttivi, che hanno interessato prevalentemente le aree a Nord-Ovest, Nord-Est e Sud-Est del PNALM, in un raggio massimo di circa 30 km dalla core area della popolazione. Nel 2023 sono 7 i gruppi familiari che hanno frequentato molte aree anche esterne al Parco.
Inoltre, osservando l’attuale mappa di distribuzione, l’area utilizzata dalle femmine e/o femmine con piccoli risulta incrementata rispetto a quella del 2014. Le femmine di orso stanno quindi occupando aree esterne al Parco, precedentemente occupate solo da maschi. L’espansione dell’orso, e quindi il futuro di questa popolazione è legata fondamentalmente a queste pioniere.
Fonte: Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise