Avezzano – Sono dei giorni scorsi le dichiarazioni dell’Avv. Maurizio Dionisio, Direttore Generale dell’Arta, l’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente, sulle forti concentrazioni di liquidi organici presenti nei canali fucensi, che ristagnando nel bacino, causerebbero la putrefazione delle acque, generando odori molesti.
Secondo Dionisio, l’acqua putrescente, col favore della presenza di ulteriori agenti inquinanti di natura chimica, nel momento in cui le asperità del percorso la “agitano”, genererebbe le schiume nel fiume. Secondo il direttore generale dell’Arta il fiume raccoglierebbe anche tutta una serie di inquinanti derivanti dalle lavorazioni e dagli scarti delle industrie del Fucino, quindi sicuramente è malato, perciò necessita di cure.
Tuttavia Dionisio aggiunge che l’Arta, rappresenterebbe solo il termometro che misura il corpo febbricitante del fiume e che la prescrizione dei farmaci e delle cure toccherebbe ad altri farla. Fonti Arta hanno riferito a TerreMarsicane di indagini in corso che stanno valutando i dati rilevati dai tecnici su un paio di canali vicini al nucleo industriale e su alcuni siti industriali, che non possono ancora essere comunicati né tantomeno pubblicati perché probabilmente daranno luogo a sanzioni e denunce.
La nostra fonte ha aggiunto che Arta sta preparando un’articolata indagine sul Liri, che consiste in un monitoraggio nell’ambito di una campagna di campionamenti che si terranno per un anno, attraverso stazioni installate nei punti critici, a partire dal mese di luglio. Già dalla prossima settimana i tecnici saranno sul fiume a fare i campionamenti.
Nei sopralluoghi effettuati in questi giorni sono stati definiti ulteriori quattro punti di campionamento oltre i due preesistenti. Uno è l’Emissario dove sono state stabilite due stazioni di campionamento, una a monte e una a valle, dello sbocco della galleria, per verificare quanto in quel punto, gli apporti di acqua proveniente dal Fucino, influiscono sulla qualità del fiume.
Altri due stazioni di campionamento saranno installate, una a monte e una a valle della galleria che porta acqua alla centrale della cartiera. Anche i due punti preesistenti di campionamento passeranno a indagine. Significa che saranno verificati per un anno, come quelli nuovi, per avere una serie di dati confrontabili sullo stesso arco temporale. Le indagini potranno essere estese anche su altri punti del fiume Liri, man mano che si andrà avanti con l’indagine. I campionamenti saranno fatti una volta al mese per tutto l’anno.
Dall’Arta, rispondendo alle nostre domande, ci informano in maniera più specifica sulle singole valenze dell’azione di monitoraggio
Piuttosto che fare campionamenti mensili, non sarebbe meglio impiegare centraline dotate di sonde per un rilievo continuativo, gestito da remoto, che potrebbero fornire molti più dati in tempo reale?
Certamente la tecnologia può fornire un grande supporto a noi tecnici, e in effetti, vi sono delle centraline dotate di sistemi tecnologicamente avanzati, che però, misurano solo pochi parametri. Possono misurare l’ossigeno disciolto nell’acqua, il ph, i solidi sospesi, quindi la torbidità. Questi sono più che altro i parametri misurabili.
I tensioattivi?
Beh, per accertare la presenza di tensioattivi occorre fare il campionamento e mandare tutto in laboratorio. Comunque, il rilievo delle acque, come farlo e con quali strumenti farlo, è un tipo di scelta che comporta livelli di onerosità che spetta ad altri valutare. La Regione per esempio, può decidere quanto spendere, poi non so se alcuni comuni o enti possono essere interessati a ciò.
Quindi la tecnologia c’è, ma se non si spende per usarla, serve a poco
Noi questo genere di centraline non le mettiamo di iniziativa, se non per l’aria. Il monitoraggio di indagine è previsto dalla legge 152 e dal piano di tutela delle acque sui corpi idrici, su cui viene segnalato inquinamento. Per le cose urgenti c’è comunque la forestale, che sta sul territorio e che può fare il campionamento più velocemente e con maggiore tempestività rispetto a noi. Evidentemente la situazione ottimale sarebbe quella di stare sul posto al momento esatto dello sversamento.
Arta è il termometro che misura, chi è che poi, deve mettere in campo le prescrizioni?
In alcuni casi il depuratore comunale, quindi l’ente locale, in altri quello aziendale, quindi il privato. Poi, se c’è un’indagine in cui rientra la procura, alla fine del periodo di indagine, raccolti i parametri e verificati gli stessi, il giudice decide cosa fare.
Mi pare di capire che la campagna di rilievi che farete sul Liri sarà una sorta di indagine dinamica.
Certamente, man mano che avremo i primi dati potremo regolarci per aggiustare il tiro perché sulle acque superficiali ci sono vari impatti. Ci sono i depuratori delle industrie, nel nostro caso, i canali del Fucino, dove già da un po di tempo si stanno facendo indagini. Vedremo di capire meglio cosa può impattare il Liri, anche a monte dell’Emissario.
Mi spieghi una cosa. Arta fa sicuramente misurazioni sul Giovenco, le fa sul Liri, ma poi non le fa sui canali del Fucino che collegano i due fiumi.
La legge 152 ma soprattutto il piano di tutela delle acque definisce i canali, corpi idrici artificiali e quindi non sono monitorati nel tempo, salvo che non si verifichi un evento di inquinamento che ci viene segnalato come sta succedendo nelle circostanze attuali. Certe volte questi canali sono secchi e al loro interno scorre solo acqua dei depuratori. Lì andrebbero fatti studi completamente diversi da quelli che usualmente facciamo noi. Lì andrebbe fatto uno studio sulla portata per esempio, per capire quanta acqua è naturale e quanta invece non lo è.
A ciò si aggiunge il fatto che parte dell’acqua del Fucino è acqua sorgiva di falda, che mi pare, vada valutata secondo parametri completamente diversi da quelli in uso per le acque superficiali.
Assolutamente sì. I controlli comunque si fanno anche sui canali. Quando avvengono morie di pesci ci chiamano subito.
Per la sua esperienza, le ricorrenti morie di pesci che si sono verificate sul Liri da cosa possono dipendere?
Quando ci fu la moria di pesci nei canali del Fucino di cui i giornali parlarono, non si trattò di inquinamento né di mancanza di ossigeno, ma del fatto che erano stati introdotti dei pesci per la pesca sportiva che non erano stati trattati con antibiotici, per cui svilupparono delle malattie che contagiarono il resto della fauna ittica.
Altre cause?
Altre volte invece può dipendere dalla mancanza di ossigeno, che può essere provocata da eutrofizzazione dovuta ad una massiccia presenza di piante acquatiche che macerando, fermentano e producono anidride carbonica. Le cause possono essere diverse, sversamenti che danneggiano le branchie dei pesci, per esempio. Quando si arriva a questo subentra l’istituto zooprofilattico che effettua analisi anatomo patologiche sui pesci morti. Di sicuro i tensioattivi, ai pesci, non gli fanno bene.
In effetti le schiume prodotte dal salto della cascata all’uscita dell’Emissario e soprattutto l’odore molesto che producono, non lasciano spazio al dubbio.
Guardi anche il materiale organico in decomposizione produce schiume, certamente non persistenti come quelle derivanti da tensioattivi.
Bene, allora data la persistenza delle schiume dell’Emissario, rimaste lì per settimane, possiamo dirlo che quelle acque, sono ricche di tensioattivi?
Aspettiamo l’esito delle analisi dei campioni prelevati. Certo l’acqua che viene dal Fucino non è pulita, sicuramente influisce sulla qualità del Liri, ma poi più a valle, il fiume recupera. Comunque alla fine delle indagini ci capiremo qualcosa in più tutti quanti.